UNA ISTRUTTIVA ESCURSIONE SULLA NEVE IN TEMPO DI COVID

Con la chiusura delle piste da sci, è esplosa quella che si potrebbe definire la fame della montagna: con le ciaspole, con il trekking sulla neve e con lo sci di fondo, discipline che vedono un aumento continuo dei partecipanti; ma anche a piedi, con la voglia sana di riappropriarsi del territorio e delle proprie radici.

    È con questa filosofia che, quattro amici, abbiamo deciso di fare un’escursione sulla neve: un’esperienza a contatto con la natura e l’occasione per riscoprire il legame con l’ambiente che ci circonda, marciando su sentieri imbiancati e respirando aria pura a pieni polmoni. Abbiamo camminato lungo la valle che dall’abitato di Assergi, costeggiando l’ex cantiere della CO.GE.FAR (l’impresa che realizzò negli anni ‘60 il traforo del Gran Sasso) conduce a Fonte Annorsi, dove da tempo immemoràbile sorge una fontana di acqua fresca e cristallina: un angolo che conserva un’atmosfera di fiaba che il riflesso della luce invernale sul candore della neve rendeva ancor più intrigante.

   Sulla via del ritorno, a pochi metri da Fonte Annorsi, abbiamo incontrato Mattia Di Girolamo, che gestisce qui un piccolo rifugio, fatto di pietre bianche quasi come la neve e ricavato da una di quelle vecchie rudimentali costruzioni che tanti anni fa fungevano da ricovero per pecore (“le casette”: le chiamavano così, nel gergo locale, i nostri pastori-contadini).

Abbiamo scambiato con Mattia due chiacchiere in tutta libertà.

Ci ha raccontato che la sua famiglia ha acquistato il vecchio manufatto, appartenuto alla famiglia Napoleone, prima del terremoto. Attraverso gli anni, grazie ad una sapiente ristrutturazione che, pur nel rispetto del contesto, si è avvalsa delle più recenti tecnologie (come l’impianto termico a pavimento o la struttura ventilata del tetto) si è riusciti a ricavare un accogliente rifugio, il “Rifugio del Gran Sasso”, per metà riservato alla famiglia per i momenti di relax e per l’altra metà adibito all’accoglienza per quanti vogliono venire a ritemprarsi in questo posto davvero unico.

    Mattia tiene ad informarci che la piccola coraggiosa iniziativa della sua famiglia ha avuto un buon riscontro di pubblico, se solo si pensa che dal 2018, anno di inizio dell’attività, ben la metà dei turisti sono stati stranieri, provenienti da ogni parte del mondo (americani,tedeschi, australiani, brasiliani, persino sud-coreani). L’emergenza sanitaria ha comprensibilmente ridotto questo flusso, compensato però da visitatori “locali” – si fa per dire – provenienti, oltre che dalla vicina Roma, anche dalla Campania.

     Il posto, che per gli amanti della solitudine è un piccolo paradiso terrestre, si trova a pochi passi da Fonte Annorsi, come si è detto, vicino ad un gruppo di vecchie “casette” di pastori, in località denominata Monte Rotondo (Mont R’tonn’, nell’idioma del luogo), a poche centinaio di metri da Fonte Cerreto, sulla strada che dalla base della Funivia del Gran Sasso conduce a Monte Cristo e a Campo Imperatore. 

    Una scommessa, quella di Mattia e della sua famiglia, davvero encomiabile. È la riprova che il territorio pedemontano del Gran Sasso, ricco di siti incantevoli come quello descritto, può offrire un turismo su base familiare da proporre nell’intero arco dell’anno.

  C’è bisogno di un po’ di coraggio e, forse, di una maggiore attenzione da parte degli amministratori locali.



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