Valeria Gallese, una storia femminile e di successo ai piedi del Gran Sasso

- di Stefano Ardito -

(da Montagna.tv)

Nei prossimi giorni, un camion con a bordo sei tonnellate e mezza di lana partirà dalle pendici del Gran Sasso, in Abruzzo. Farà rotta a nord, verso il Piemonte. Destinazione Biella, una delle storiche capitali di questo prezioso materiale. Sarà The Wool Company, una delle migliori aziende specializzate italiane, a incaricarsi della filatura della lana di Valeria Gallese, artigiana e imprenditrice di Santo Stefano di Sessanio. La sua storia è quella di un Appennino che resiste, che va avanti, e che lo fa grazie alle mani e alla creatività delle donne.

Sono nata in città, ad Avezzano, sono venuta a vivere ai piedi del Gran Sasso nel 2008, subito prima del terremoto dell’Aquila. Sono dovuta tornare nella Marsica, appena possibile sono tornata qui, e per sei anni, fino al 2016, ho vissuto nei prefabbricati della Protezione Civile. Noi donne abruzzesi siamo toste” sorride Valeria.  

Oggi l’imprenditrice della lana vive a Barisciano, ai piedi dei pendii del Gran Sasso. In estate, quando arriva il turismo, ha una bottega a Santo Stefano di Sessanio, a 1250 metri di quota. Entrambi i borghi sono legati a filo doppio alla lana. Di fronte a Barisciano, nella piana tra L’Aquila e Navelli, passa il Tratturo Magno, l’autostrada della transumanza abruzzese, che le greggi hanno percorso da e verso il Tavoliere di Puglia fin dal tempo dei Popoli Italici. Santo Stefano, dal 1579, è appartenuta per due secoli ai Medici di Firenze, che basavano la loro prosperità sull’arte della lana, e che con quel feudo al margine di Campo Imperatore si garantivano la materia prima. Quando Valeria è arrivata da queste parti, però, l’arte della lavorazione della lana era morta e sepolta da tempo. Ho fatto il liceo scientifico, ho studiato Veterinaria, mi sono appassionata alle pecore” continua Valeria Gallese. “Quando sono arrivata sul Gran Sasso, delle pecore di Campo Imperatore si utilizzavano solo il latte e la carne. La lana non veniva più usata da molto tempo. I pastori, invece di venderla, dovevano pagare per smaltirla come rifiuto speciale”. 

La situazione è cambiata anche grazie al Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, che qualche anno fa, con il progetto Pecunia, ha iniziato ad acquistare la lana dai pastori, e a rivenderla alle aziende tessili. Ha centralizzato la vendita, ha garantito la qualità del prodotto, ha spuntato dei prezzi migliori. Poi Valeria si è messa in proprio, ha creato il marchio AquiLANA, e ha avuto successo. Da qualche anno compra direttamente la lana dai pastori del Gran Sasso (uno di loro è suo marito Ovidio), la manda a filare a Biella, e quando torna la tinge e la lavora all’uncinetto. Dai 50 chili di lana tessuta e venduta nel 2012, AquiLANA è passata ai 700 del 2018, e ai 6500 di quest’anno. 

Non ho fatto studi d’arte o di moda, quello che faccio l’ho inventato da sola, iniziando dalla poca lana di famiglia. Produco berretti, sciarpe, scaldacollo, scaldamani e maglioni. Amo giocare con i colori, il mio è uno stile semplice, l’unicità del mio lavoro sta nelle sfumature di colore, diverse per ogni capo” continua Valeria Gallese. Per tingere la lana, Valeria usa i colori del Gran Sasso e dell’Abruzzo. Dalla ginestra ricava il giallo, dall’iperico il verde, per il blu si serve del guado, una pianta che veniva utilizzata dai pittori del Medioevo. Per ottenere il tortora, immerge la lana nel Montepulciano d’Abruzzo, il robusto vino rosso che si produce ai piedi del massiccio. 

Nell’autunno del 2020, Valeria ha iniziato a collaborare con le cooperative Altopiano di Navelli e Oro Rosso, per riutilizzare nella tintura della lana gli scarti del raccolto dello zafferano dell’Aquila dop. E’ un nuovo passo in un percorso di collaborazione con altre imprenditrici del tessile, in tutta Italia, e con altri giovani imprenditori di Santo Stefano di Sessanio. Nel borgo medievale, da anni, lavorano Antonella Mantini con il suo negozio di artigianato, e Daula Pannunzio con i suoi lavori al tombolo. Eugenio Ciarrocca, ingegnere, dopo la chiusura della sua azienda si è dedicato alle lenticchie. Negli utlimi anni si sono aggiunte Angelica con il suo maneggio, e Chiara con i suoi trekking dove i bagagli viaggiano sugli asini. Poi ci sono le collaborazioni con le Lanivendole di Genova, con l’associazione Fili Folli di Chieti e con altre realtà. 

Oggi Santo Stefano è una comunità viva e attiva, ma venire a vivere qui è stato duro. Quello dei pastori è un mondo al maschile, una donna che pretendeva di insegnare loro delle cose è stata accolta malissimo. Poi hanno visto che avevo ragione, e ora collaboriamo molto bene” spiega ancora Valeria. Da quando ho fondato AquiLANA, il mio anno è stato diviso in due parti. In estate, quando Santo Stefano è piena di turisti, vendo molto nella mia bottega. D’inverno vendo online, e ho più tempo per la famiglia. Mi sono programmata da tempo a fare la donna, l’imprenditrice e la madre, e questa organizzazione, mentale mi e pratica, ha permesso di resistere al Covid”.

Già, il Covid. La pandemia, dopo il lockdown di un anno fa, ha portato nell’estate del 2020 un grande afflusso di visitatori. Molti hanno sfruttato il bonus vacanze del Governo, non dovevano spendere per l’albergo, e hanno potuto fare più acquisti del solito. In questi giorni in Abruzzo la situazione sanitaria non è buona, ma Valeria è brava a lavorare a distanza, e AquiLANA sta continuando a crescere. La Vigilia di Natale, una sua apparizione a Geo&Geo di Rai Tre ha avuto degli ascolti da record, e ha portato nuovi clienti all’azienda. Per noi, qui tra campagna e montagna, anche il lockdown dell’anno scorso, o il quasi-lockdown della zona rossa, è molto meno doloroso che in città. Passo qualche ora al giorno ad aiutare i miei figli a fare i compiti, ma sono una madre e mi piace. So che prima o poi usciremo da questa situazione difficile. Intanto, però, io continuo a lavorare e a creare”.

 



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