IL RIFUGIO GARIBALDI RIAVRÀ LA NEVIERA

IL RIFUGIO GARIBALDI RIAVRÀ LA NEVIERA

 



Una neviera davanti al Garibaldi, il rifugio più antico d’Italia, proprio come in origine e tuttora visibile in antiche foto. Sarà pronta nell’estate 2025 quando verrà completato il restauro conservativo attualmente in corso a cura dell’Usra. L’iniziativa è stata annunciata qualche giorno fa nel corso della presentazione del Bollettino della sezione aquilana del Cai che con lil numero 185, la quinta serie, torna a essere pubblicato. Le pubblicazioni del giornale di sezione, nato cento anni orsono, primo numero maggio 1924, erano state interrotte nel 2012.
Attualmente i lavori al Garibaldi sono stati completati con il rivestimento di tutti i vani con doghe in legno. Dal prossimo anno, poi, la neviera, che avrà l’altezza di un metro, riqualificherà anche l’esterno e contribuirà a identificarlo non solo in quanto rifugio ma come presidio in quota dell’Alpinismo e della cultura delle genti di montagna. L’intervento rientra nell’ambito dei lavori di valorizzazione del Sentiero Italia Cai del tratto compreso tra Popoli e Campotosto, opera che l’Usra sta compiendo insieme all’Usrc e al Cai con l’utilizzo del Fondo complementare del Pnrr per le aree del sisma. Ed il Rifugio Garibaldi insiste proprio su questo tratto. Il suo recupero totale consentirà di continuare a svolgere la funzione di accoglienza.
Venne, infatti, costruito nel 1886 dalla sezione Cai di Roma a 2231 metri di quota in zona Campo Pericoli, all’imbocco della Val Maone, su un sentiero allora accessibile solo dai muli, in territorio di Pietracamela. Ciò nonostante, i lavori furono portati a termine dagli abitanti di Camarda guidati dal capomastro Romualdo Baglioni. E si narra che gli operai della frazione aquilana trascurarono il lavoro nei loro campi per portare a termine la costruzione. Da iniziale stazione di posta fu iniziato ad usare, oltre che per le traversate, anche per le ascese più impegnative a Corno Grande o per raggiungere Pizzo Intermesoli e Monte Corvo. Nel 1924 passò in gestione al Cai dell’Aquila ma già nel 1908, con la costruzione del vicino Rifugio Duca degli Abruzzi, la struttura era in declino. Si provò a risollevare le sorti affidandolo alla famiglia Pilato di Assergi che operò un primo restauro. Definitivamente donato al Cai dell’Aquila nel 1977 fu sottoposto a ulteriore revisione e ripristinato il primo ottobre del 1978 come testimoniano cartoline che riproducevano foto d’epoca. Da qualche anno è chiuso in attesa dei lavori dettati dall’usura del tempo atmosferico e storico. Ciò che è rimasto accessibile, quasi costantemente, è il “sempre aperto”, l’oblò nel tetto nel tetto che lo contraddistingue come bivacco per le intemperie invernali quando Campo Pericoli è immerso nella neve. E la sua caratteristica, il cosiddetto “passo dell’uomo”, rimarrà, anche nella sua riqualificazione definitiva, a disposizione di chiunque, e in qualsiasi momento senza obbligo di prenotazione, per emergenze quando tutto intorno è un mare bianco.
Federica Farda



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