Il Carnevale in Assergi nel Subito Dopo Guerra - di Eugenia Vitocco -

Fu quel Carnevale che ci fece ricominciare a ridere. La guerra era finita ed era entrata a far parte della storia e per noi c'era tutto da ricominciare e da riconquistare anche i nostri sogni svaniti che quegli anni marcati da sofferenza e terrore ci avevano tolto; mai dimenticati. Volevamo ricominciare e dovevamo ricominciare e cercare di recuperare anche quegli anni scolastici perduti; ma prima di tutto il ridere e il gioire. Una nuova era stava opparendo all'orizzonte, una speranza per noi giovanissimi in lotta tra un passato di terrore e un futuro grande e nuovo da conoscere e conquistare, affrontandolo. Un era che infatti ci ha dato tanto e tutto, ma ci ha tolto con il suo egoismo anche un po'di tutto; "LA FRATELLANZA" e quel senso di UMANITA` che ci unificava creando la grande famiglia "L'UMANITA".

Eravamo tre sorelle ed un'altra ragazza di Assergi li' a L'Aquila a studiare e vivevamo in una piccola casa a Via Garibaldi. La guerra era finita e tutto stava riprendendo il ritmo della normalità. Eravamo uscite da scuola dall'ISTITUTO MAGISTRALE in Via Sassa, e stavamo tornando a casa quando incontrammo un altro ragazzo di Assergi che frequentava il Liceo Scientifico e ci disse. Eh domani in Assergi c'è il Carnevale, il primo a rifesteggiarsi dopo la guerra; sa quante risati e quanta gioia ci sarà. Parlammo un po` e poi continuammo il nostro cammino. Non ricordo se a quel tempo il Carnevale era festa nazionale, ma da quel che torna alla mia mente, è che noi tutti studenti alle cinque PM, ci ritrovammo a Piazza del Duomo ad aspettare l'autobus che ci riportava ad Assergi per il Carnevale. Era un avvenimento e una ricorrenza da non perdersi, ed una occasione per rivedere i nostri genitori e le nostre case a rivivere alcune ore dinanzi a quel caminetto delle nostre piccole cucine dove le nostre madri stavano friggendo le sfoglie, una specialità e il dolce di Carnevale. Oh come erano buone! Avevano un sapore unico e soltanto di quei tempi. Le consumavamo attorno a quel focolaio che ci riscaldava mantenendo una temperatura sempre costante nella casa al contrario delle stanze fredde li` a L'Aquila.

Noi siamo vissuti in un era diversa; i riscaldamenti non c'erano per tutti; l'autobus costrava moneta per tornare a casa, ed era privilegio solo di pochi. C'era miseria da per tutto e per avere un'educazione scolastica dovevamo saper soffrire. Forse queste vissute sofferenze ci hanno fatto quel che siamo stati, persone ed individui equilibrati e fermi di menti dopo quella terribile guerra che ci aveva privati di tutto; il vestimento, il mangiare, le medicine e tutte le speranze ed i nostri sogni. Gli animali morivano; i maiali col mal Rossini, le galline, le mucche colpite da un malanno alla bocca che impediva il loro masticare. Le pecore affette da un morbo che chiamavano "Rogna" e morivano senza un minimo intervento veterinario e oggi ripensandoci non escludo che la causa possa essere stata una strategia di guerra ben manovrata per indebbolirci ancora di più sterminando con qualche virus i nostri animali mentre ogni giorno a secondo dei venti, sentivamo nell'aria i rumori dei cannoni li a Cassino, dove il combattimento s'era stagnato tra Americani e Tedeschi. Quanti raggazi Americani e Tedeschi ci persero la loro vita. Perche!! Perche!!

La corriera non veniva più, era stata dismessa e si erano ridotti anche i contatti con i paesi vicini. Eravamo confinati li tra quelle mura con tanti genitori e giovani a combattere, di cui anelavamo il loro ritorno con le nostre continue preghiere. C'era tutto da riconquistare e pure le feste patronali ed il Carnevale compreso.

Tornando al Carnevale noi giovani e bambini affolavamo tutta la strada dritta della Chiesa aspettando con gioia la Carovana che arrivava con simulati tamburi, conche vecchie ed abbozzate, tegamucci, casseruole, coperchi, e arnesi agricoli tutti oggetti rumorosi per creare un'orchestra rumorosa, capace di diffondere le sue onde sonore in ogni angolo di Assergi, creando un'atmosfera di festa e di una gioia rara, riconquistata anche per le persone anziane che ridevano a squarciagola e ridiventando giovani, tra noi giovani.

Ricordo una scena; uno di quei comici improvvisati che cominciava ad urlare per un finto dolore di dente e diceva <>. Subito arrivava uno di loro in camice bianco da dentista con in mano una di quelle tenaglie grosse che i ferrai usavano per estrarre i chiodi dagli zoccoli dei cavalli e dei somari, ed eseguiva la finta operazione tra gli urli del paziente che ripeteva <> che a fine operazione il dentista mostrava grossa come un uovo da far scoppiare una risata in tutti indimenticabile. Facevano il giro del paese ed in ogni piazzetta davano uno spettacolo nuovo e diverso, ben organizzato. Danzando, saltando, rivelatori di un'arte di attori nati che per me battevano, a mio ricordo con la loro unicità e semplicità ogni spettacolo cinematografico di quel tempo di rinascita. Non erano le maschere mummie delle sfilate Veneziane lungo il Canal Grande; non indossavano i mille e svariati e colorati costumi di Halloween, rappresentavano la povera ed umile gente di allora con vestiti cenciosi, con tante pezze che li definivano veri attori, veri comici, veri intrattenitori contenti per far tutti felici anche se per un solo giorno, "Il Carnevale” li` seguivano tanti giovani con ceste dove le nostre mamme offrivano e mettevano regali naturali, come formaggi, tante uova, frutta ed anche soldini e qualche bottiglia de vino e logicamente un biccheire a loro tutti che concludevano il Carnevale sbronzati e stanchi. Ricordo i loro nomi ad uno ad uno e mi astengo dall'elencarli, perche` voglio cosservarli nella mia mente solo come i comici di Assergi che sapevano ridere e farci ridere e che ci ridettero la gioia di vivere a guerra finita. Tempi lontanissimi ed indimenticabili, ma ne è veramente valsa la pena ricordarli anche se alcuni sono terribili nella lista dei nostri ricordi.

Cosi` fu il nostro primo Carnevale nel subito dopo Guerra li` in Assergi; riportatore di gioia e di speranza e sprono per farci riprendere fiduccia nel futuro e con forza e coraggio, verso questa era che ha livellato un benessere generale nel quale tutti abbiamo raggiunto un tenore di vita dignitoso diritto di ogni essere umano.

Eugenia Vitocco, USA



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