LUNGO LA VALLE DI ASSERGI TRA ARTE E ANTICA DEVOZIONE

Riproponiamo uno scritto di Giuseppe Lalli, tratto dal suo libro sulla religiosità aquilana pubblicato circa due anni fa in collaborazione con Enrico Cavalli . In esso si accenna, tra l’altro, alla  “Chiesetta del mulino”, dove un tempo il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione, secondo un’antica tradizione, si celebrava una messa seguita da una processione che costeggiava il fiume Raiale per risalire verso la chiesa parrocchiale. (a.g.)

 

    LUNGO LA VALLE DI ASSERGI TRA ARTE  E ANTICA  DEVOZIONE

                               

                                                    di Giuseppe Lalli

      

I dintorni di Assergi – la sua amena campagna, la sua verde valle piena di magìa –  offrono più di un percorso per chi abbia voglia di ritemprare lo spirito.

La memoria storica, buona alleata del sentimento di amore per la terra che mi ha visto nascere, suggerisce a me che scrivo un itinerario assai evocativo.

Il percorso inizia dalla leggiadra piazza della chiesa, con le sue reminiscenze leopardiane, per proseguire, seguendo il cammino di una processione che fino a qualche decennio fa aveva luogo nella festa dell’Ascensione. Essa si snodava lungo un tratto della strada che costeggiava le mura dell’antico castello (da Porta del Rio, da oltre un secolo non più esistente, a Porta del Colle) per raggiungere un’edicola, detta “della Cona”, dove un tempo terminavano le stalle e i pagliai e cominciava la campagna.

L’edicola, chiusa da un cancello di ferro, custodisce al suo interno un dipinto raffigurante l’ascensione al Cielo di Gesù realizzato su un pannello di maioliche. Uno stuolo di bambine gettavano sul pavimento della graziosa cappella e sulla strada antistante petali di fiori portati dentro canestrini cinti da bei nastri: una piccola festa di colori che aveva il sapore di una benedizione alla madre terra nella incipiente stagione estiva.

Scendendo a sinistra, ci si incammina per una comoda strada sterrata che per lunghi tratti fiancheggia il fiume Raiale.

Nel poco tempo di una piacevole passeggiata, attraverso ossigenanti viali ombrosi e in compagnia di gorgoglianti fiotti d’acqua, si perviene nei pressi dei ruderi di un’antica chiesetta rupestre, incastonata nella roccia, conosciuta con il nome di ‘Santa Maria della Croce’.

Il visitatore che volesse dare libero sfogo all’immaginazione, scorgendo i resti di un muro tutt’intorno alla cavità della spelonca, vi potrebbe riconoscere un antico eremo, un’oasi in cui lo spirito si rinfrancava insieme alle membra. Ma uno sguardo più attento non può non ravvisare sul piccolo e rialzato presbiterio i segni di vetusti affreschi che un tempo dovevano impreziosire l’originale tempietto.

Fino a non molto tempo fa era visibile l’altare maggiore, formato da una rudimentale mensa monolitica poi utilizzata per l’altare della vicina chiesetta di San Pietro della Genca.

Come ci informa il grande storico aquilano Anton Ludovico Antinori (1704-1778), la comunità di Assergi donò alla piccola chiesa una vicina cava di pietra, che i vecchi del paese chiamavano “il macinile”, il cui ricavato doveva finanziare la gestione del sacro edificio[1].

Ancora alla fine del ‘500 la chiesetta era aperta ed utilizzata per celebrarvi la messa nei giorni festivi in tempo di mietitura, ma degli antichi affreschi resistevano solo quelli raffiguranti la Madonna e Santa Elisabetta. Fu anche “prescritto di celebrarvi due messe al mese, tempo invernale permettendo”[2].

Gli assergesi delle passate generazioni dovevano essere molto affezionati a questo piccolo edificio sacro, tanto da dare il suo nome, ‘Santa Maria’, all’intera contrada.

Nei secoli scorsi, la notte di Pasqua, come da antica consuetudine, una processione proveniente dalla vicina chiesa di San Clemente, torce alla mano, sostava in preghiera di fronte alla chiesetta rupestre, per poi proseguire fino alla chiesa parrocchiale, dando vita ad uno spettacolo davvero suggestivo.

Immaginando ora di essere sulla via del ritorno, in località detta “Le Pernagnole”, si incontra una piccola vetusta edicola  mariana da qualche anno restaurata, la cui immagine, una Madonna con Bambino, che figurava su un telo logorato dall’azione impietosa del tempo, è stata riprodotta da una valente artista aquilana su uno sfondo maiolicato.

Proseguendo lungo il sentiero parallelo al fiume, ci si imbatte in un’altra chiesa “storica”, la Chiesa della Madonna del Mulino (o della  svolta), così  chiamata nel passato dal  popolo assergese a motivo della sua ubicazione nei pressi di un mulino ad acqua che è stato attivo fino al 1965.

La chiesa, cappella votiva, fu  costruita con tutta probabilità tra la fine del ‘500 e i primi decenni del ‘600, e completata nei primi decenni del secolo successivo.

Nel passato  fu detta anche della Natività di Maria SS. e Madonna di Loreto, a cui già alla fine del ‘500, nella chiesa parrocchiale, era dedicato un altare, che si trovava nella parete di sinistra della cappella della navata settentrionale, vicina al punto dove attualmente è posizionata la statua popolare di San Franco.

Il 10 dicembre, festa della Madonna di Loreto (che ad Assergi era  detta “Ju r’pass d’ la Madonna”), nella chiesa principale si usava celebrare una messa prima dell’alba e sparare in segno di festa: un modo per salutare la Vergine che passava.

In tempi più recenti nella Chiesa del Mulino si celebrava una messa nel pomeriggio del 25 marzo, festa dell’Annunciazione, cui, secondo un’antica tradizione, seguiva una processione che costeggiava il fiume Raiale, per risalire verso la chiesa parrocchiale. La processione segnava l’inizio della primavera, secondo l’abitudine, nella vecchia civiltà contadina, di scandire con le date  della liturgia cattolica il tempo delle stagioni.

Sotto il tetto ligneo, e sulla parete di fondo del presbiterio,  sopra l’altare, vi è una nicchia affrescata con Madonna con Bambino e con Santi nelle imbotti.

La passeggiata finisce qui. Subito dopo, all’inizio del centro abitato, si incontra la chiesetta della Madonna del Carmine.

Ma questa è un’altra storia.          

        


[1]  Antinori, Ms. XXVI, I, p. 125 in D. Gianfrancesco, Assergi e S. Franco, Roma, 1980, abete grafica s.p.a., p. 237.

[2]  Archivio Curia, cart. 261, Vis. Pignatelli, in D. Gianfrancesco, Assergi…, cit., p. 238.

 


 

 



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