Il Rifugio Garibaldi sepolto dalla neve

Le abbondanti nevicate dell’inverno che si è appena concluso, hanno praticamente sepolto il Rifugio Garibaldi. La foto è stata scattata da Franco Tobia nella giornata ieri 8 aprile.

 

Costruito dalla sezione romana del CAI nel 1886, fu il primo e più alto insediamento umano dell’intero Appennino, il primo realizzato nell’Appennino Centrale con finalità così diverse da quelle nate dal fervore religioso dell’alto medioevo o dalle esigenze di secoli di economia pastorale. La difficile fruibilità del rifugio durante il periodo invernale – rimaneva e rimane sommerso dalla neve per tutto l’inverno – spinse la sezione di Roma a costruire un nuovo rifugio sulla cresta di Monte Portella.

Il nuovo rifugio Duca degli Abruzzi fu inaugurato nel 1908. Inizia così un lento declino prima e abbandono poi del rifugio Garibaldi. Nel 1925 la sezione aquilana del CAI inaugura il restaurato rifugio Garibaldi (rimanendo di proprietà della sezione di Roma). Seguirono anni intensi di attività per la sezione aquilana, ma con la costruzione della funivia (1933) il “Garibaldi” conosce un nuovo periodo di lento abbandono fino a diventare negli anni un rudere.

Ceduto dalla sezione di Roma a quella dell’Aquila, nel 1977 iniziò

un’accurata opera di restauro: tutte le pietre furono numerate e ricollocate nella sede originaria, si dotò il rifugio di un tetto in calcestruzzo e si creò il così detto “passo d’uomo” – un’apertura dal tetto che consente l’utilizzo del rifugio anche d’inverno.

Fu inaugurato nel 1978. Con molta cura anche l’interno fu restaurato come da progetto del 1886.

Quindi il Rifugio Garibaldi conserva la stessa struttura, le stesse pietre del 1886 facendolo essere il più antico rifugio in Italia.

E’ un patrimonio di storia che la sezione aquilana del CAI deve difendere e soprattutto diffondere e valorizzare.



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