CASETTE: L'ORA DELLE GRANDI MANOVRE PROROGA, RIAPERTURA E UN ESPEDIENTE

(Da AbruzzoWeb) - Le elezioni amministrative dell’Aquila si avvicinano ma la corsa elettorale non ferma le grandi manovre in corso per risolvere lo spinoso caso dei manufatti provvisori tirati su a frotte dopo il terremoto: è vicina la proroga per ulteriori tre anni ma si pensa anche a una riapertura dei termini per “sanare” i casi di abusivismo meno gravi.

A maggio, infatti, scadranno le autorizzazioni concesse a 1.042 famiglie aquilane in base alla delibera 58 di quasi tre anni fa (25 maggio 2009) che prevedeva una procedura semplificata e velocizzata per realizzare abitazioni in legno o altro materiale su terreni edificabili o agricoli per chi avesse la propria abitazione inagibile per via del sisma.

Una soluzione con cui molti cittadini, investendo fondi propri e senza gravare sulle forme di assistenza dello Stato, hanno risolto la loro condizione di sfollati, anche se qualcuno, una minoranza, se n’è approfittato tirando su vere e proprie regge senza presentare neanche un’autocertificazione: oggi sono oltre 2 mila in manufatti stimati all’Aquila, 4 mila si ipotizza nel “cratere”, normato da altre delibere dei comuni.

Il problema ha attirato anche le attenzioni della procura della Repubblica che, dopo aver avviato un'inchiesta e monitorato la situazione, ha fatto scattare anche sequestri per i casi più conclamati di irregolarità.

Inoltre, i cittadini che hanno gettato soldi sulle casette facendo tutto secondo le regole ma hanno lo stesso paura delle ruspe hanno cominciato a organizzarsi per avere una maggiore forza: il problema manufatti è tra i più caldi trattati dall'associazione "Il cratere che resiste", che ha 1.500 iscritti, mentre di recente è nato il comitato "Sinergie civiche" che parla già di "M.a.n.a.", manufatti alternativi non autorizzati, facendo il verso alle sigle di C.a.s.e. e Map.
LA PROROGA


Per quanto riguarda L’Aquila, il triennio di autorizzazione è volato e ora l’unica soluzione possibile, secondo l’assessorato all’Urbanistica guidato dall'uscente Roberto Riga, è quella di una proroga, visto che il Consiglio comunale è fermo in attesa di essere rinnovato e non può coniare una normativa complessiva ma occuparsi
solo di urgenze.

Ecco perché la soluzione molto probabile è quella di uno slittamento dei termini di ulteriori 36 mesi per prendere fiato, proroga che verrebbe concessa a tutte le 1.042 casette autorizzate dentro il territorio comunale dell’Aquila.

Questo darebbe modo all’assemblea civica che uscirà dalle elezioni del prossimo 6 e 7 maggio di preparare la legge cardine con tutta calma, magari inserendola nell’ottica di un nuovo piano regolatore che tenga conto anche di altre novità imposte dal sisma come C.a.s.e., Map e altro.
LA RIAPERTURA DEI TERMINI


La proroga salverebbe chi ha le carte in regola, ma cosa succederà a chi si è “dimenticato” di presentare l’autorizzazione oppure ha costruito il manufatto dopo la chiusura dei termini?

Teoricamente per questi casi ci sarebbe il rischio clamoroso di centinaia di abbattimenti, rischio che a Villa Gioia si vuole assolutamente scongiurare, sia per evitare una probabile rivolta, sia perché anche i proprietari di casette votano.

Di qui l’idea di una riapertura controllata dei termini della delibera 58, consentendo a chi ha tutte le caratteristiche necessarie di far uscire dall’abusivismo completo il suo manufatto, mettendolo in regola ed equiparandolo agli ormai celebri 1.042.

Ovviamente non avrebbe scampo chi ha perso le caratteristiche per usufruire della 58, per esempio oggi ha una casa agibile o ristrutturata.

L’ultimo problema è che tra le case autorizzate, ce ne sono circa 200 in aree a pericolosità molto elevata di esondazioni e frane (classificate come “p4”). Per queste il rischio di abbattimento potrebbe essere molto più serio, chi non vuole scherzi in aree a rischio alluvioni è il prefetto Giovanna Iurato disposta anche ad adottare la linea dura come emerso in molti vertici di alcuni mesi fa.

 



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