Spending review: il caso dell’ INFN (di Roberto Battiston)

Il terremoto ha colpito  venerdi’  6 luglio.

Era nell’ aria, si parlava da giorni dei tagli al pubblico impiego, di  dove sarebbe caduta la mannaia della spending review. Erano apparse sui giornali le  liste, poi rientrate, degli Enti di Ricerca da accorpare come fossero foglietti di un libretto di appunti. Secondo questo schema ne sarebbero rimasti solo 4 (CNR, ASI, INFN, Sincrotrone di Trieste), tutti gli altri, circa una dozzina,  avrebbero dovuto essere sminuzzati, destrutturati,  accorpati, neanche fossero gli ingredienti di una salsiccia.

Poi, dopo un vorticoso giro di telefonate, l’accorpamento è rientrato anche perchè  i geni al lavoro al Ministero delle Finanze si devono essere resi conto che questi accorpamenti non avrebbero generato cassa, per lo meno in tempi brevi,  ma avrebbero addirittura creato dei costi aggiuntivi.

Il testo del decreto legge invece va diritto al punto, tagliando in modo sostanziale il finanziamento della ricerca, quello disponibile una volta tolti costi fissi (salari, funzionamento delle strutture), colpendo in questo modo di più gli Enti che hanno  in gestione risorse pubbliche  per effettuare direttamente le attività di ricerca di base e meno quelli impegnati in ricerca applicata e che tali risorse le ottengono attraverso fondi esterni (= non direttamente dati dal MIUR)  provenienti dall’ Italia o dall’estero (UE).  Questa strategia colpisce quindi con forza gli enti deputati alla ricerca fondamentale, arrivando all’ incredibile paradosso degli insostenibili  tagli  applicati al bilancio dell’ INFN due giorni dopo l’euforia e  l’orgoglio per il ruolo che l’Italia ha avuto nella  fondamentale la scoperta del bosone di Higgs.

Questa incredibile situazione ha fatto il giro del mondo, tanto clamoroso e stridente è  apparso il rapporto tra il successo per una scoperta planetaria e la durezza del colpo subito proprio dall’ INFN, che con questi tagli rischia di non potere  più svolgere la sua funzione istituzionale.

Difficile scrivere un testo più efficace della lettera inviata oggi  a Napolitano dal Presidente dell’ INFN, Nando Ferroni, il quale ha anche annunciato che, non rendendosi disponibile per dirigere  una situazione ingestibile, se i tagli fossero mantenuti avrebbe preso in considerazione l’ipotesi della dimissione in blocco dei vertici dell’ Istituto.

Tutto questo a meno di un anno dal completo rinnovo dei vertici dell’ INFN dopo l’estenuante periodo  del riordino degli Enti, operazione di gelminiana memoria  che ha paralizzato la ricerca italiana per  più di 18 mesi. Oggi l’ INFN ha dei vertici giovani e dinamici ma rischia di non potere sfruttare le sue grandi potenzialità.

In Italia, si fa della buona ricerca, spesso ottima. Lo riconoscono tutti, specie all’estero. Non solo ma formiamo degli ottimi aspiranti ricercatori, quelli che,  in passato dopo il dottorato, oggi dopo la laurea, se ne vanno all’estero senza più tornare. Nonostante questo, la stragrande maggioranza degli Enti di Ricerca produce risultati e pubblicazioni di ottimo livello.

Ma la ricerca, nel Bel Paese, non è percepita come una cosa importante.  Politiche discontinue, ministri  incompetenti, abissali distanze culturali, pensieri ed ideologie confuse, lentezza estrema dell’ azione di governo. Il MIUR/MUR  ha visto pochi ministri che sapevano cos’era e come si gestiva la ricerca: Ruberti spicca fra tutti per la sua statura internazionale.

Molto spesso questo ministero  è stato considerato un portafoglio leggero, di secondo piano, con cui accontentare qualche appetito politico. Fatal error!  La scuola, l’università e la ricerca rappresentano il pulsare profondo del futuro di un paese, non dovrebbero essere luogo di tagli ma di sistematici investimenti.

Ma questo sembra  interessare sempre meno la nostra classe politica.

Guardate il grafico seguente: rappresenta l’andamento del  bilancio  dell’ INFN negli ultimi 26 anni, indicizzato al 2011.

Andamento del Bilancio dell' INFN dal 1985 al 2012, indicizzato al 2012.

Andamento del Bilancio dell’ INFN dal 1985 al 2011, indicizzato al 2011.

In questi anni sono stati realizzati i grandi esperimenti agli acceleratori del CERN (LEP, LHC), gli straordinari Laboratori sotterranei del Gran Sasso con i loro grandi esperimenti, i  nuovi acceleratori KLOE e SPARC presso i Laboratori di Frascati, una serie di importanti  esperimenti nello spazio, AMS-01,Pamela, Fermi/GLAST, AMS-02, l’ultra sensibile interferometro per onde gravitazionali VIRGO a Cascina, solo per citare una parte delle realizzazioni e dei risultati ottenuti dai fisici dell’ INFN nel corso di più venticinque anni.

Da 15 anni il bilancio è però in continuo calo e nel  2011/12 siamo  tornati sotto al valore  del 1985 : taglio dopo taglio siamo tornati indietro di un quarto di secolo e la diminuzione non mostra di volersi arrestare!

Non è incredibile ?

Tutto questo accade nonostante le risorse all’ interno del’ INFN siano, a detta di tutti, gestite con la massima efficienza, al punto da riuscire a realizzare progetti estremamente ambiziosi in un contesto di fondi  in continua decrescita.

Che futuro può avere  un paese che cammina a grandi passi all’indietro in un settore così strategico come la ricerca, mentre tutti gli altri competitors corrono in avanti ?

Davvero occorre una laurea in  economia  per tagliare in modo  da  danneggiare coloro che meritano e di conseguenza premiare i  meno competitivi ?  Davvero non si riesce a fare un lavoro migliore aiutando il rilancio del paese e non il suo regresso?

Siamo ancora in tempo per correggere il tiro: il decreto è entrato nell’ iter parlamentare dove potrebbe essere corretto entro il 20 luglio. Attiviamoci come si fa nei paesi civili, parliamo con i nostri parlamentari, scriviamo sui blog, sui giornali, facciamo il passa parola.

Oggi tutti sappiamo  cos’è il bosone di  Higgs grazie all’ INFN ai suoi 1900 dipendenti, ai  suoi 2500 associati delle varie università italiane, ai suoi bravissimi  giovani, tra le migliori menti che abbiamo in questo paese.

E’ giusto attivarsi in difesa di un bene comune, qualcosa che deriva direttamente da Fermi, Amaldi, dalla scuola di Via Panisperna.  Qualcosa di irripetibile, una risorsa eccezionale che tutti ci invidiano e deve essere sostenuta e protetta proprio in momenti come questo in cui occorre essere capaci di ripartire utilizzando quanto di meglio il paese ha a disposizione.



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