LA RABBIOSA DIFESA DI GUIDO BERTOLASO SU LA7

Schiuma rabbia Guido Bertolaso. Lo si è capito fin dal primo momento in cui Antonio Piroso, il conduttore di «Man-Ma anche no», su La7, gli ha ceduto la parola. Alla fine saranno 51 lunghi minuti di duro sfogo in cui l’ex Salvatore della Patria si è difeso dalle accuse che gli piovono addosso dalla procure: dai presunti illeciti per il G8 della Maddalena ai rifiuti di Napoli (fatti per cui è indagato), fino al terremoto dell’Aquila e all’intercettazione-choc con la Stati (fatto per cui, come dice lui stesso non troppo ironicamente, magari arriverà da indagato il prossimo 8 febbraio all’udienza per il processo Grandi rischi in cui è, finora, semplice testimone). Bertolaso ha aspettato qualche giorno prima di dire la sua sul colloquio telefonico con la Stati in cui anticipa la riunione della Grandi rischi sostenendo che sarà «un’operazione mediatica per tranquillizzare la gente», scatenando aspre polemiche e addirittura l’esposto in Procura da parte dell’avvocato Antonio Valentini. «Datemi l’ergastolo - ha esordito ironicamente Bertolaso -, sembra che dal Salvatore della Patria che ero 24 mesi fa ora non c’è problema, tragedia o incidente che non sia imputato alla mia persona. È esagerato e ingiusto».
L’ex capo della Protezione civile ha criticato la diffusione e la pubblicazione dell’intercettazione e poi è entrato nel merito: «Perché il colloquio è stato ripescato ora? Devo andare a testimoniare all’Aquila, perché sono un testimone, ma magari arriverò come indagato per omicidio colposo insieme agli scienziati della Grandi rischi. Qualcuno pensa che la cosa mi fa paura? Che facciano pure». Bertolaso ha difeso Dolce e De Bernardinis («Hanno fatto più del loro dovere»), ha prefigurato proteste nei suoi confronti il prossimo 8 febbraio («Mi prepareranno un bella accoglienza comitati e Rifondazione comunista. Magari faranno un cartello: “Massaggiato speciale”») e infine è andato al cuore del problema. «Esordisco al telefono dicendo che dobbiamo zittire gli imbecilli. Chi sono? Varie persone che dicevano che ci sarebbe stato il terremoto all’Aquila, a Sulmona, a Pescara, in Abruzzo (Bertolaso non lo nomina mai, ma è chiaro il riferimento a Giampaolo Giuliani, ndr). Perché non fanno sentire le intercettazioni degli scienziati che mi chiamavano durante lo sciame sismico per dirmi “Guido stai tranquillo perché più ci sono piccole scosse, più si libera energia e meno alto è il rischio del terremoto”. Questo mi dicevano».
E l’operazione mediatica? «Consisteva nel dire agli aquilani che il terremoto ci può essere, però più ci sono scosse piccole e più il rischio di quella forte diminuisce. Informare e tranquillizzare rispetto ai continui allarmi diffusi da mesi da alcuni personaggi. Cosa avremmo dovuto fare? Evacuare l’Abruzzo per tre o quattro mesi? Nessuno può immaginare che io temendo una forte scossa non avrei fatto tutto il possibile per evitare le vittime. Se qualcuno vuole trovare il capro espiatorio e placare la propria coscienza per quei morti faccia pure. Non è il terremoto che uccide la gente, ma chi costruisce le case male».
Bertolaso ha concluso amaramente: «Ho sbagliato moltissimo e spesso. “Chi suona stona, chi non suona critica” dice Muti. Io ho suonato gli strumenti più difficili, prendendo un sacco di stecche. Ho sbagliato anche a convocare la Grandi rischi prima del sisma, nessuno mi obbligava. L’ho fatto per riguardo nei confronti di chi oggi mi denuncia per omicidio colposo. Avrei avuto l’obbligo di farlo solo dopo le 3.32 del 6 aprile».

 



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