Salita sul Cefalone e i fantasmi dei cinque frati...

di Sante Acitelli 2006 - E’ cominciata la stagione e come sempre, da sempre, inizio le camminate sulle (mie!) montagne, con Pizzo Cefalone.
Non ha la fama di Corno Grande, non ha la difficoltà di Corno Piccolo, non ha le stelle alpine del Camicia o del Prena ma, per me, è la più bella ed è quella alla quale sono più affezionato; volete accompagnarmi?
Seguitemi e scoprirete un angolo di paradiso e qualcosa in più di …me!
Sveglia alle cinque, un’ultima controllata allo zaino (borraccia, k-way, cordino, colazione, coltello, sigarette), un pò di pane e caffè ed esco di casa; l’aria è ancora fresca, guardo la cima (tutta tersa, nessun problema per un cambio di tempo) salgo in auto e via fino a raggiungere Campo Imperatore; supero la base della funivia di Fonte Cerreto (e come sempre, da sempre, mi chiedo perchè è stata costruita con una architettura alla “russa” forse per ricordo del freddo, chissà), giro per il curvone dei “sette frati” (e come sempre, da sempre, mi riviene in mente mio padre che mi racconta per l’ennesima volta la storia dei fantasmi di sette frati che compaiono e scompaiono nel bosco); salgo per i tornanti fino a incontrare la capanna del pastore (e come sempre, da sempre, ripenso a quel certo Mosca che, per proteggersi dalla pioggia, si riparò dentro la capanna ma un fulmine lo colpì e lì morì); continuo a salire fino ad arrivare alla Fossa di Paganica (e come sempre, da sempre, mi chiedo come si poteva pensare di costruire un villaggio turistico in quel posto, ma tutto il male non vien per nuocere, visto che le rovine sono diventate stalle per le “vaccine” dei pastori di Paganica); arrivo al bivio che sale per Campo Imperatore (e come sempre, da sempre, mi chiedo perchè non si interviene per ristrutturare l’eremo di S. Egidio, il trullo a latitudine più a nord di Italia e quindi del mondo); finalmente arrivo a Campo Imperatore!
Uno sguardo che “spazia” dal Terminillo, a Corno Grande, alla Maiella, fino al Sirente, stringo i lacci degli scarponi e comincio a camminare sul sentiero a sinistra che guarda il rifugio Duca degli Abruzzi; un leggero saliscendi, la pista ben tracciata e dopo una mezz’ora arrivo al Passo del Lupo; prima fermata (e come sempre, da sempre, guardo verso Assergi per vedere se mia madre è affacciata), riconosco la casa ma è troppo lontano per vedere anche le persone ma che importa…; ora il sentiero comincia a salire, devo respirare profondamente (gli anni avanzano) ed arrivo a Passo della Portella (e come sempre, da sempre, ricordo mio padre che mi raccontava di quando ritrovarono il corpo congelato di suo nonno abbracciato ad un tecnico che aveva accompagnato in montagna, erano stati sorpresi da una bufera di neve, si erano abbracciati forse per proteggersi dal freddo e così erano morti; l’asino lo trovarono più “a valle” forse riuscì a scendere un pò o forse rotolò, chissà!).
Ora comincia la salita, una crestina di breccia da dove si vede uno spettacolo “mozzafiato”, Monte Corvo, Pizzo Intermesoli, Corno Grande, tutti lì che sembra di poterli toccare, Cristo se sono belli!
Ora la cresta volge a sinistra, verso la vallata che guarda ad Assergi, supero l’Ara di S. Franco (e come sempre, da sempre, mi raccomando di non toccare quell’erba di un verde intenso della quale non conosco il nome ma conosco gli effetti irritanti se la tocchi).
Sono giunto sotto gli “scogli” ovvero le grosse rocce che costituiscono la vetta; salgo per una piccola gola antipatica perchè piena di sassi instabili e poi la salita sull’erba “facile facile” (se non è bagnata) ma “faticosa faticosa” per le mie ginocchia; sono arrivato al bivio per le Malecoste, un bel respiro profondo ed attacco le rocce che portano in vetta; ancora uno sforzo, ci sono quasi (e come sempre, da sempre, mi piace “troppo” la sensazione del freddo della roccia sulle mani, “sentire” l’appoggio sicuro del piede, girarmi a valle per vedere quanto sono esposto al vuoto …….e quanto sono scemo).
Eccomi in vetta, anche quest’anno sono quì; come al solito riguardo le croci in ferro per vedere se qualche scellerato le abbia “scarabocchiate”, mi spoglio completamente, (si! avete letto bene! completamente nudo! come sempre, e da sempre); mi siedo “all’indiana”, apro la zainetto e faccio colazione (alla paesana, con il pane “intinto” nell’uovo e poi fritto), finisco l’acqua della borraccia, la solita stupidaggine (come sempre, e da sempre) di fumare una sigaretta; mi alzo in piedi (sempre nudo) e grido al cielo il nome di DIO, mi rivesto e comincia il ritorno.
Mi fermo quì per non tediare ancor di più chi abbia avuto la curiosità di leggere questo “post” ed anche perchè mi sono accorto che ho già scritto molto.
Vi aspetto sempre ad Assergi e nel suo splendido territorio!
by Cifone
Riferimenti: Gite sul Gran Sasso

 



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