PAOLO SCIMIA E' STATO ASCOLTATO DAI CARABINIERI DELLA STAZIONE DI ASSERGI

«Ci vediamo al Sassone». Un appuntamento che i due amici-escursionisti aquilani non hanno però rispettato: Paolo Scimia si è ritrovato a camminare carponi tra la bufera, riuscendo ad arrivare dal rifugio Garibaldi al Duca degli Abruzzi, mentre sulle sorti di Massimiliano Giusti, 37 anni, non si sa ancora nulla a due giorni dalla sua improvvisa scomparsa. Il superstite, dopo essere stato tratto in salvo dai soccorritori nel cuore della notte di ieri l’altro all’interno del rifugio Duca (il Garibaldi aveva la porta ostruita dalla neve), è stato sentito a sommarie informazioni dai carabinieri della stazione di Assergi per la ricostruzione degli ultimi istanti prima che la strada dei due alpinisti di dividesse. Sarebbero stati l’improvviso cambiamento del tempo e la circostanza che i due non avessero lo stesso cammino a spingerli ad adottare una diversa soluzione per la discesa a valle, dunque a separarsi. L’appuntamento era al Sassone, ma Giusti anziché scendere è salito in quota fino ad arrivare quasi in vetta. «Quando ho contattato Massimiliano - ha raccontato Scimia agli investigatori - mi ha detto che era in vetta. Dopo un primo disappunto l’ho tranquillizzato dicendo di seguire le istruzioni che gli avrebbero dato i soccorritori da me allertati». Scimia, che non ha mai perso il contatto con i soccorritori, è riuscito ad arrivare al rifugio Garibaldi la cui entrata era però ostacolata dalla neve. A quel punto carponi l’alpinista è riuscito in tarda nottata ad arrivare all’altro rifugio, il Duca degli Abruzzi, dove è riuscito a trovare un riparo. È qui che è stato poi trovato molto provato e con un principio di ipotermia dai soccorritori.
Ieri non ha voluto parlare: «Sono appena tornato, per il momento non voglio parlare di quello che è successo, aspetto solo notizie di Massimiliano». Il resto della giornata è stato un correre e cercare da parte delle squadre di soccorso fino a quando nel canale Bissolati, in località Campo Pericoli, sono stati rinvenuti gli sci, lo zaino e una piccozza dell’alpinista scomparso. La zona era stata individuata dal Gps dopo le coordinate relative alle ultime telefonate agganciate dai ponti radio del telefonino di Giusti. Nonostante l’impegno del 118 e del Corpo della Forestale di mettere a disposizione un elicottero per il sorvolo dell’area, i mezzi aerei non sono stati utilizzati per le avverse condizioni meteo (soprattutto vento forte) che hanno interessato il Gran Sasso. Le ricerche sono state sospese intorno alle 18, riprenderanno oggi a partire dalle 6. «Non abbandoniamo la speranza di trovare Massimiliano Giusti, sappiamo bene che si può sopravvivere in alta quota anche più giorni se si è provvisti di attrezzature adeguate, come è successo ad alcuni amici nostri del Cai, rimasti per quattro giorni dispersi prima di essere trovati» commenta Bruno Marconi, presidente del Cai dell’Aquila. Per Marconi se c’è stato un errore è quello del mancato ascolto delle previsioni meteo: «Sapevano che il tempo sarebbe cambiato nel pomeriggio». Il direttore degli impianti del Gran Sasso, Marco Cordeschi, prendendo spunto dai soccorsi in atto, ha parlato di una zona in completo abbandono, in cui non esiste un presidio fisso di personale qualificato, esperto, addetto «a questo genere di interventi». «Ieri tutti i bar erano chiusi - ha insistito -. Insieme ai soccorritori c’erano i familiari dei giovani che stavamo cercando, non sapevamo dove ospitarli, era tutto chiuso. Per offrire loro un caffè siamo stati costretti ad andare fino ad Assergi».

 



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