Festa di San Pietro al Morrone in Paganica

(Di Raffaele Alloggia) - A più di tre anni da quel 6 aprile, per la quarta volta consecutiva, sabato 30 giugno, viene riproposta l’antica “passeggiata”alla piccola chiesa di San Pietro al Morrone in Paganica, unica chiesa alle pendici del Gran Sasso dedicata al Santo, ad oggi ancora non ha avuto nessun intervento di “messa in sicurezza”. Il programma prevede la partenza alle ore 9,00 dalla fontana monumentale di Sant’Antonio, alle ore 11,00 la celebrazione della Santa Messa officiata dal Parroco di Paganica Don Dionisio Rodriguez. Era prevista anche la partecipazione del Vescovo Ausiliare dell’Aquila Monsignor Giovanni D’Ercole che non potrà essere presente per impegni precedentemente assunti e che, comunque, assicura il suo ricordo nella preghiera a quanti parteciperanno alla festa.
Questa la relazione dei tecnici appena dopo il sisma:<< L’esterno della chiesa ha delle lesioni in corrispondenza della facciata e la parete di monte mostra uno “spaciamento”dovuto forse ad un abbassamento del sottostante piano fondale che porta anche a delle piccole crepe verso il cantonale absidale. I coppi e contro coppi di copertura sono scivolati e per questo la copertura è stata integrata con un telo impermeabile. L’interno ripropone alcune lesioni già evidenziate all’esterno, mentre più grave sembra essere quella orizzontale che si colloca nella parte bassa del muro dietro l’altare. Gli affreschi fortunatamente non hanno subito danni.>>  Le scosse che si sono succedute da quella data, hanno fatto sì che lo “spaciamento” e le crepe siano notevolmente peggiorate e del telo da molto tempo non se ne ha più traccia, l’acqua sta degradando le tavole del tetto rifatto dall’Intendenza per i Beni Culturali nel 1993.
 La chiesetta è presente nel censimento del 1312 (Rationes Decimarum Italie Aprutium Molisium) sotto il nome di “San Petri ad Marginem”. La stessa fu dedicata all’Eremita del Morrone , dopo che il 5 maggio 1313 fu canonizzato da Papa Clemente V , come San Pietro al Morrone, per le sue qualità di eremita, non come Papa. (Fatto veramente eccezionale per la Chiesa, nel 1668, Clemente IX riconoscerà santo anche Celestino V, che da allora sarà chiamato San Pietro Celestino: Pietro come eremita e Celestino come Papa.) E’ ragionevole pensare a questa ipotesi poiché, come ci racconta Buccio di Ranallo nella sua “Cronica”, i paganichesi avevano un “debito” con il Santo, per l’intercessione verso il Re Carlo D’Angiò. …. Nell’agosto del 1293, in seguito all’uccisione del cavaliere del popolo Nicola dell’Isola, (fu attossicato) ci fu una grossa “briga” durata mesi, all’interno delle mura dell’Aquila, tra Paganica e Bazzano. In aiuto dei due castelli se ne allearono altri, sia da una parte che dall’altra. Alla fine della briga, così la chiama Buccio di Ranallo, ci furono molti feriti tra le due parti in conflitto. Il Castello di Paganica ne uscì sconfitto e, per volere dei rappresentanti dei quartieri della città, supportati dal Re Carlo D’Angiò, 64 capi famiglia paganichesi intus furono “esiliati” dall’Aquila, mentre  mogli e figli rimasero in città a presidio delle proprie abitazioni. Giusto un anno dopo, nell’agosto del 1294 nella chiesa di Collemaggio, fu incoronato Papa Celestino V. Come noto, il Papa prima di recarsi alla sua sede  naturale, rimase per un mese all’Aquila dove accolse tutti i Capi di Stato e Re dell’epoca, così quando incontrò Re Carlo D’Angiò, gli chiese di far rientrare all’Aquila i “Paganisci”. “San Pedro beneditto in l’Aquila li remise, et fecero la pace como li commise; et lui per bona vollia fare ben promise; Re Carlo, ad soa preghiera, la pena li dimise”. Così in città ritornò la pace fra tutti i castelli. (Laude - Aquila in divisione assai trovasty, che l’un castello all’altro facea guerra; venisty in questa terra e l’un coll’altro tucti li apparasty) Di questo importante evento all’epoca dei fatti, si diceva “trattarsi di una specie di perdonanza laica”.

 



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