Consiglio Comunale, Approvato il "Piano di Ricostruzione"

Non c’è stato quel momento di solennità che in molti si aspettavano per l’approvazione del provvedimento più importante degli ultimi 300 anni. È stato licenziato fra le solite polemiche il piano di ricostruzione della città dell’Aquila approvato con 24 voti favorevoli e quattro astenuti: D’Eramo, Imprudente, Lombardi e Sciomenta. All’una a causa di diffuse crisi ipoglicemiche si è persa mezz’ora per decidere se interrompere per la pausa pranzo oppure no, concludendo la discussione con un «solenne» appello nominale. C’è stato anche chi invece ha dimostrato di aver studiato arrivando in aula preparato come il presidente del Consiglio comunale Carlo Benedetti che ha proposto di intervenire successivamente sul testo con disposizioni relative al riconoscimento di una priorità per l’asse centrale, attraverso il silenzio assenso a 60 giorni e il sistema dell’appalto unico, da concordare con l’Ance. Molto articolato anche l’intervento di Luigi D’Eramo, che ha sottolineato che lo strumento avrebbe dovuto essere condiviso con i cittadini per apportare proposte di modifica e di emendamento. D’Eramo ha bollato il piano come «nebuloso e inefficace. Il Consiglio attraverso il piano accetterà supinamente la mancanza di fondi per le seconde case del centro storico. Infine lasciare all’iniziativa del singolo la ricostruzione significa rinunciare a una idea di città».
Problemi di natura tecnica sono stati sollevati anche da Corrado Sciomenta secondo il quale si sarebbe giunti a una approvazione frettolosamente: «Si è vista più gente per la variante alla centrale del latte che per il piano di ricostruzione. Sono stati distribuiti i dischetti, ma in realtà mi chiedo chi li ha visti? Perché non delocalizzare gli immobili sulle aree bianche anziché su quelle per attrezzature generali?». «Avremmo voluto maggiore consapevolezza di ciò che si va a votare - ha aggiunto Enzo Lombardi -. Questo strumento va approvato con una certa rapidità, ma non senza approfondimento». Di qui la proposta non accolta di un rinvio della discussione. «Presentiamo il piano a due mesi dalle elezioni per ricominciare con lo scaricabarile con il commissario - ha spiegato Emanuele Imprudente -. Come dire: il piano l’ho fatto. Avremmo dovuto farlo due anni fa. E poi visto che trenta piani sono stati già presentati ci chiediamo se quello del Comune è in coda». Per avere risorse aggiuntive Vincenzo Rivera ha proposto l’estensione del vincolo paesaggistico a tutti i palazzi del centro storico. Angelo Mancini ha invece sottolineato che le risorse potrebbero scarseggiare, pertanto è necessario ribadire la priorità dell’Aquila. «Da domani - ha chiosato Enrico Perilli - non apriranno i cantieri, ma cominceranno i guai per avere l’intesa». È stato approvato l’emendamento che per la zona di capo di Fossa chiede che il piano tenga in considerazione le difficoltà geologiche. Il piano, lo ricordiamo prevede un impegno di circa 5 miliardi euro. Riguarda il centro storico del capoluogo (168 ettari) e quelli delle 49 frazioni (235 ettari). «Il modello per la ricostruzione attivato dal Comune - ha dichiarato l’assessore Pietro Di Stefano - privilegia, quando possibile, il piano regolatore vigente, evitando il ricorso esclusivo a una pianificazione separata» L’assemblea ha approvato, con 15 voti favorevoli e 10 contrari anche la mozione presentata da Enrico Verini e Maurizio Leopardi (Fli) relativa alla proposta di attribuzione di compiti commissariali al sindaco. La mozione impegna il sindaco «a farsi promotore di ogni azione utile e necessaria, al fine di modificare il modello commissariale, designando per tale ruolo lo stesso primo cittadino, a partire dal dicembre 2012». In apertura della seduta è stata vivace la polemica sul piano neve mentre è stato approvato l’ordine del giorno che intiola l’area di piazza d’Armi con la denominazione piazzale Volontari d’Italia, su proposta di Luigi Faccia.

 



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