Nel laboratorio del Gran Sasso: ci vuole un fisico bestiale per superare quest’esame

Atre mesi da quando i neutrini (alzi la mano chi li aveva già sentiti nominare) sono diventati notizia da prima pagina, la calma è tornata nei laboratori del Gran Sasso, destinazione finale delle particelle provenienti dal Cern di Ginevra a una velocità, così pare, superiore a quella della luce. E gli scienziati della collaborazione Opera, che lo scorso 23 settembre hanno lavorato all’esperimento di fisica diventato così famoso che può capitare di sentirne discutere al bar, non sono più assediati da giornalisti e telecamere di tutto il mondo. Però devono ancora superare la parte più difficile dell’esame, quella dei colleghi. È ciò che in fondo volevano quando hanno deciso di fare outing rendendo pubblico lo strano «fatto» trovato nel loro esperimento: particelle che, in barba alle regole dettate da Albert Einstein, viaggiano più veloci della luce. E allora delle due l’una: o è una scoperta da premio Nobel o una gaffe cosmica.

«Ah, i neutrini… Siamo stati i primi a saperlo» confida, con aria esperta, l’albergatore di Fonte Cerreto, ai piedi del Gran Sasso, da dove parte la funivia che porta in vetta. Con la neve che imbianca la cima, molti ospiti sono ricercatori stranieri impegnati negli esperimenti del laboratorio del Gran Sasso dell’Istituto nazionale di fisica nucleare.

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