Paganica: Feste Patronali 2012, ancora come quelle del 2009

Una profonda riflessione di Raffaele Alloggia sulle Feste Patronali di Paganica. Con la primavera, - scrive Alloggia - tornano le Feste Patronali di Paganica e dopo tre anni da quel disastroso 6 aprile 2009, le cose non sono cambiate e per certi aspetti addirittura peggiorate. Da sempre a questa antica tradizione religiosa, hanno fatto da contorno , una serie di manifestazioni ludiche come concerti bandistici, mostre, giochi popolari, spari di mortaretti, luminarie, convegni, complessi orchestrali, che insieme all’importante fiera di animali, macchine agricole e le giostre tanto attese dai giovani, da secoli hanno richiamato decine di migliaia di persone da tutto il territorio circostante. Un gran lavoro che veniva fatto con orgoglio e passione dal comitato feste, il quale comitato, si rinnovava anno dopo anno con la lettura dei nomi dei “procuratori” alla fine della Santa Messa davanti al Santuario della Madonna D’Appari. Fino agli anni 80 molto interessanti per gli organizzatori delle feste Patronali, erano le rimesse dei nostri emigranti all’estero che ognuno con la propria disponibilità partecipava per la buona riuscita delle feste che in quegli anni ancora fresco era in loro il ricordo. In quei giorni di festa si esponeva l’elenco con i nominativi e le relative rimesse provenienti da ogni parte del mondo - a testimonianza dei tanti emigranti paganichesi - nel portone centrale della Chiesa Parrocchiale, sotto la bellissima balconata in ferro battuto dove fino al lunedì dell’Angelo del 2008 si “mostravano” le Reliquie dei Santi, prospiciente la settecentesca fontana a base ottagonale, situata al centro della piazza. All’epoca, tanta era la devozione in particolare alla Madonna D’Appari, che ogni emigrante della vallata prima di lasciare il paese, faceva visita al Santuario portandosi poi con se la sua immagine. Proprio in virtù di questo forte legame, il 5 aprile, martedì di Pasqua 1983, fu indetta dal comitato feste “La Giornata dell’Emigrante”con la posa all’interno del cortile del Palazzo Ducale di una targa per “non dimenticare”, di tutti i defunti paganichesi nel mondo e a conclusione della quale, per ringraziamento e a protezione dei Santi Patroni, ebbe luogo la “La Preghiera dell’Emigrante”. Questi nitidi ricordi non troppo lontani, di un paese definito dagli abitanti del comprensorio come “Il Paese dei Balocchi” per la quantità e la qualità delle feste, oggi purtroppo a causa soprattutto dei danni non solo materiali, il terremoto è riuscito a lacerare anche questa antica tradizione, in particolar modo in occasione delle imminenti feste Patronali. Solitamente, di fronte alle sciagure come questa che stiamo vivendo, le popolazioni tendono a reagire legandosi in modo quasi morboso alle proprie memorie, alle tradizioni, nel nostro caso a quelle di una civiltà contadina solidale non troppo lontana, al senso civico d’appartenenza ad una comunità, più spiccato. Tutto ciò invece, dopo il 6 aprile è venuto man mano a mancare anche se c’erano state avvisaglie prima, finché per la prima volta credo, nella storia secolare paganichese, in occasione della ricorrenza delle Feste Patronali di quest’anno, non si è riusciti a formare un comitato feste nonostante il Parroco abbia tentato di coinvolgere anche le numerose associazione di volontariato, sportive e culturali del paese. Certo che al di là dei festeggiamenti, la situazione è spiacevole, le stesse associazioni pur in assenza di risorse economiche, tendono ad organizzare manifestazioni di ogni tipo ma la partecipazione della popolazione è quasi sempre molto scarsa scoraggiando le stesse a proporne altre. E’ palese che motivi validi per questo “lasciarsi andare a se stessi”, ce ne sono e tanti prima di tutto per chi si ritrova nel progetto CASE e a distanza di 3 anni non vede la ricostruzione della propria abitazione, poi la crisi economica e la carenza di lavoro ancor più accentuata nel cratere e non ultima la preoccupazione per le ingenti imposte che sono già state introdotte dal governo. Nel fare una proposta, ma che nello stesso tempo sia da sprone e anche un augurio, affinché dal prossimo anno i giovani paganichesi, sia uomini che donne, che nel corso dell’anno compiranno i 30 anni, costituiscano il “Comitato Feste Patronali”. Così potrà essere poi negli anni successivi, in questo modo, tutti i cittadini almeno una volta nella vita si faranno carico di questo “impegno civico”, a supporto di una secolare tradizione, consci che la ricostruzione non è solo quella delle case. Potrebbe spingerci ad uno scatto d’orgoglio, il racconto del nostro illustre concittadino Angelo Semeraro, poeta scrittore nonché archeologo, in quanto in un suo libro in dialetto paganichese, “La Festa de San Giovanne”, ci racconta che nel 1924, in una circostanza di carestia alquanto grave, si ritrovò al comitato feste che racimolò soltanto 3 lire, ma nel giorno della festa si divertirono talmente tanto da stimolargli la scrittura del libro. Tuttavia la Parrocchia, affinché la ricorrenza possa assumere un minimo di parvenza di normalità, metterà a disposizione dei cittadini un contenitore per le offerte, all’interno della Chiesa degli Angeli Custodi, con lo scopo di reperire risorse per la “Banda”, almeno per l’accompagnamento nelle varie processioni. Il programma religioso nei giorni di festa è certo e di sicuro ci sarà molta partecipazione dei cittadini del circondario. Anche quest’anno potrà essere un’occasione d’incontro, magari davanti ad un panino imbottito di porchetta ed un bicchiere di vino, o magari solo per stringerci la mano rinsaldando quell’amicizia e riconfermare con uno sguardo, quel contratto di solidarietà, speriamo ancora più forte dopo quel 6 aprile, mai scritto.

 



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