Aquile in gabbia, una tetra prigione in viale Ovidio

  - testo e foto di Walter Cavalieri -

Quelle povere aquile hanno accompagnato tutta la mia giovinezza perchè, abitando nel quartiere Visca, mi recavo a piedi a scuola in centro e dunque transitavo ogni giorno davanti a loro. Ogni tanto ci avvicinavamo a quella che avrebbe voluto essere una voliera, ma in realtà era solo una tetra prigione (una "gabbia") per questi grandi volatili. Ricordo che le due aquile che di norma vi stazionavano provavano miseramente ad aprire le ali, senza avere lo spazio per volare ma solo per camminare goffamente nella gabbia, staccando di tanto in tanto col loro becco adunco qualche brandello di carne dal pasto che veniva loro assicurato. Eppure lo sguardo di quegli uccelli prigionieri era ugualmente fiero e incuteva rispetto a chi come noi si limitava ad osservarli o a scuoterli con fischi e schiamazzi. Chiunque abbia visto sulle nostre montagne volare un'aquila non può che compiacersi che oggi quell'orrendo e incivile monumento, che recava offesa alla natura e allo stesso simbolo della Città, sia stato svuotato del suo decennale carico di sofferenza.



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