LE CATACOMBE DI ROMA E I FOSSORI DI FILETTO

- di Giovanni Altobelli -

 

Premessa
 Le catacombe sono delle lunghe gallerie sotterranee scavate soprattutto nell’aree periferiche dell’antica Roma, ma ve sono ancora tante scoperte nel territorio antico abitativo. Erano dei cunicoli scavati nel tufo dove venivano sepolti i cristiani. Ai cunicoli di tufo c’erano dei loculi alle pareti orizzontalmente chiusi con una tegola di terra cotta per i più poveri e chi se lo poteva permettere il loculo era chiuso con un marmo con relative epigrafi di nascita e morte. Nel corso del secolo passato “900”,  in alcuni posti della città sono sorti grandi palazzi. Le catacombe servivano come cimiteri cristiani ed ebraici. Durante le persecuzioni i cristiani  si raccoglievano a pregare e celebrare messe di nascosto auspicando i divini misteri. Nelle catacombe vennero sepolti i martiri cristiani, dopo essere stati uccisi. Le persecuzioni dei cristiani avvennero sotto gli imperatori :“Decio, Valeriano e Diocleziano”. In quei secoli si sviluppò il culto delle catacombe cristiane.  Le catacombe hanno avuto la loro funzionalità fino al IV Sec D.C., quando scomparve per sempre il paganesimo. Dopo la fine dell’Impero Romano, le catacombe furono saccheggiate dai devastatori sperando di trovare qualcosa di valore. Nel XIX sec. Il Papa Pio IX istituì: “La Commissione di Archeologia Sacra.  Secondo una stima fatta nel passata dalla Commissione  esistono nel sottosuolo più di 40 catacombe per una lunghezza di 150 Km. - Mentre nel 303 d.c. erano già stati creati i primi cosiddetti: “fossores”, uomini addetti a seppellire i morti. La commissione istituita serviva a far scavare le catacombe per riportare alla luce tutto quello che era stato sepolto nei corso dei secoli.

LE CATACOMBE PIU’ IMPORTANTI DI ROMA:
(Domitilla di 17 Km sulla via Ardeatina, San Callisto sulla Via Appia Antica,  Pretestato su Via Appio Pignatelli, San Sebastiano sulla Via Appia Antica, San Pietro e Marcellino sulla strada Casilina – Priscilla sulla strada Salaria  con ingresso a “Villa Ada”, inoltre le catacombe di Commodilla,  Generosa, Dei Giordani e dei Santi Gordiano ed Epimaco.
                
( I FOSSORI DI FILETTO DELL’AQUILA):
Le catacombe fin dal lontano Medio-Evo hanno avuto bisogno di essere scavate e bonificate per essere messe in sicurezza e renderle idonee permettere al  percorso dei visitatori. Da oltre 150 anni le catacombe sono state pulite e puntellate con lavori artigianali, a volte per togliere la terra o altri materiali ingombranti, veniva effettuato un pozzo verticale sopra alla catacomba; si tirava su in superficie la pozzolana con una specie di: “Conocchia o carrucola”.  Durante l’era moderna vennero installati dei tiri elettrici per tirare sopra il materiale e vennero  posti impianti di illuminazione. Durante il lavoro nelle catacombe i fossori trovavano anfore, piccoli altari, scritte e vari simboli di Cristo, disegni di pesci, il pavone, il pastore e l’agnello, la barca e le reti di pesca. Insomma si trovavano tanti simboli e scritte con diversi significati. Pare che già nel 1880 parteciparono lavoratori di Filetto,  Pescomaggiore, Rocca Antica (RI) anche qualche operaio  di Amatrice (Ri). Questi lavoratori vennero chiamati: “fossori” e la comunità dei fossori di Filetto (AQ) è stata una delle più numerose. Si presume che uno dei primi fossori di Filetto nell’800 sia stato Ferdinando Zinobile detto Fiore che trasmise la passione per le catacombe ai suoi figli:  Gino, Oliviero e Francesco Zinobile, quest’ultimo celebre e importante fossore. Inoltre vanno ricordati:  Biagio Ciampa e il figlio Sabatino, Giuseppe  e Pietro Meco,  Leardino Massaro, Casimiro Marcocci,  Alberto Marcocci,  Gino Goffi, Berto Cupillari, Roberto Cupilari, i f.lli Oscare e Gradito Alloggia,  Romolo Gambacurta, Gino Altobelli,  Mariano Marcocci,  Evelino Zinobile esperto in arte luminaria e arte sacra delle catacombe, Claudio Donati e Giuseppe Carrozzi.  Questi sono stati i fossori di Filetto, orgogliosi di aver prestato opera di bonifica e ripristinato tante catacombe di Roma, dove oggi vengono visitate da gente di tutto il mondo. Vanno ricordati anche i lavoratori di Pescomaggiore: “Grazio Facchinei e il figlioTullio, Settimio Facchinei e il figlio Tommaso,   Berardo Alfonsi detto Battaglia, e due operai di Rocca Antica (RI) Angelo e Arduino quest’ultimo divenne anche assistente ed anche due operai di Amatrice (Ri).

                                                     LA VITA DEI FOSSORI:
Dopo la guerra gli operai di Filetto i cosiddetti (fossori) che lavoravano alle catacombe Romane erano degli avventizi, inseguito vennero  assunti definitivamente.  Alcuni abitavano a Roma con le loro famiglie, altri dormivano in una casa della Commissione di Archeologia Sacra,  abitavano in Via Appia Pignatelli 11. Infine altri in Via Monti di Pietralata 93. I lavoratori delle catacombe romane erano assunti stagionalmente (lavoravano solo l’inverno dal 15 nov. fino alla metà di giugno). Sotto la Commissione di Archeologia Sacra gli operai erano ben controllati, non si doveva parlare di politica e soprattutto di comunismo, se qualcuno leggeva l’Unità veniva anche licenziato. Quando i fossori entravano nelle catacombe, soprattutto d’inverno e fuori era buio, la luce nelle catacombe era data da una lampada a carburo.  Inoltre i fossori per precauzione si dovevano portare tassativamente in alternativa anche una candela con dei fiammiferi, poiché se si spegneva la lampada e non si aveva la candela di riserva rimanendo al buoi e non trovando la strada si poteva anche impazzire dalla paura. Oggi alcune catacombe sono illuminate dall’energia elettrica con lampade a Led.  Le tombe erano sovrapposte da 5 file sia a destra che a sinistra. Non tutte le catacombe dell’antica Roma sono venute alla luce. Oggi gli operai delle catacombe  sono ridotti al minimo e servono per la semplici manutenzioni. Finisco questo mio racconto, dopo le mie modeste ricerche con una serie di foto. 

A tutti gli amici e lettori di questo blog, invio i migliori Auguri di Buon Natale e Felice  Anno Nuovo.

Collezione fotografica storica di Giovanni Altobelli.



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