IL GIORNO DELLE PRIMARIE NEL CENTROSINISTRA

Notte prima delle primarie, parafrasando Venditti, per i due candidati Vittorio Festuccia e Massimo Cialente. Entrambi ostentano tranquillità anche se ammettono che gli esami non finiscono mai. La speranza è che gli aquilani vadano numerosi a votare. Questa, la sfida più grande: convincere il cittadino comune di centrosinistra ad andare nel suo seggio di domenica, anziché a andare a sciare o magari a Madonna Fore. Folta la platea dell’auditorium Sericchi in occasione dell’ultimo duello. C’era anche Betty Leone, dirigente di Sel con due angeli custodi: alla sua destra c’era il segretario regionale della Cgil Gianni di Cesare e alla sua sinistra c’era invece il provinciale, Umberto Trasatti. Una presenza ingombrante certamente per il sindaco Massimo Cialente, proprio alla vigilia del voto. Ultimo confronto fra i candidati dunque, benedetti da Fabio Mussi (per Festuccia) e Gianni Lolli (per Massimo Cialente). Ha rotto il ghiaccio Vittorio Festuccia che, ripercorrendo i punti importanti del suo programma, ha accusato Cialente di aver approvato il piano aree bianche proprio alla vigilia delle primarie. Ridare vivibilità ai progetti case che ora sono dei dormitori; fra i punti cardine del programma. Ancora: stop al consumo di suolo. Già rimettere insieme tutto l’edificato che c’è secondo Festuccia è un grande impegno. «Bisogna riconsiderare L’Aquila in un nuovo contesto che non può essere un sobborgo di Roma - ha detto -. Dobbiamo evitare che la nostra città diventi una moderna Pompei e una disordinata periferia terzomondista».
Per Massimo Cialente l’importante è che riescano le primarie. «Io e Vittorio abbiamo la stessa visione perché il programma di mandato è stato scritto anche con Sel - ha detto -. Ci sono invece candidature pericolose, come quella di De Matteis perché si tornerebbe indietro sulla fine del commissariamento». Cialente ha ricordato la centralità del lavoro annunciando che il 17 marzo ci sarà la presentazione del Gran Sasso Institute. «Ringrazio Vittorio che insieme a me ha deciso di onorare queste primarie». «Da Massimo mi aspetto passione e competenza. Dalle sorti dell’Aquila - ha esordito Giovanni Lolli - dipenderà la fine in Abruzzo del ciclo della orrida stagione del centrodestra. Abbiamo anche una responsabilità nazionale: Da Palermo, Genova e L’Aquila dipenderanno anche le prossime politiche. Questa moltiplicazione di candidati è il termometro della disgregazione. C’è poi l’elemento di ambiguità rappresentato da Giorgio De Matteis, invece noi sappiamo che è l’uomo scelto da Gianni Chiodi. Modello pericoloso di un progetto di ricostruzione che non funziona. Da Bertolaso al super-vescovo, sono stati rinviati a giudizio. Il ministro Barca ha detto al commissario: vattene. Chiodi invece ha risposto: me ne vado dopo le elezioni». «L’Aquila è una delle mie città del cuore - ha detto Fabio Mussi - Il governo dei clown ha trasformato l’Aquila in un luna park intollerabile a vedersi. Non potevo più vedere Berlusconi con il codazzo. Bertolaso ha sviluppato in vitro l’esperimento dell’emergenza qui all’Aquila. Gianni Letta ha avuto un immeritato rispetto da destra a sinistra. Questa città deve tornare a vivere, questo è compito del centrosinistra. Bisogna resistere all’onda anti partiti, non mi sorprende che questo de Matteis abbia deciso di stare fuori dagli schemi».



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