Roio Poggio: i giardini di maggio

- di Fulgenzio Ciccozzi -

 

Il paese antico, nucleo storico dell’attuale Poggio, che le cronache dell’epoca riportavano distante quasi un miglio dalla chiesa della Madonna della croce di Roio, è divenuto un parco archeologico che d’inverno assume un aspetto brullo e nel periodo primaverile si trasforma in un giardino di fiori. Tra il giallo floreale e i ciuffi d’erba, emergono qua e là porte divelte e stipiti di pietra distesi a terra che, insieme a residui di muri di case, formavano il paese che abbracciava il colle. Il luogo, che presta il fianco al monte Serra, nasconde punti di pericolo i quali emergono non solo dalla caducità di ciò che resta di quel pugno di case rimaste aperte, ma anche da altre piccole emergenze disseminate all’interno del perimetro “urbano” del paese. Un esempio è l’imboccatura di un fabbricato adiacente a corso Umberto, un tempo utilizzata come caditoia per un granaio, la quale è priva di barre o rete di protezione. Su “a monte”, invece, si sono formati dei buchi (altezza terreno)  dovuti al parziale crollo delle volte a botte delle cantine incastonate nella roccia sottostante. Tali pericoli, privi di segnaletica, sono difficilmente identificabili data l’esuberanza della vegetazione spontanea che cresce folta in quei luoghi. Le uniche cose che riportano ad un “recente” passato sono le pietre disposte come lapidi, le quali recano dei sigilli identificativi, ormai completamente illeggibili, rovinati dagli agenti atmosferici. Per ora, il “come era”, che ha tracciato anche le linee guida della ricostruzione dei piccoli borghi, ha lasciato un vuoto che non potrà essere colmato dalle rare case ricostruite a ridosso “de capu l’ara” e soprattutto da una natura che ha capito la debolezza dell’uomo e si è insinuata tra le crepe del presente scavando un solco tra il passato e il futuro. Una natura, comunque, che proprio in questo periodo mostra il meglio di sé ricordandoci la bellezza di questo altopiano affacciato alle porte della città!



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