Intervista a Vincenzo Di Michele autore di Mussolini finto prigioniero al Gran Sasso

“Mussolini finto prigioniero al Gran Sasso” è la sua ultima fatica letteraria, un saggio storico contenente gli avvenimenti inerenti alla prigionia di Mussolini a Campo Imperatore. Il libro contiene tante domande, tanti aspetti da chiarire e tanti quesiti elencati in maniera ordinata che riportano dei dubbi, primo fra i quali: la mancata disposizione di una via di fuga verso il versante teramano del Gran Sasso e il disinteresse degli agenti di custodia che non opposero alcuna resistenza ai paracadutisti tedeschi atterrati per liberare il Duce. All’interno del libro importanti e inedite testimonianze, documenti d’archivio e le rivelazione di personaggi presenti in quel settembre 1943: dal tenente Alberto Faiola al Comandante del Nucleo di sorveglianza dei Carabinieri al Gran Sasso che sembrano far chiarezza su una prigionia mai stata tale. Tra i personaggi presenti: un pastorello, testimone alla planata degli alianti Tedeschi  sul pianoro di Campo Imperatore in quel 12 settembre 1943 e Alfonso Nisi, originario di Fano Adriano, piccolo paese alle pendici del Gran Sasso, il quale, oltre a dichiarare la sua presenza in quei giorni nell’albergo di Campo Imperatore affermò (in un’intervista) che Mussolini a Campo Imperatore “poteva fare quel che gli pareva e piaceva, vedere gente, ricevere e inoltrare lettere clandestine”, una chiara conferma di una sorveglianza poco efficace. Gli avvenimenti circa la prigionia dal Duce, da lei rivisitati, ci informano che la stessa fosse priva di segretezza: i tedeschi sapevano gli spostamenti del Duce, malgrado Badoglio ed il Re Vittorio Emanuele III avessero  preso degli accordi per consegnarlo agli Anglo-Americani. Lei ha riscritto con annessa documentazione degli archivi di stato - corredata da fonti giornalistiche del primo dopoguerra - quei giorni caotici aggiungendo parti mancanti.


Come è nata l’idea di scrivere un saggio storico dedicato al Duce?

Meritevoli di apposita menzione per la ricostruzione degli avvenimenti di quel periodo, sono stati i contributi di: Giulio Riccioni ( classe 1929) attraverso le sue narrazioni e Giulio Nisi ( classe 1925) grazie al libro Fano Adriano. A loro,il particolare merito di aver segnalato un nuovo filone storico cui prestare attenzione, quello appunto di Alfonso Nisi , armentiere abruzzese di Fano Adriano, il quale era stato invitato a Campo Imperatore dal Tenente Alberto Faiola , Comandante del nucleo dei carabinieri addetto alla sorveglianza di Mussolini. Non solo mi raccontarono anche della profezia che il Nisi manifestò di persona al Duce “ Presto , Eccellenza , i tedeschi verranno a liberarvi” . Fu proprio tale aneddoto che sollecitò la mia curiosità nel voler cercare notizie più approfondite

Quanto tempo ha dedicato alla realizzazione del suo libro?

Circa tre anni. E’ stata una lunga inchiesta dove ho dovuto raccogliere testimonianze scandagliare archivi , verificare i luoghi e consultare gli altri testi in materia. Questo perché tutte le nuove notizie nonché gli inediti di cui ero venuto a conoscenza , dovevano essere tutti inquadrati in una logica sistemica capace di conferire una nuova pagina degli avvenimenti passati. Insomma una vera e propria rivisitazione storica

Può illustrare ai nostri lettori la copertina del testo?

Si intravede la sagoma di Mussolini e come sfondo la catena del Gran Sasso. Questi due simboli sono però anche emblema di coloro che , nei fatti, sono stati a tutti gli effetti i veri protagonisti di tale opera. Sono stati infatti , i pastori abruzzesi che con le loro testimonianze hanno raccontato nuovi fatti storici e avvenimenti  sinora sconosciuti, sulla prigionia di Mussolini al Gran Sasso.

Come nasce la sua passione per la scrittura?

Mi piace scrivere e argomentare su avvenimenti mai presi in considerazione in precedenza o anche se già trattati, analizzarli in maniera differente. Nel fare questo servono sempre degli inediti o nuove rivelazioni.

Nel 2008 ha pubblicato “Io prigioniero in Russia” che ha venduto oltre 50.000 copie, tratto dal diario di Alfonso Di Michele suo padre ...

Sì è stato un vero successo , tanto è che nel 2010 è stato rieditato dall’ editore “ La Stampa” .
Ho voluto rendere omaggio a mio padre alpino del Battaglione l’Aquila che all’età di vent’anni era andato a combattere sul fronte russo dove poi era stato fatto prigioniero e aveva patito molte sofferenze. In realtà debbo sinceramente ora ammettere che forse è stato proprio lui a rendere un gradito omaggio a fronte del grande successo del libro “ Io prigioniero in Russia”.

Ha partecipato e si è classificato a molti premi letterari: un ricordo?

Ho ricevuto molti premi . Alcuni mi hanno visto vincitore ; altri classificati nel podio dei premiati, altri ancora con segnalazione d’onore . Un ricordo? Il pubblico che si avvicina dopo la premiazione e mi chiede ancora lumi e spiegazioni sull’opera. Potrei parlare dei complimenti ricevuti ma in tal caso in tutta onestà debbo confessare che ho ricevuto anche serrate critiche. Non tutti ad esempio gradiscono il mio modo di scrivere con parole semplici.

Qual è il suo rapporto con la fede?

Decisamente Cattolico. Non sempre ci riesco e sul punto non c’è alcuna scusante. Di fronte alla Fede non ci sono doveri ma solo felici incontri ai quali però a volte mi sottraggo. Mi sforzo però al massimo cercando di essere sempre puntuale, soprattutto accompagnando i miei figli alla Messa domenicale.

Una sua qualità … un suo difetto …

Essere tenace costante e volitivo. Così viste sembrano essere qualità. Talvolta però sono anche difetti poiché a volte bisogna essere più blandi e meno pressanti.

Lei è nato e vive a Roma: qual è il rapporto con la sua città?

E’ la città dove sono nato e dove ho tutte le mie relazioni sociali. Una città che offre molto dal punto di vista culturale e lavorativo. Però qualcosa viene meno sul lato umano ; nella grande metropoli sei un numero come quelli che stanno nei citofoni dei prestigiosi residence; non compaiono infatti le generalità ma solo i numeri dell’interno poiché tutti i notabili vogliono mantenere il loro anonimato . Lascio dunque immaginare circa i rapporti umani e sociali

Cos’è per lei l’Abruzzo?

Sono cresciuto con mio padre abruzzese (Intermesoli, Frazione di Pietracamela) che non solo puntualmente nelle festività mi portava in Abruzzo, ma nei suoi aneddoti la dizione “terra d’Abruzzo o abruzzesità” era qualcosa di fortemente presente nel suo Dna . Non aggiungo altro, dico solamente che comprendo a perfezione ogni minima espressione dialettale . Di questo ne sono fiero e orgoglioso .

Il suo prossimo libro …

Degli inaspettati inediti su un grande giocatore di calcio presente anche nella Nazionale Italiana ,il quale ha qualcosa di veramente interessante da raccontare


Carina Spurio

 



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