Follia impastata di amore, sogni e rabbia di un diciottenne con l’urgenza di vivere

- di Claudio Arbore -
16 Febbraio 1991 - 16 Febbraio 2021. Quella volta che per recuperare una corda, entrammo in un altro mondo.  Il Viaggio? Allucinante. La sua salita nacque un po' per caso, un po' per follia. Follia impastata di amore, sogni e rabbia di un diciottenne con l’urgenza di vivere.
 
 
Si poteva vivere un'esperienza fatta di mistero, di ignoto e avventura a pochi metri dalla statale? Sì. In quegli anni si poteva.
Solo una settimana prima avevamo realizzato un sogno, salendo per la prima volta la Cascata del Peccato nel mezzo di una bufera, che aveva reso ancor più epica per noi quella giornata. Ma non tutto era andato liscio. Eravamo saliti con una corda singola e, all'ultimo tiro, nell'impossibilità di comunicare tra di noi per il vento che uccideva le parole ancora in bocca, un malinteso ci costrinse a lasciarla in posto. Insieme decidemmo di recuperarla la settimana successiva, salendo con due corde. Inutile dire della nostra sorpresa quando la ritrovammo sepolta sotto un metro di ghiaccio nuovo. Ma più grande ancora fu la sorpresa di trovare la cascata completamente trasformata: la candela sospesa alla sinistra del tetto, che solo la settimana prima non toccava terra, ora disegnava una linea perfetta, incredibile. L’effimera sazietà della salita precedente in breve lasciò spazio ad una nuova inquietudine. Pierpaolo si offrì di assicurarmi sulla colonna, ma non si rese disponibile a salirla. Rispettai la sua scelta, ma non riuscii a sottrarmi all’insana attrazione che quella colonna verso il cielo, improvvisamente, stava esercitando su di me. Ora ‘dovevo’ salirla. Cercai la linea perfetta, l'estetica assoluta, la difficoltà pura, con l'ingenuità e la determinazione dell'adolescente. Fu come varcare una soglia. Dopo i primi, presuntuosi e spediti metri, mi ritrovai in una dimensione aliena, impegnato in un corpo a corpo con una struttura che sembrava assumere una personalità ostile. Ghiaccio alveolatissimo, fragile, protezioni aleatorie, echi sinistri. Pulizia estenuante. Sangue. Sento in bocca il sapore del sangue. Un pezzo di ghiaccio mi ha colpito il labbro. Continuo. La sensazione allucinante di trovarmi in un mondo altro, parallelo. Amore e morte che si mescolano, ancora una volta. Ecco. Manca poco. Ancora un metro. Mi isso sopra il tetto, su quella stretta cengia ghiacciata che segna la fine delle difficoltà. Le sensazioni sono stranianti. Urlo. Ma non è la gioia liberatoria della settimana scorsa per il sogno realizzato. Continuo. Arrivo in sosta come in trance. Poi preparo le doppie. Metro dopo metro, la discesa sembra un vero risveglio. Un ritorno alla dimensione umana, terrestre, della vita. Pierpaolo mi chiama per la foto. Lo guardo, sorrido, ma c'è troppo di tutto in quel momento nella mia testa. Di nuovo insieme, stavolta senza tensioni. Un abbraccio veloce tra diversamente burberi, uniti da puntuto affetto. Poi gli automatismi, mentre la coscienza è altrove. Le corde, gli zaini, la discesa, il canalone, la strettoia, il bosco, il fiume, la strada, la macchina, le scarpe, la strada, il buio. La corda rimasta lì. Il Viaggio? Allucinante. A due passi dalla statale.

 



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