La ricetta del ministro Barca: «Puntare sull’Università»

Sono anni che si parla della vocazione dell'Aquila in relazione al suo futuro. Dopo il terremoto la domanda su qual è la strada che la città deve percorrere in via prioritaria per il suo rilancio economico e sociale è stata posta più volte e in mille sedi. Ma le risposte sono state sempre diverse e confuse. Ieri però il ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca _ inviato di Monti per la ricostruzione del capoluogo _ nel corso di una puntata di Brontolo, la trasmissione di Rai Tre condotta da Oliviero Beha, ha finalmente detto una parola chiara : L'Aquila deve puntare sull'Università. L'esponente del governo è giunto a una tale affermazione per esclusione. La sua analisi è stata più o meno questa: oggi la città economicamente si regge molto sui redditi da pensione ma questa non può essere una vocazione, il lavoro negli uffici pubblici che pure rappresenta una quota importante della ricchezza delle famiglie avrà in futuro poca incidenza perché i dipendenti delle amministrazioni dello Stato e degli enti locali saranno in prospettiva sempre meno, l'industria manifatturiera già debole prima del sisma non potrà garantire un sostegno decisivo in tempi rapidi, il turismo _ su cui punta molto il sindaco Massimo Cialente _ secondo Barca non è in grado di dare, almeno sull'Aquila, risultati tali da cambiare nel breve periodo il modello di sviluppo. Non resta dunque che l'Università con i suoi circa 25.000 studenti, la gran parte fuori sede, ai quali però vanno garantiti residenzialità e servizi in modo tale da trasformare il capoluogo d'Abruzzo in una grande città universitaria che potrà giovarsi dei centri di eccellenza che già ci sono o che sono in arrivo. Barca ha fatto riferimento ai Laboratori di fisica nucleare e all'istituendo Istituto scientifico del Gran Sasso che dovrebbe avere sede nel centro storico dell'Aquila. Di questa vocazione e delle politiche conseguenti si parlerà il 5 luglio in un incontro (fra Barca, il ministro Francesco Profumo, il rettore e il sindaco) nell'ambito di un nuovo appuntamento relativo al progetto "Abruzzo verso il 2030 sulle ali dell'Aquila" portato avanti dall'Ocse, dall'università olandese di Groeningen in collaborazione con le forze imprenditoriali e sindacali locali. Il rettore Ferdinando di Orio ha dato atto a Barca del fatto che «il ministro sin dal suo arrivo all'Aquila all'inizio dell'anno aveva intuito le potenzialità dell'Ateneo» anche se ha ribadito le sue perplessità sul progetto Ocse (che viene identificato _ con una semplificazione _ in "smart city" una città in cui premendo un tasto tutto dovrebbe funzionare per incanto). Di Orio non nega che bisogna “costruire” già da adesso un’idea per L'Aquila del 2030 «ma ci sono risposte che vanno date subito, non è più possibile aspettare». Tra l'altro l'università in questi giorni sta mettendo a punto il progetto di un incubatore di impresa che dovrebbe sostenere coloro che dalla teoria vogliono passare subito alla pratica. Se la vocazione dell'Aquila è l'Università forse sarebbe ora che a tutti i livelli si impostino programmi , iniziative, si dia il via al potenziamento dei servizi (trasporti, residenzialità, luoghi per lo studio e lo svago, sconti nei negozi, fruizione gratuita di luoghi d'arte e quant'altro) con l'obiettivo di fare della città un attrattore di studenti mentre oggi si ha l'impressione che presto _ finite le tasse d'iscrizione gratuite _ ci troveremo di fronte a una fuga senza ritorno.
 

(da Il Centro)

 



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