Sono in arrivo ordinanze di demolizione, Tinari: una sanatoria per le casette

 Roberto Tinari consigliere comunale del gruppo Dca interviene di nuovo sulla possibile demolizione delle casette di legno costruite dopo il sisma.
 «L’amministrazione comunale sta inviando delle ordinanze di demolizione a cittadini, ai quali, in precedenza, non aveva nemmeno dato una minima risposta alle richieste presentate per la costruzione dei rifugi» scrive Tinari «non basta il panico che la giunta Cialente ha diffuso tra le tantissime famiglie che si sono costruite a proprie spese un rifugio per far fronte alla perdita della propria casa, distrutta dal terremoto. Famiglie che non hanno chiesto niente a nessuno e che non hanno pesato e non pesano sulle spalle della società e delle casse pubbliche. Ora gli strali del Comune si dirigono anche nei confronti di coloro ai quali, non più di uno-due anni fa, la stessa amministrazione non si era nemmeno degnata di rispondere. Con la conseguenza che, in perfetta buona fede e spinti dalla necessità, gli interessati non avevano potuto far altro che realizzarsi il posto dove vivere, senza che gli organismi preposta della Municipalità lo impedissero. Oggi arriva una disposizione perentoria e gli interessati la recepiscono in questo modo: “abbatti, e subito, l’unica possibilità che hai di avere un riparo e che ti sei costruito con grandi sacrifici”. Bel modo di trattare gli aquilani. Piuttosto il sindaco, se è ancora sindaco, pensi a prendere dei provvedimenti a tutela dei cittadini e non contro di loro. Anziché proporre ripetitivi e improbabili interventi in tempi brevi su questa o quella opera, anziché scaricare su altri le colpe di una sua cattiva gestione, anziché creare false aspettative, faccia predisporre subito gli atti per una sanatoria (e soprattutto i piani di ricostruzione dei centri storici di città e frazioni), che non copra situazioni fortemente illegali o visibilmente pericolose, ma che consenta a moltissimi aquilani di poter continuare a disporre di un’abitazione di rifugio, senza dover vivere un secondo terremoto».

 



Condividi

    



Commenta L'Articolo