Il Basto - di Sante Acitelli

- di Sante Acitelli -

 

In ricordo di Berardino, un caro amico partito per un lungo viaggio, che mi aveva aiutato tanti anni fa insieme a Bruno, che lo ha preceduto e che insieme mi avevano aiutato a risistemare il Basto.
Rovistando nella vecchia stalla ho ritrovato un vecchio basto; appena l'ho visto sono stato portato indietro con i ricordi; ricordi che mi hanno fatto tornare alla memoria fatti, emozioni ed anche odori che erano rimasti in un angolo della memoria ed ho iniziato subito a risistemarlo. Ma che cos'è il basto? Era la sella da soma, la sella da lavoro che si metteva sugli asini dove si caricava di tutto, dai sacchi di grano, al fieno, alla paglia, i bigonci, i sacchi di patate, addirittura lo stabbio per concimare i campi, oltre che il padrone dell'asino se riusciva a trovare un po' di posto sul dorso dell'animale; carichi enormi, pesanti, che solo la tenacia e la resistenza di un asino potevano sopportare.
Ma cominciamo con il nome: basto, 'mmasto e varda nel più stretto dialetto di Assergi.
Quello che vedete è una varda artigianale, costruita "in casa" usando legni e tessuti del posto, una vera e propria opera d'arte perchè i contadini di allora erano veri e propri artisti, arte che proveniva dall'esperienza, dai sacrifici e dalle necessità.
Ma come si costruiva una varda? Ogni varda era diversa dalle altre perchè era costruita sulle caratteristiche del dorso dell'asino, un po' come fa il sarto prendendo le misure per l'abito.
La prima cosa che si faceva era quella di tessere un telaio di spighe di segala (secina) poste una accanto all'altra che "prendevano" la forma del dorso; su questo telaio si costruiva tutta la varda.
Sotto il telaio veniva legato una fodera, a diretto contatto con il dorso dell'asino, che faceva da "cuscino" e veniva ricucito a forma di bisacce (4) riempite costantemente di paglia; nella parte superiore del telaio veniva invece fissata la pelle di maiale (cotenna) che era un po' il "sedile" per non far rovinare il telaio; il tutto veniva fissato con i sostegni in legno (ascioni) che erano gli strumenti per fissare il carico e per tenere la varda legata all'asino.
Questi ascioni avevano dei fori che avevano una doppia valenza, quella di fissare le fune lunga (3/4 metri) che passava da parte a parte del carico e quella di fissare corde più piccole (circa un metro) (àcquari) che scorrevano dentro ad anelli in legno (covelle) generalmente di ginepro (nebbio) o di olmo scaldate al fuoco e poi attorcigliate.
Agli ascioni venivano infine legati il sottopancia (sottopanza) e i legamenti in cuoio che passavano sotto la coda (stràccola) in modo che la varda non si muovesse e rimanesse ben ferma sul dorso dell'asino.
Da notare un piccolo particolare ma fondamentale: negli ascioni, all’estremità, veniva praticato un piccolo intaglio (pannetta) che serviva da gancio alla fune che girava sul carico .
Ringrazio per l'aiuto e la consulenza due cari amici: Bruno e Brardine, due persone che ancora riescono a testimoniare di un tempo .......ormai troppo lontano!
by Cifone



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