UN CALCIO ALLA GUERRA: Giovani calciatori Ucraini ospiti a Roio

 

UN CALCIO ALLA GUERRA: Giovani calciatori Ucraini ospiti a Roio.


- Di Pierfrancesco Gigante -


Continua il connubio tra Sport, solidarietà e accoglienza che vede protagonista il territorio Roiano.
Sono in arrivo, direttamente dalla capitale Ucraina, 25 tesserati delle giovanili della Dinamo Kiev, gloriosa squadra tra le più titolate e note dell’intero Paese, che saranno ospitati a Roio, presso il Progetto CASE.
Grazie all’opera di mediazione di Pino Masci e Svitlana Ostapenko, durata per circa 2 mesi e conclusasi con il placet finale della Prefettura al trasferimento in città, i giovani atleti potranno ricominciare ad inseguire i loro sogni e le loro prospettive di crescita lontano dai sibili degli allarmi e dai boati delle bombe, tornando a vivere, insieme ai loro istruttori, un percorso di formazione calcistica e di vita in un contesto meno problematico.
Per i ragazzi L'Aquila 1927 e Academy L'Aquila Calcio metteranno gratuitamente a disposizione lo Stadio 'Gran Sasso' e le altre strutture, il materiale sportivo, i pulmini per le trasferte, nonché tutto il supporto dei propri tecnici e del personale di segreteria. A loro, insieme al Comune dell’Aquila, vanno i doverosi e meritati complimenti per questa bellissima iniziativa, che ancora una volta sottolinea il ruolo straordinario dello Sport come ponte tra i popoli, viatico di solidarietà, supporto e vicinanza, animati dalla passione in comune che non conosce confini.
Un’occasione questa che all’interno della comunità dovrebbe far riflettere e quantomeno sensibilizzare riguardo l’atavica problematica legata al nostro territorio, relativa alla realizzazione di strutture sportive utili allo svolgimento delle varie attività.
Quanto sarebbe stato bello, ad esempio, se i ragazzi avessero potuto allenarsi anche a Roio, in un bel campo da calcio, magari attirando nostri calciatori in erba, integrando in maniera ancora più inclusiva i giovani ospiti?
Quanto arricchimento personale e culturale avrebbe potuto determinare l’opportunità di conoscere e apprezzare differenze e similarità, per entrambe le culture, divertendosi e condividendo la medesima passione?
I tempi sono cambiati, questo è vero, ma è davvero triste non vedere più un bambino giocare a calcio.
Soprattutto per chi ha passato intere giornate estive a correre dietro ad un pallone in paese, arrangiandosi per giocare dove e come si poteva, conservando quei ricordi gelosamente come qualcosa di prezioso e unico, un bagaglio di esperienze e di vita che ancora oggi fa parte delle amicizie attuali e che ha contribuito al senso di appartenenza al paese che tanto ci ha unito.
Fa davvero male constatare che la nostra, sia l’ultima generazione ad aver goduto di tutto questo.
Il tessuto sociale, si forma anche così.
 E si tesse da piccoli. Quantomeno, chi ne ha l’occasione, dovrebbe fornire ago e filo.
O magari, un bel telaio. Sarebbe davvero, chiedere troppo?

 



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