Cinquanta anni fa venne girato a Filetto (AQ) il film -Quel Giorno Dio non c’era-

La nostra storia - Cinquanta anni fa venne girato a Filetto (AQ) il film “Quel Giorno Dio non c’era”.

- di Giovanni Altobelli -

 

 

Nell’estate del 1969 Filetto dell’Aquila fu presa d’assalto da giornalisti e televisioni di tutto il mondo per raccontare gli avvenimenti di guerra relativi all’eccidio del 7 giugno 1944, dopo il clamoroso: “Caso Defregger”.  Ricordo che il 13 agosto 1969, in tarda mattinata in Piazza della Chiesa arrivò una macchina targata Roma con quattro persone a bordo una delle quali era il regista Osvaldo Civirani. Li accompagnai al bar “Facchinei”, dove si misero a sedere e  parlare in un tavolo: il regista chiese del prosciutto, salame formaggio e un fiasco di vino “spalletti”. Mentre parlavano di cinema  e di realizzare un film sui fatti di guerra del 1944 partecipai ai discorsi riguardo al soggetto del film e degli avvenimenti di guerra.  Osvaldo Civirani, dopo ferragosto  venne altre due volte per verificare l’ambiente del paese e parlare con la gente. Il 23 agosto si presentò in Piazza della Chiesa il regista bolognese Carlo Lizzani anche lui interessato a girare un film sul “Caso Defregger”, raccontando la vita di Defregger: da seminarista, da capitano dell’esercito tedesco, prete e vescovo. Quando seppe della presenza di Civirani, andò via. All’inizio il film si doveva chiamare: “Il vangelo secondo Defregger”. Poi si cambio in “Il Capitano Nero”.  Infine il regista e produttore del film decise di dare il titolo: “Quel giorno Dio non c’era”.  Osvaldo Civirani prima di iniziare le riprese del film, ebbe molti problemi da risolvere: (il Ministero della Difesa non gli concesse l’uso dei carri armati ed altri mezzi militari dell’epoca, né l’aeronautica autorizzò l’uso dell’elicottero per le riprese dall’alto, la Prefettura e il Comune dell’Aquila non facilitarono le riprese, infine l’atteggiamento della popolazione all’inizio fu negativa, ritenevano il film una speculazione commerciale sui loro morti. Il parroco Don Demetrio Gianfrancesco contrario alla realizzazione del film, prese l’iniziativa di fare una petizione tesa al perdono del Vescovo Defregger, ma raccolse solo tre firme. Durante la messa domenicale nei primi giorni di settembre Don Demetrio in chiesa si rivolse dicendo ai parrocchiani: “Sarebbe opportuno e decoroso e civile per gli abitanti di Filetto di non mettersi in mostra a fare gli attori, soprattutto da parte dei parenti delle vittime”.  Continuamente invitava la gente a non collaborare al film. Malgrado ciò gli abitanti di Filetto collaborarono con il regista Civirani e con lo sceneggiatore Tito Carpi che io avevo conosciuto al bar.

Racconti di come venne girato il film a Filetto con tutto il cast cinematografico e comparse locali. 

L’ 8 settembre, festa della Madonna, mentre usciva la processione dalla chiesa e suonava la banda, il cassiere della produzione del film mi consegnò 50 mila lire di contributo per la festa. La mattina del 9 settembre di mattina in piazza della chiesa arrivò un pulmino da Roma della: “Cine-Escalation” e diverse macchine con tecnici e attori con Luciano Gregoretti aiuto regista e soli attori professionisti di questo film furono: “Ivano Staccioli nella parte dell’ufficiale tedesco, Anna Miserocchi, Isarco Ravaglioli nella parte del sottufficiale tedesco cattivo, Max Turilli nella parte del M.llo Schafer tedesco buono, e Adriana Giuffrè”. Inoltre attori di secondo piano come: “Carlo Boso nella parte di Don Silvio Marcocci prete filettese, Marcello Di Paolo nella parte di un partigiano,  Helmut Gaier (il biondo soldato tedesco), Daniele Dani nella parte di Defregger, Gino Usai nella parte del cittadino Antonio Palumbo (ucciso per primo), l’attore Roberto Messina nella parte del soldato tedesco che stupra la giovane donna filettese e in un’altra scena in una lotta col pastore filettese Dario Facchinei. Altri attori: “Piero Monfort, Giorgio Scioletti e Marisa Manici”.  Il soggetto e produzione del film furono di Osvaldo Civirani per cine-escalation, il montaggio di Mauro Contini e Rita De Reyta, la fotografia di Walter Civirani, le musiche di Italo Fischetti, gli effetti speciali di S. Battistelli. Cominciarono le prime riprese di scena nella zona alta del castello: “L’entrata dei partigiani a Filetto” con pistole e mitra in mano.

Prima di addentrarmi nei vari racconti delle riprese, preciso che il film fu realizzato con la massima economicità in cooperativa: attori, regista, tecnici e maestranze non furono retribuiti ma alla fine parteciparono agli utili. Una pellicola a colori con particolari, stanchi e sbiaditi che racconta una tragedia del passato. Il regista Civirani 25 anni dopo la tragedia, trovò un paese diverso e rinnovato; le case del paese bruciate dai tedeschi, furono riparate tra il 1947/48 dal Genio Civile. Voleva mimetizzare far imbrecciare le strade per evitare la moderna pavimentazione, ma costava troppo e ci rinunciò.  In quel periodo ricordo che si era sparsa la voce sotto i portici a L’Aquila e nelle frazioni limitrofe che a Filetto si girava un film;  allora nonostante la strada bianca e stretta, tanti curiosi,  ragazzi e giovani salivano con motorini e vespe per assistere alle riprese, intenzionati a fare le comparse dei soldati tedeschi o degli ostaggi. Le riprese con gli attori andavano avanti regolarmente nei vari luoghi del paese.  Gli abitanti di Filetto ebbero la precedenza assoluta, soprattutto nelle scene di massa. La paga giornaliera era di lire 3.000.  In piazza della chiesa venne girata una scena con tanta popolazione, mucche e asini che uscivano dalle stalle. In località: “Volanella” vennero radunate oltre 150 donne con ragazzi e bambini, oltre 30 donne ebbero nel film un ruolo di primo piano. Durante le riprese di una scena venne alla luce una bambina; mentre da Camarda arrivava la levatrice “Stagnini”, furono allontanati i bambini e molte donne dovettero urinare in un secchio per lavare la neonata non essendoci l’acqua calda disponibile. Nel film molte parti essenziali, vennero assegnate agli uomini del paese, alcuni dei quali erano parenti delle vittime. Le scene principali vennero girate a Filetto, una scena con soldati e ufficiali tedeschi con il gerarca fascista dell’epoca venne girata vicino la Delegazione di Camarda, altre a Piano di Fugno con il bestiame. Nonostante i pochi mezzi militari a disposizione le riprese del film andarono avanti per tutto il mese di settembre e ottobre. Ricordo che verso la fine di ottobre, quando si doveva girare la scena finale   della fucilazione, gli ostaggi furono ammassati all’ingresso del paese nella cosiddetta cava di “Amilcare”. Le comparse degli ostaggi da fucilare erano tutti uomini di Filetto. Da Roma era arrivata una vecchia vettura tedesca degli anni 40 scoperta. Nella scena si vede passare la vettura con Defregger ricordo con un grande cappotto nero, sempre ripreso di spalle. Questa parte fu interpretata da Daniele Dani che in quel momento da l’ordine al sottufficiale di eseguire la fucilazione. Secondo il pensiero del regista Civirani: “La figura del capitano Defregger doveva avere un significato simbolico e crudele della morte e della guerra sterminatrice dell’angelo del male”.  Le riprese principali del film furono ultimate nel 1969. Nel 1970 il film fu montato e doppiato con un dialetto mezzo ciociaro… venne inserita la musica. Alla fine fu un film- documentario di guerra drammatico di 88 minuti e assegnato alla distribuzione Euro-International –Films. Ricordo che prima di Natale del 1970, il film fu proiettato al Cinema Imperiale a L’Aquila ed erano presenti oltre 70 persone di Filetto.

In questo mio breve racconto, voglio presentare brevemente la figura del regista Osvaldo Civirani. 

Nacque a Roma il 19.5.1917 è fu da giovane un esperto di fotografia, operatore di guerra dopo il 40 in Nord Africa. Divenuto produttore e regista, nel 1943 fu direttore della fotografia a fianco del regista Lucchino Visconti. Ha realizzato vari film comici e mitologici e western fra i quali: Ercole contro i figli del sole, Il figlio di Django, Il Diavolo a sette facce, Il pavone nero, I due figli dei Trinità e ovviamente “Quel Giorno Dio non c’era”.  Osvaldo Civirani è deceduto a Roma all’età di 91 anni il 20.2.2008. Osvaldo Civirani ha avuto il coraggio di narrare una delle tante vicende avvenute nella storia della Seconda Guerra Mondiale. Con le varie contraddizioni che ci sono state sui noti fatti di Filetto, non esisterà mai una verità storica di come veramente sono andate le cose. Filetto, piccolo paese alle falde del Gran Sasso, ormai è già passato nella storia.

L’autore di questo racconto, propone una serie di immagini e sequenze del film con attori e      comparse



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