Emergenza Neve e Terremoto a Porta a Porta di ieri

Ricostruzione efficiente, veloce e trasparente, poteri commissariali al ministro Fabrizio Barca (delegato dal premier Monti a seguire la ricostruzione dell’Aquila), e massima attenzione alla città capoluogo terremotata da tre anni. Sono i passaggi chiave dell’azione che il governo intende mettere in campo per fare uscire L’Aquila dal pantano burocratico in cui si trova. A illustrarli il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri nel corso del talk show Porta a Porta di ieri sera. In studio con la Cancellieri e il giornalista aquilano Bruno Vespa, anche il presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini e altri ospiti. Tema: la gestione dell’emergenza neve.
cancellieri

Alla domanda dell'inviata Vittoriana Abate su come l'amministrazione sta gestendo l’ondata di maltempo, il sindaco Cialente ha risposto: «Sono stato costretto a chiudere il centro storico, facendo un passo indietro nel tempo per il rischio dei crolli», spiega, «il centro non è più sicuro. I palazzi storici puntellati sono in grave sofferenza. C’è troppa neve che pesa e sta sollecitando le strutture. Si tratta di opere di puntellamento caricate da un metro di neve. Inoltre non sappiamo cosa sta succedendo dentro a questi edifici e temiamo che ci sia il peggioramento delle condizioni statiche dei palazzi già danneggiati». Ora la nuova perturbazione, che dovrebbe mettere ancora a dura prova il capoluogo e l'intera regione.

«Ci stiamo preparando fronteggiare la nuova ondata di maltempo potenziando la struttura organizzativa già avviata sabato scorso. La nuova emergenza la stiamo rafforzando, con il trasporto dializzati, l’assistenza alla popolazione e tutte le misure già prese». Ma Cialente ha fatto notare che «questa emergenza non ci fa paura, non è la neve a spaventarci, ci siamo abituati. Invece ci preoccupa che questo avviene in periodo in cui la città è in ginocchio. Stiamo vivendo una situazione kafkiana: da un lato il governo dice che non ha più soldi, dall’altro la ricostruzione è ferma e soldi si spendono per mantenere le persone negli alberghi o in autonoma sistemazione, perché non possono rientrare nelle loro case».

Ma in piazza Duomo congelata sotto i suoi meno cinque e rischiarata dalle luci della troupe televisiva di Porta a Porta e dalla timida luna dietro le nuvole portatrici di neve, non c’era ieri sera la grande folla presente nella puntata di Porta a Porta ambientata all’Aquila due anni fa. Forse è stata colpa del freddo. Oltre a Cialente, sono intervenuti ieri sera anche il preside del liceo classico Angelo Mancini e alcuni cittadini, fra i quali Antonio di Giandomenico.

Quando Bruno Vespa ha interrotto il primo collegamento con L’Aquila per tornare a parlare dell’emergneza neve con gli ospiti in studio, il presidente Vasco Errani ha insistito per riportare la discussione sull’Aquila. «Scusi dottor Vespa, credo che almeno un commento L’Aquila lo meriti», ha detto. «Dopo tre anni dal terremoto», ha riflettuto, «fa venire la pelle d’oca vedere che la città versa ancora in queste condizioni. È assurdo», ha detto stuzzicando lo spirito dell’aquilano doc in Vespa: «Mi spoglio in questo momento delle mie vesti di giornalista e resto con quelle di aquilano», ha ribattuto il conduttore, per sottolineare che «ci sono state due fasi in cui è stata gestita la ricostruzione all’Aquila. La prima, relativa all’emergenza e affidata alla Protezione civile, gestita benissimo; poi quella della ricostruzione, gestita invece malissimo, tant’è che è fortemente in ritardo». Vespa ha aggiunto che «il governo ritenne a mio parere sbagliando di dovere affidare alle autorità locali la seconda fase della ricostruzione, facendo un passo indietro. Ha così lasciato dei soldi per la ricostruzione da gestire agli enti locali, ma non sono in grado di farlo. Ci sono ancora in atto contrasti tra il sindaco e presidente della Regione e commissario Gianni Chiodi. Speriamo che ora si tirino fuori questi soldi e che si sanino i contrasti».

La risposta di Errani: «Il problema non è che è stato dato agli enti locali il compito della ricostruzione», ha fatto notare, e che il governo si è ritirato. Il problema è che si è costruito un impianto in cui si è detto “faccio L’Aquila 2”, e la faccio in tempi record. Ma una città è fatta del suo centro storico, vive nel suo centro storico, non può essere spostata altrove». Pronta la precisazione di Vespa: «Da questo studio si disse “L’Aquila 2 no”». Eppure, anche se si disse di no a Porta a Porta, «L’Aquila 2 è stata realizzata», non ha potuto fare a meno che notare il presidente della Regione Emila Romagna.

Il ministro Cancellieri, dopo aver ricordato di avere origini abruzzesi («ma madre è abruzzese»), ha detto che «se ci sono finanziamenti che non sono stati utilizzati, verificheremo e lavoreremo con forza affinché la ricostruzione riparta». «Ci siamo resi conto che la ricostruzione si è bloccata», ha aggiunto, «il ministro Barca si occuperà di questa situazione», ha aggiunto, precisando che «si sta valutando di dare al ministro poteri commissariali. Tutte le operazioni relative alla ricostruzione da questo momento in poi saranno seguite dai nostri operatori, perché tutte si svolgano in modo veloce, efficiente e in totale trasparenza». «Quella dell’Aquila è una ferita troppo grande per tutto il Paese, che deve essere assolutamente guarita». «Il governo ha ripreso in mano la situazione, perché non possiamo permetterci che ci siano soldi che non vengono spesi», ha aggiunto.

Antonio Di Giandomenico ha evidenziato che «la città sta come stava nel 2009. Faccio un appello al governo a collaborare con gli aquilani. Gli oltre mille edifici vincolati del centro storico abbandonati al freddo verranno danneggiati ancora di più. Serve una governance diversa, una persona che metta a sistema tutta la ricostruzione. In questo Gianni Letta era un maestro».

Il preside Mancini ha, invece, ricordato lo spopolamento della città. «Mancano circa duemila studenti e cioè  un’intera generazione che mancherà a questa città e alla sua ricostruzione. L’emergenza neve passerà», ha detto, «ma il timore è che se non riparte la ricostruzione i giovani abbandonano L’Aquila».

 


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