I blog non sono «stampa clandestina»

La sentenza della Cassazione arriva dopo anni di infuocati dibattiti. E sancisce che non c'è obbligo di registrare le testate

Storica sentenza della Cassazione che sancisce che i blog non sono da considerarsi "stampa clandestina". «È una sentenza che fissa un principio», dice Guido Scorza, avvocato e docente di diritto delle nuove tecnologie. La sentenza dice che non serve procedere alla registrazione della “testata” presso il Tribunale della Stampa per gestire un blog di informazione con la conseguenza che non si configura il reato di “stampa clandestina” previsto dalla vecchia legge sulla stampa.

LIBERTA' - «È una conclusione ovvia, scontata, normale», dice Guido Scorza. In pratica dicendo che non c'è obbligo di registrazione dice che ai blog non sarebbero applicabili le discipline sulla stampa. Prima fra tutti, l'obbligo alla rettifica. Un mannaia sulla libertà dei blogger. Ma in quanto a libertà di informazione, c'è poco da brindare. La sentenza che di certo pone oggi un paletto, potrebbe esse superata da nuove leggi, di cui si parla da mesi. E su cui anche il ministro Severino si è espressa chiedendo maggior controllo sui blog. «Questa sentenza, soprattutto non convalidando le precedenti, sgretola l’ennesimo tentativo di imbrigliare l’informazione sul web nella burocrazia pensata oltre mezzo secolo fa per i giornali di carta», dice Guido Scorza. «Appartiene, d’altra parte, alle stesse leggi grazie alle quali la procura della Repubblica di Pordenone sta processando Pino Maniaci di Telejato, tv comunitaria gestita da un’associazione non profit, che rischia la chiusura non potendo migrare sulla piattaforma digitale terrestre sulla quale la legge ammette solo società commerciali».

LA SENTENZA - Il "caso" è quello di un giornalista siciliano, Carlo Ruta, condannato nel 2008 dal tribunale di Modica per il reato di stampa clandestina (pronuncia confermata poi nel 2011 dalla Corte di appello di Catania). Il giornalista curava saltuariamente Accade in Sicilia, blog impegnato a informare sui fenomeni mafiosi. Ed è proprio per un post pubblicato su Accade in Sicilia che un magistrato si era sentito offeso. E aveva querelato per diffamazione Carlo Ruta. Il tribunale di Modica, considerando il blog una vera e proprio testata giornalistica (e cioè un “prodotto editoriale” per la legge nl. 62/2001, e in quanto “stampa periodica, avrebbe dovuto essere registrato presso il Tribunale competente) lo aveva condannato. Ora la Cassazione, con una sentenza dal valore storico, ha stabilito che un blog non è di per sé un prodotto editoriale e la figura del blogger non è sovrapponibile con quella del giornalista. Nella pratica significa che i blog, e i loro animatori (giornalisti e no), potranno continuare l'attività, senza obbligo di registrare la testa. Un primo passo per una maggiore libertà. Anche se le leggi che riguardano i nuovi media digitali sono tuttaltro che chiare
 



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