STORIA DEI MARCOCCI DI FILETTO DELL’AQUILA

- di Giovanni Altobelli -

 

Premessa.  Il cognome Marcocci è un cognome italiano risalente al 1200, diffuso tra il Lazio, la Toscana, le Marche, Umbria e Filetto dell’Aquila.  Nel mondo ci sono dalle 1500 alle 1800 persone con questo cognome.  Non ci sono tante documentazioni storiche sulla casata Marcocci, probabilmente all’inizio poteva essere questo cognome Marcoccio o Marcozzi.  Questo cognome è menzionato nel film: “Il ferroviere” di Pietro Germi, in un passaggio del film dice: “Marcocci è un crumiro”, questo per evidenziare che a Roma ci sono molti Marcocci. Prima di raccontare la storia dei Marcocci di Filetto, devo riportare alcune notizie tratte dall’Istituto Araldico Coccia di Firenze.  Ma veniamo alla parte storica di questo cognome, pare che il cognome Marcocci stabilito a Firenze aveva il privilegio della sepoltura in chiesa di Ognissanti, possedevano un sepolcro a dimostrazione inconfutabile delle elevate condizioni che godevano, erano membri della aristocrazia dei nobili. Tornando, però, al problema dell’origini troviamo invece notizia ancora più antiche per quando riguarda i Marcozzi.  E’ possibile infatti affermare in tutta certezza che il ramo più antico ed importante di casa nostra fu quello fiorito nella graziosa cittadina di Faenza della provincia di Ravenna, situata lungo la via Emilia, a metà strada fra Bologna e Rimini. Nella città di Faenza appare questo cognome fin dal 1313 anno nel quale il neo-eletto capitano del Popolo Francesco Manfredi, figlio di Alberichetto, si insediò nel palazzo pubblico della città assumendo nel 1322 il titolo di “Signore”.  Nel 1500 Cesare Borgia detto il Valentino pose l’assedio a Faenza e Astorgio fu condotto prigioniero a Roma dopo un anno fu segretamente ucciso. La crudeltà del Valentino non risparmiò neppure i fedeli collaboratori dei Manfredi e i Marcozzi furono fra i primi coinvolti nella sua vendetta. Così il capo della famiglia, Odofredo fu fatto imprigionare e poi ucciso.  Astorre e Martino furono spogliati di tutti i beni ma riuscirono a scappare alla morte fuggendo negli Abruzzi col resto della famiglia, alcuni membri della quale si stabilirono nel 1600/60 in queste terre, creando nuove diramazioni di casa Marcozzi. Quando ad Astorre e Martino, essi rientrarono a Faenza subito dopo la caduta dei Borgia e si impossessarono nuovamente di gran parte dei loro beni.  Sempre in pieno accordo fra loro, i due fratelli decisero che da quel momento, la famiglia fosse guidata dal più giovane Martino.  Sotto di lui e sotto i suoi successori la famiglia Marcozzi fiorì e prosperò nuovamente, diffondendosi in altre Regioni dell’Italia Centrale e principalmente in Toscana, Umbria, Marche e negli Abruzzi. Fra gli altri, vogliamo ricordare, in particolare, i Marcocci che, stabilitisi a Filetto piccolo centro dell’Aquila alle pendici del Gran Sasso.  I MARCOCCI DI FILETTO.  Ritengo che quando si sono insediati i Marcocci a Filetto siano stati diversi ceppi, la diffusione di questo cognome nel corso di quattro secoli è stata intensa, si sono formate una serie di nuclei famigliari e nuovi ceppi. In questa storia mi limito a raccontare le principali famiglie di questo cognome.  I Marcocci di Filetto si sono diffusi in tutto il mondo, si possono contare approssimativamente oltre 300 persone, essi si trovano: (Filetto, Pescomaggiore, Camarda, Paganica, San Gregorio, L’Aquila, Sulmona, Velletri, Cecchina, Roma,  Teramo, La Spezia, Milano,  Trieste,  Bologna,  Belgio, Francia,  Spagna “Terrassa” Barcellona,  Stati Uniti, America Latina,  Australia ed altre località).  Le razze che si sono create nell’800 a Filetto sono: (I livetto “Elia” o lupi, i Francischella, i Piappi, i Minichegli, gli Amadì, i Carlantoni e i Costantini e tante altre).  Adesso cerco di parlare di una delle principali razze: “Cosiddetta razza dei lupi”, venne soprannominata così nell’800 per la loro ingordigia e attaccamento alla proprietà, ma importante e attiva nel paese.   Dalle notizie trovate nell’anagrafe Comunale, risulta che Giovanni Marcocci, quarto avo della generazione la cui data di nascita si colloca approssimativamente nel 1750.  Di cui sappiamo che sposò Giovanna, dalla quale ebbe un figlio a cui fu imposto il nome di Elia, questo lieto evento si verificò a Filetto nel 1779, ed è questa la prima annotazione anagrafica che abbiamo.  I principali nomi che si ripetono continuamente in tre secoli di questa famiglia sono: (Giovanni, Elia, Berardino, Antonio, Demetrio).  Il nostro Elia nato intorno al 1779 si unisce in matrimonio  con la tessitrice Elisabetta Chiarizia, il 20 aprile 1809, alle ore 22,00 gli nasce un figlio: (Demetrio Berardino Antonio Marcocci) il quale da grande  si trasferìsce a Camarda dove sposa il 7 giugno 1841 la tessitrice Annarita De Cecchis, fra Camarda e Filetto hanno diversi possedimenti. Demetrio nella sua vita costruisce tre case a Filetto: (Via Piè delle case, Piazza dell’Aia e Via Salere). Va ricordato dai racconti evanescenti dei vecchi dell’800 che Demetrio Marcocci verso il 1830, mentre si recava a Penne, vicino un bosco di Farindola (lato est di Campo Imperatore), per recarsi a prendere l’olio, durante il cammino vicino un bosco, trovò alla metà di un albero un tesoro di monete d’oro in una bisaccia abbandonata dai briganti, braccati dalle guardie regie. Demetrio Berardino Antonio Marcocci nell’800 era considerato un ricco possidente della zona. Demetrio Marcocci mette al mondo i seguenti figli: (Luigi non si sposa, , Benedetto, Filippo, Maria, Elisabetta e Elia). Adesso cerco di parlare i Elia Marcocci quello più importante, nasce il 25 aprile 1845, venne soprannominato “Livetto ossia Elia”, decise di formarsi una propria famiglia, unendosi in matrimonio con la tessitrice filettese Grazia Zinobile nata il 27 marzo 1857. Le loro nozze furono celebrate a L’Aquila, da questo matrimonio nascono i seguenti figli: (Demetrio 1889, Attilio 1891, Luigi 1892 e Annarita 1894). Il nostro Elia Marcocci è stata una persona intelligente, ha svolto le funzioni da Sindaco a Camarda dal 1928 al 1932, si è spento il 28 dicembre 1934, mentre sua moglie Grazia Zinobile, si spense a Filetto il 19 agosto 1928. Uno dei grandi personaggi del 900 è stato uno dei figli di Elia, “Demetrio Marcocci”, personalmente lo ho conosciuto quando ero ragazzo, venne soprannominato “Demetrio Ufferraru”, poiché svolgeva il lavoro da maniscalco in paese, ferrava asini, muli, cavalli e vacche, si intendeva anche di veterinaria, aveva una piccola officina in Via Paganica e poi si trasferì sotto la nuova casa di Via Fontebella. Altro personaggio di Filetto è stato Luigi Marcocci fratello di Demetrio, un uomo furbo, astuto, nasce a Filetto il 16 agosto 1896. Nella sua vita svolse il lavoro di agricoltore e allevatore, avendo partecipato alla prima guerra mondiale, si salvò e venne insignito a: “Cav. di Vittorio Veneto”.  Il nostro Luigi Marcocci forma la propria famiglia il 29 gennaio 1921 si unisce in matrimonio con Berenice Capricorno, dove era venuta alla luce il 20 maggio 1898 da Giuseppe Capricorno e Margherita Ciampa.  I due sposi si stabilirono a Filetto e misero al mondo i loro sei figli: (Orlando 1920, Edoardo 1922, Tito 1924 perito nell’eccidio dei tedeschi del 7 giugno 1944, Marino 1931, Genovina 1929 morta giovanissima nel 1947 da un fatale morbo, Giovanni 1934, Eusebio 1942).  Luigi Marcocci fu un superstite dell’eccidio di Filetto del 7 giugno 1944, fu ferito gravemente con delle schegge alla pancia, ma si salvò.  Dopo gli anni 50 i figli di Luigi Marcocci: Orlando, Marino e Giovanni, emigrarono in Australia e nel 1954 li raggiunse il fratello più piccolo di 12 anni Eusebio, che in pochi anni ebbe tanta fortuna. Eusebio nel 1965 sposa la filettese, Giovanna Celestini, misero al mondo quattro figli che hanno formato nuove famiglie e vivono serenamente in Australia. La storia di questo filone dei Marcocci, possiamo dire che si è quasi conclusa, negli anni successivi, si sono formate nuove generazioni di questo cognome e anche degli altri figli di questa grande famiglia non menzionati in questo racconto.  Ora voglio parlare di un altro filone dei Marcocci di Filetto, soprannominato: “I Francischella”.  Agli inizi dell’800 le persone con il cognome Marcocci hanno il predominio a Filetto, ma cerchiamo di raccontare di questi “Francischella”, il capostipite di questa razza è Francesco Marcocci che si stabilisce come casato nel quartiere alto del paese denominato “Castello”, tutt’oggi ancora esiste un vecchio caseggiato abbandonato a se stesso, dove solo le mura e l’archetto se potessero parlare delle antiche memorie di questa numerosa e grande famiglia.  Qui nacque il nostro avo Francesco Marcocci, il quale   sposa Rachele De Cecchis di Camarda dove nasce un figlio il 2/5/1851 gli viene dato il nome di Clemente. Successivamente il nostro Clemente Marcocci si unisce in matrimonio con la filatrice Maria Giovanna Cupillari il 6/10/1870.  Da questo matrimonio nasce Sabatino Marcocci, il quale sposa una certa Teresa Valeriani, da questo matrimonio dopo gli inizi del 900 nascono seguenti figli: (Umberto 1905, Francesco 1910, Arturo 1911, Zelindo 1913, Rachele 1915, Clemente 1920, Remigio 1922, Rosvelt 1925 nome ripreso dal presidente americano, poiché il padre era stato in America).  Un fatto singolare da ricordare: pare che una volta padre figlio “Clemente e Francesco”, entro la chiesa parrocchiale di Filetto, schiaffeggiarono un prete per futili motivi, (accesa discussione) per i proventi ricavati da una festa patronale, il prete li denunciò alle autorità e dovettero pagare grosse somme di risarcimento danni. Questa famiglia dei Marcocci, dopo gli anni 30 divenne una grande famiglia patriarcale potente, divennero grandi allevatori di pecore, d’inverno portavano al pascolo nell’agro romano.  Tutti i fratelli Marcocci col padre e il nonno Clemente sono stati dei grandi e famosi cacciatori a Filetto. Conclusioni.  Come tutte le famiglie del passato col tempo subiscono dei mutamenti, dalla grandezza del passato fino alla normalità del presente. Rimane il fatto, che altri ceppi di questo cognome Marcocci non meno importanti, hanno formato nuove generazioni, per me è abbastanza complesso ricordare tutte le razze dei Marcocci di Filetto, ma posso decisamente affermare che questi Marcocci hanno contribuito con tante generazioni ad affermare lo sviluppo di questo piccolo paese, sia nel passato che nel presente, anche se tanti sono sparsi per il mondo. Mi auguro se qualcuno dei Marcocci avrà l’occasione di leggere questo modesto scritto di essere orgogliosi di aver conosciuto le proprie origini di un piccolo paese povero alle falde del Gran Sasso d’Italia.

 Documentazioni storiche:

Archivio Anagrafico ex Comune di Camarda.

Ricerche dell’Istituto Araldico Coccia di Firenze.

Collezione fotografica storica di Giovanni Altobelli.



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