Operai beffati, niente pensione

Una protesta a livello nazionale, promossa da Cgil, Cisl e Uil, un tavolo in prefettura e “incursioni” durante la campagna elettorale delle prossime amministrative. Sono le tre mosse della mobilitazione che metteranno in campo i cassintegrati che, a causa della riforma Monti, stanno vedendo svanire l’agognato aggancio con la pensione. Si tratta di 150 lavoratori all’Aquila, 300 in tutta la provincia.
 In tanti hanno partecipato ieri all’assemblea convocata da Fim, Fiom e Uilm per fare il punto della situazione sulla questione pensioni e decidere le iniziative da assumere. La vicenda interessa tutti i lavoratori ex Finmek, Compel e Vibac penalizzati dalla riforma pensionistica varata dal governo Monti.
 Una doppia beffa: provengono da aziende in procedura concorsuale o fallimentare, stanno già scontando anni di cassa integrazione e ora vedono allontanarsi anche la possibilità di andare in pensione. L’emendamento che avrebbe dovuto risolvere il problema non è passato.
 Da Roma, nonostante l’impegno dei parlamentari abruzzesi, che hanno coinvolto il ministro Elsa Fornero e lo stesso premier Mario Monti, non arrivano buone notizie.
 Per questo, al termine di un acceso dibattito nella sala convegni della Uil, è stato votato un ordine del giorno che prevede l’immediato coinvolgimento delle segreterie generali di Cgil, Cisl e Uil, chiamate ad organizzare una grande manifestazione nazionale. Del resto, in tutta Italia si trovano nella stessa situazione circa 80 mila lavoratori. La seconda mossa sarà quella di richiamare l’attenzione delle istituzioni locali. In occasione del tavolo dedicato alla vertenza Compel, convocato per il 28 febbraio in prefettura, i sindacati chiederanno un’analoga iniziativa per la Finmek e le altre aziende. Infine, i cassintegrati aquilani si faranno sentire durante la campagna elettorale per le amministrative. L’idea è di interessare del problema i leader dei partiti che arriveranno in città a sostegno dei candidati: si inizia con le visite già in programma di Nichi Vendola (Sel) e Pierluigi Bersani (Pd).
 Le responsabilità, secondo le organizzazioni sindacali, sono generali: «Il governo nazionale ha modificato il sistema pensionistico», hanno sottolineato durante l’assemblea Gino Mattuccilli della Fim, Alfredo Fegatelli della Fiom e Clara Ciuca della Uilm, «senza prevedere deroghe adeguate per tutti quei lavoratori che sono in cassa integrazione e non hanno più alle spalle un’azienda. A livello locale, invece, a parte le chiacchiere, non sono stati predisposti strumenti per tutelare l’occupazione, che con il terremoto ha subìto il colpo fatale. Del polo elettronico e del suo futuro ormai non si parla più. O meglio. Crediamo che ora se ne tornerà a parlare, ma saranno i soliti spot elettorali».
 Il rischio, per i cassintegrati che erano ormai vicini alla pensione, non è solo di dover aspettare, in alcuni casi, anche 8 o 10 anni.
 Ma anche quello di rimanere nel frattempo senza alcun sostegno econonico: per i lavoratori Finmek, l’ultima trance di cassa integrazione scade il prossimo ottobre.

 



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