Le Poste indicano 73 piccoli uffici a “rischio”

Settantatrè piccoli uffici postali "diseconomici", sparsi nei comuni di tutta la regione, sono a rischio chiusura. Lo prevede il piano di riorganizzazione che Poste Italiane ha inviato all'Agcom, allegando tanto di lista delle strutture considerate "anti economiche", che a livello nazionale superano quota 1.150. Il piano, tra l'altro, sancirebbe anche la chiusura definitiva dell'ufficio di Onna - frazione dell'Aquila divenuta tragico simbolo del terremoto del 2009 - ufficio che, dopo il sisma, non ha mai riaperto. Trenta gli uffici a rischio chiusura nell'Aquilano, altri trenta nel Teramano, sette nel Pescarese e sei nel Chietino. In particolare, fra le strutture aquilane considerate diseconomiche, oltre a quella di Onna, vi sono anche quelle di Prata D'Ansidonia, Scontrone, Oricola e San Gregorio (L'Aquila). In provincia di Teramo spiccano, fra gli altri, gli uffici di Notaresco Stazione (Mosciano Sant'Angelo), Silvi, Cologna (Roseto degli Abruzzi), Mutignano (Pineto), San Gabriele dell'Addolorata (Isola del Gran Sasso) e Valle Castellana. Nel Pescarese, fra gli uffici postali a rischio vi sono quelli di Caprara d'Abruzzo (Spoltore), Piano d'Orta (Bolognano), Vestea (Civitella Casanova), Villa Badessa e Villa San Giovanni (Rosciano), mentre in provincia di Chieti rischiano la chiusura anche le strutture di Marina di San Vito, Villatucci (Crecchio) e Terranova (Roccamontepiano). Per evitare una «mazzata tremenda dovuta ad un piano di smobilitazione piuttosto che di riorganizzazione», il Pd abruzzese annuncia una risoluzione in consiglio regionale per difendere gli uffici postali dei piccoli centri. Il documento impegna la giunta Chiodi «ad intervenire presso il ministero competente con opportune iniziative atte a garantire il mantenimento del servizio pubblico nelle realtà locali colpite dalla chiusura degli sportelli postali; ad istituire un tavolo permanente tra Regione, Upi (Unione Province Italiane), Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), Poste Italiane e forze sociali per monitorare la situazione e per conoscere quali siano le reali intenzioni dell'azienda in merito al piano occupazionale; a riferire in Consiglio regionale delle iniziative assunte nella difesa dei piccoli uffici». Poste Italiane precisa come l'elenco degli uffici postali diseconomici sia «solo un impegno con l'AgCom e non un piano di chiusure. Ogni anno», spiegano alla società , «dobbiamo inviare all'autorità di vigilanza un report sugli uffici postali e sulle strutture di recapito che non garantiscono l'equilibrio economici».
 



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