I Laghi del Gran Sasso - di Giovanni Altobelli

 I  Laghi del Gran Sasso

 

- di Giovanni Altobelli -

 

 Il Gran Sasso maestoso e dominante di tanti paesi e della città dell’Aquila, ammirato da lontano dalla “Piana di Navelli – Piano delle Rocche e dall’Autostrada Roma – L’Aquila – Teramo” nelle sue pendici, valli e piane gli fanno da cornice: “I Laghi del Gran Sasso”. Essi non sono  paragonabili ai grandi laghi delle Alpi e dell’Appennino Abruzzese,  come il Lago di Campotosto, di Scanno e Villetta Barrea, ma sono la bellezza di una grande montagna dell’Appennino Centrale.  Da sempre per oltre un millennio hanno dissetato milioni di animali al pascolo e tante altre specie animali che vivono in questo territorio. Questi laghi dopo le copiose nevicate invernali, appena entrata la primavera quando si scioglie la neve e con le continue piogge si riempiono d’acqua e si formano nuove pozzanghere.  Con le caldissime estati e la siccità si ritirano  lentamente a volte scompaiono.  I Laghi del Gran Sasso. Facendo le solite camminate in montagna, abbiamo constatato che i laghi sono circa dieci, ma a primavera se ne formano tanti di più “Vere Pozzanghere”. La semplice descrizioni dei luoghi con un modesto servizio fotografico. Nella parte bassa di Santo Stefano di Sessanio si trova “La Chiesa della Madonna del Lago” il lago è ben tenuto nonostante siano cresciute delle erbacce. Prendendo la strada Pr.le 97 a sinistra per Campo Imperatore a 12 Km si incontra “Piano di Racollo” con l’omonimo Lago a m.1573 territorio di Santo Stefano di Sessanio, tempo fa era uno specchio d’acqua, oggi invaso da erbacce.  Sempre all’imbocco della Str.Pr.97 per Santo Stefano di Sessanio, sul lato est della montagna a circa mezz’ora si trova “Il Lago S. Pietro a m. 1591” è un bellissimo lago ancora in buone condizioni. Camminando a sinistra verso la grangia di “Santa Maria del Monte” in 50 minuti si arriva a “Lago di Passaneta” a m. 1361, in buono stato di conservazione nel territorio della montagna di Barisciano. Venendo da Assergi lungo la Str.Prov.le 17 bis, al Bivio di Monte Cristo m. 1400, girando a destra per un Km nella Piana di Fugno, si incontra il Lago di Filetto a m. 1371 oggi invaso da erbacce, sta quasi scomparendo.  Sempre dal bivio di Monte Cristo, prendendo una strada sterrata in pessime condizioni a 800 metri lungo il canalone si incontra Fonte Cretarola a m. 1473 dove l’acqua scompare alla fine dell’estate per la siccità, ma torna agli inizi della primavera. Proseguendo il tornante della strada si arriva al pianoro sotto Monte Cristo in località denominata “Pietra Guardiaa m. 1578, dove una volta c’era “Il Lago di Assergi” alla stessa quota confinante con il territorio di Filetto. Oggi il lago è scomparso a causa delle mancate nevicate, ma anche per altre cause, le ipotesi che hanno determinato la scomparsa del  lago potrebbero essere state quando il Comune alla fine degli anni 70 realizzò a monte due “Sciovie Baby” facendo un taglio sul manto erboso, man mano gli scoli d’acqua sono scomparsi.  Salendo il canalone a destra dopo Fonte Cretarola dopo una trentina di minuti si arriva in località “Le Macchiole” dove a quota m. 1648 si trova un laghetto di medie dimensioni nel territorio della montagna di Filetto, distante m. 350 dalla Str.Pr.le 17 bis.  Proseguendo la strada per 2 km alla prima casetta pastorale a destra nella valle denominata “La Fossetta di Paganica” si trovano due bellissimi laghetti a quota m. 1676 formatosi negli ultimi 50 anni.  Proseguendo in avanti lungo la valle, dove iniziano i confini con la montagna di Barisciano, dopo più di mezz’ora si arriva nella località denominata “La Longa” dove si trova “Il Lago di Barisciano” a m. 1604 ha una superficie di circa 8.000 mq. nelle vicinanze si trova “Il Mandrone” per custodia degli animali, con relativa casetta. Il Lago di Barisciano si presenta limpido e privo di erbacce di una bellezza straordinaria, potrebbe essere di natura sorgiva, adagiato su un terreno duro e privo di melma.  Altro lago si trova dopo il valico a sinistra della “Fossa di Paganica” a m. 1680. Proseguendo lungo la Str. 17 bis per Campo Imperatore a due Km dopo il bivio di S. Egidio lato destro si trova il “Lago di Pietranzoni” a 1660 m.s.l. detto “Il Lagonone” soprannominato dagli “ultimi” “Lo Specchio del Gran Sasso”.  Fotografato e ammirato da tanti turisti in transito durante l’estate, fa da cornice al Gran Sasso d’Italia. In questo excursus dei Laghi del Gran Sasso posso dire che alcuni di essi non esistevano prima degli anni 60 (Il lago delle Macchiole di Filetto, i due laghetti della Fossetta di Paganica e il Lago di Pietranzoni), erano delle vere “Pozzanghere” quando venne realizzata la strada per Campo Imperatore, i vecchi allevatori dell’epoca, allora furono bravi a far scavare con le ruspe per modellare il terreno per formare I Laghi per l’abbeveraggio del loro bestiame. Mentre l’anno 2017 gli allevatori della Piana di Campo Imperatore fecero bene ad andare contro il progetto “Life Praterie” finanziato con fondi europei; fece bene l’ex Sindaco di Calascio ad attaccare “Il Parco”.  Il Parco sarebbe una buona istituzione se funzionasse bene, i tecnici dovrebbero conoscere il territorio, operare con armonia con le popolazioni pedemontane, creare lo sviluppo. I Laghi del Gran Sasso, hanno bisogno di cicliche e mirate ripuliture come hanno fatto i nostri antenati. Bisogna progettare un risanamento generale per tutta la montagna del Gran Sasso danneggiata in 60 anni. La montagna non deve essere una scorribanda di moto e gipponi e paninari che bloccano il traffico al Bivio di S. Egidio e al Piazzale di Campo Imperatore.  Il Parco deve intervenire insieme ai Comuni a far rimuovere gli scheletri di vecchi fontanili  di cemento e ferro abbandonati disseminati in tutta la montagna, brutture dell’ambientali che si fa finta di non vedere, rifuggi che hanno imbruttito l’ambiente con le passate amministrazioni.  Ogni politico dell’epoca fece “Le proprie cacche”.  Anche i pastori non sono più quelli di una volta che con la loro miseria lasciavano tutto pulito, ora lasciano bottiglie zozzure residui di ossa di animali nelle vicinanze dei propri stazzi, senza bonificare quando finisce la stagione estiva. La montagna è bella, bisogna rispettarla e non danneggiarla solo per fini economici. Con questo sfrenato consumismo, oggi con il terzo millennio è finita la montagna della mia infanzia di un tempo che fu.

Collezione fotografica di Giovanni Altobelli

                                     e Foto di Cristina Bravi



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