I miei ricordi di quella terribile notte (di Sante Acitelli)

Ero a Roma quella notte; alle 3 e mezza avvertii la scossa, pensai ad una delle tante scosse che hanno l’epicentro nella zone dei Castelli Romani; alle 5 e un quarto un’altra scossa, ormai il sonno era andato, accesi la tv ed appresi la notizia! Salii in auto e partii ma al casello di Roma Est mi fermarono, avevano già chiuso l’autostrada; pensai di arrivare a L’Aquila percorrendo la Tiburtina o la Salaria ma le informazioni per radio erano scarse e non davano certezza di arrivare, dovetti tornare indietro. Telefonate, messaggi con amici e parenti per sapere se stavano bene; solo di Silvana non si sapeva nulla poi la notizia, Silvana non c’era più, era rimasta sotto le macerie della casa a Paganica che aveva appena finito di ristrutturare. Il giorno dopo feci il giro degli amici medici che conoscevo e con i quali potevo mettermi in contatto; caricai l’auto di medicine ed andai alla tendopoli vicino l’ospedale; mi colpì il silenzio, l’ordine, la compostezza; pensavo di trovarmi in mezzo al caos invece era una situazione ordinata e composta; consegnai le medicine ed aiutai a montare le tende insieme a gente in divisa ed in borghese, così, senza distinzione.

Forse stranamente, non so, ma quello della casa non fu il primo pensiero, venne successivamente o forse era la paura di sapere in che condizioni era, la vidi tre giorni dopo, il venerdì santo il giorno dei funerali di Stato. Tantissima gente, un silenzio irreale, un dolore misto a dignità, tutte quelle bare in fila e quella piccola bara bianca sopra la bara più grande che è rimasta impressa nella mia mente più della bara di Silvana; poi ad Assergi per vedere casa! Salire la strada che porta alla Porta del Colle in apnea, trattenere il respiro davanti alle mura crollate, trovarmi di fronte all’entrata! La facciata era integra, forse s’è salvata pensai e sperai; il portone si aprì senza alcuna difficoltà, all’interno calcinacci ed intonaco, le scale in pietra erano staccate, si muovevano sotto il mio peso; aprii la prima camera, le pareti lesionate, ancora calcinacci ed intonaco a terra; provai ad aprire le altre porte… niente da fare, sembravano chiuse dall’interno.

Tornai il giorno dopo con l’assistenza di una squadra dei Vigili del Fuoco, toscani, gente fantastica come tutti i Vigili del Fuoco che conobbi in quel periodo; forzarono la porta della stanza di mia figlia, feci fatica a riconoscerla, il letto non si vedeva più per come era ricoperto da sassi, tegole, assi e mattoni, completamento sommerso! Aprirono la porta della cucina e della camera da pranzo, solo una foto può descrivere in quale stato fossero, i pensili erano a terra ribaltati, il frigorifero capovolto così come il cassettone con i cassetti volati via in tutte le direzioni, le volte crollate, le falde aperte, i muri spaccati …. la casa non c’era più! Bellissima la sensibilità del vigile che mi vide piangere, chiamò il collega che stava elencando i danni e non si era accorto del mio pianto e con una scusa lo portò fuori, rimasi a piangere in silenzio con le mani sulla testa e ripensai a Vanina; mi dissi che ero stato fortunato, che la casa era persa ma mia figlia era salva! Chissenefrega della casa, l’importante era che lei fosse ancora viva! Quella domenica voleva che la accompagnassi ad Assergi, lei ed i suoi amici; stranamente mi opposi, le dissi di non andare, io che esaudivo sempre i suoi desideri, quella sera no, rimasi fermo sulla mia decisione, il “muso” che mi portò per tutta la sera, il suo silenzio di rimprovero ed invece….. la fortuna del Destino…!

Ritornai la settimana successiva, ancora con una squadra di Vigili del Fuoco, per mettere un telone a copertura, a protezione delle ferite, forse l’inconscio codice di riparare, di aiutare, di proteggere come si fa per una persona sul punto di morire! Ancora oggi, a distanza di tre anni, entro in quello che resta e pulisco gli intonaci, togliere i sassi e le pietre che continuano a cadere, a controllare se le ferite diventano sempre più profonde sapendo che non si rimargeranno da sole.

La voglio rivedere più bella di prima, abbiamo costituito il consorzio, abbiamo saggiato le lesioni, ora dobbiamo far preparare il progetto…… speriamo….!

cifone

 



Condividi

    



Commenta L'Articolo