Paolini recita Galileo nel cuore del Gran Sasso “Uno scenziato precario”

(Da Il Centro) - «Un minuto di rivoluzione». Esordisce così Marco Paolini, alludendo ai 1800 chilometri del giro della terra attorno al Sole, davanti al pubblico della sala Fermi dei Laboratori di Fisica nucleare del Gran Sasso. L’attore veneziano poi continua lo spettacolo “Itis Galileo”, scritto con Francesco Niccolini, a 1400 metri sotto la roccia nella sala B dei Laboratori, davanti a un ristretto pubblico di ricercatori. Paolini, nel giorno della Liberazione dal nazifascismo, porta in scena nei laboratori dell’Infn la storia di un’intelligenza, «un uomo, Galileo Galilei, controverso, pieno di contraddizioni che ci somiglia molto», dice Paolini. Lo spettacolo dai Laboratori del Gran Sasso ieri è andato in diretta tv su La7. Una lunga camminata all’interno dei laboratori, con lui 50 persone con caschetti, un silenzio interrotto solo dal rumore dell’attività costante delle grandiose macchine degli esperimenti che si conducono in questo scrigno dell’Abruzzo.  «Sarà uno spettacolo artigiano e partigiano», racconta Paolini «dalla parte di Galileo ma non è facile stare dalla parte di Galileo» che andò nei guai nel 1633 in ginocchio ha abiurato tutto quanto scritto nel testo “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo”. Uno spettacolo “Itis Galileo” che coinvolge completamente gli spettatori, in due vengono chiamati a leggere alcune pagine. Paolini crea immediata intimità con il suo pubblico, toglie dalla polvere dell’antichità Galileo, facendolo uscire soprattutto dalla noia scolastica, dall’Itis appunto. Da solo in scena, ammalia il pubblico, con questo spettacolo ricco della forza della Commedia dell’arte, che ripercorre la storia dell’astronomia e della fisica tra Cinquecento e Seicento. L’attore veneto all’Aquila molti anni fa portò il suo “Vajont” all’allora cinema don Bosco: poche persone in sala e il suo racconto appassionato che incantava il pubblico, così come ieri. Di nuovo. Un’appassionata riflessione sulla storia di un uomo, Galileo, un «ricercatore precario» che arrotonda con oroscopi, precario come molti dei ricercatori che ascoltano in sala Paolini.
 

Barbara Bologna



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