Una «cellula» del terrorismo turco legato al Pkk a L'Aquila

All’Aquila una «cellula» del terrorismo turco legato al Pkk, agli Hezbollah, dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’hanno scoperta gli agenti della Digos della Questura che, coordinati dal Servizio centrale antiterrorismo dell’Ucigos, hanno eseguito nella giornata di ieri a Tornimparte e all’Aquila complessivamente tre perquisizioni nell’ambito di un’operazione nazionale che ha portato all’arresto di appartenenti a una struttura criminale riconducibile all’organizzazione terroristica.
Gli agenti della Digos hanno portato via materiale ritenuto di interesse investigativo, soprattutto computer, altri carteggi e ricevute di conti correnti bancari. Complessivamente la Questura dell’Aquila ha impiegato una ventina di agenti della Digos. Secondo le indagini della Procura ternana la base operativa era appunto la città di San Valentino, con un punto strategico all’Aquila, asse viario in cui si muovevano i turchi, impiegati nella ristorazione etnica, per intenderci nei famosi Kebab. In infatti i proventi dei punti vendita di kebab erano dirottati in Turchia e finivano nella rete di organizzazioni terroristiche curde. All’Aquila, gli agenti della Digos hanno scoperto che i turchi destinatari delle perquisizioni (gli stessi sono indagati in concorso di associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina) lavoravano nel kebab in viale della Croce Rossa, esercizio che è bene sottolineare non è oggetto di alcun provvedimento della magistratura e per questo estraneo ai fatti, così come lo stesso titolare dell’esercizio. Fonti investigative affermano che i turchi addetti alla ristorazione del kebab in città, nonostante in regola con il permesso di soggiorno e di tutte le autorizzazioni necessarie per restare nel territorio nazionale, erano da tempo tenuti sotto osservazione da parte degli agenti della Digos dell’Aquila, proprio per il loro frequente spostamento a Terni, luogo in cui gli investigatori hanno arrestato un cittadino turco, che precedentemente risiedeva all’Aquila con l’accusa di essere un esponente del terrorismo, per aver fatto giungere in Italia (insieme ad altre otto persone) clandestini curdi e palestinesi con falsa documentazione relativa ad inesistenti vicende umane per poter richiedere asilo politico ed ottenere il permesso di soggiorno.

 



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