Galileo al Gran Sasso, evento-Paolini su La7

In prima serata "ITIS Galileo" dai laboratori sotterranei dell'Istituto Nazionale di Fisica nucleare. "Aveva il coraggio di guardare oltre il sistema di pensieri che reggeva il suo mondo"

E’ il rivoluzionario padre della fisica moderna “capace di fare le cose più straordinarie della sua vita, a partire dalla sconfitta”. E’ il Galileo Galilei che Marco Paolini porta nei Laboratori sotterranei dell’Istituto di Fisica Nucleare del Gran Sasso, un evento tv in onda su La7 nel giorno della Liberazione. Dopo una lunga tournee partita nel 2011, Paolini fa entrare per la prima volta le telecamere nei Laboratori dell’INFN. “Non è un caso che io faccia la diretta in questo giorno, abbiamo bisogno di uscire dalle ristrettezze di pensiero. Il Seicento ci assomiglia e oggi più che la censura di un pensiero egemone subiamo una fortissima autocensura, che è la dittatura della convenienza. La cultura si è così rimpicciolita che non conviene più farla”.

Nella Sala centrale dei Laboratori, dietro il palcoscenico l’esperimento Icarus su eventi rari fra cui le interazioni dei neutrini, Paolini ha in testa un cappello da asino, in una mano una candela e nell’altra la Bibbia: è Galilei, sospettato di eresia, nel momento dell’abiura. “Gli bruciano in faccia il suo libro, è agli arresti domiciliari, sorvegliato a vista dalle suore, è un uomo finito. E invece fra i 70 e gli 80 anni, quasi cieco, dimostra cosa possono fare i vecchi se non vanno in crociera” . Tutto perché “succede che certe idee, a volte, diventino mine vaganti, quando si sbaglia il tempo”.

Proprio su una mina vagante che nasconde un astrolabio, sospesa al centro della scena, sale Paolini in un crescendo di colpi di scena che porta a un finale di gioia scandito dal celebre “eppur si muove” e da parole di Giordano Bruno, prese come omaggio-orazione funebre per Galilei che non ebbe funerali perché in odore di eresia.  Davanti a un pubblico di 45 ricercatori – il numero massimo previsto nei sotterranei dell’INFN – Paolini (con una platea anche dalla Sala Fermi dell’Istituto di Fisica Nucleare, da dove si apre lo spettacolo con una sorta di introduzione in collegamento che vede l’attore dialogare con due liceali su Platone, Aristotele, Tolomeo) racconta la lezione scientifica e critica di Galileo. Le prime scoperte, la costruzione del cannocchiale, con riferimenti ad Aristotele, Keplero, Giordano Bruno, Copernico, inserti di commedia dell’arte e brani in “lingua madre”, cioè in veneziano, come dice l’attore, dal Dialogo sopra i massimi sistemi. E lo spiraglio di ottimismo, presto svanito, offerto da Urbano VIII, il Papa astronomo, che  invita Galilei in Vaticano.

“C’è poca gente e non può essere di più nei sotterranei. Questa è la complicazione, ma quando vai in tv non puoi mettere il fondo nero come in teatro. Il miglior spettacolo televisivo non vale una serata a teatro. E’ come andare o no allo stadio”, spiega Paolini durante le prove. Poi scherza, “so dove è il tunnel della Gelmini ma non lo posso dire adesso. Qualcuno esce con il formaggio svizzero, altri con le cioccolate”.

Dopo la diretta, sempre dalla Sala Fermi, l’approfondimento L’importanza della carta stagnola, condotto su La7 da Natascha Lusenti con ospiti ricercatori, con Paolini in collegamento dai sotterranei e, dalla Cattedra di Galileo al Palazzo del Bo, a Padova, il rettore Giuseppe Zaccaria e due ricercatori. “Lo so che viaggio al confine della retorica – conclude l’attore – sono un attore, non un maestro di pensiero ma non posso più aspettare autorità morali per il mio messaggio”.


(la Repubblica)

 



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