Vescovo "a due ruote" guida motoraduno a santuario San Gabriele

Sono arrivati in centinaia da tutt'Italia a bordo delle loro potenti motociclette per radunarsi al Santuario di San Gabriele, ai piedi del Gran Sasso, guidati da un centauro d'eccezione: il vescovo-biker Giulio Mencuccini, in sella ad una Yamaha Supertenerè, che sul cruscotto, questa mattina, on tanto di foto del Santo sul cruscotto in bella vista. Una festa "a due ruote", quella di questa mattina nel santuario abruzzese, che ha uno scopo benefico: raccogliere fondi per costruire un asilo polivalente in Indonesia. Il vescovo, infatti, è missionario da oltre 30 anni in questo Paese e vescovo della diocesi di Sanggau, nel Borneo occidentale, usa la moto per raggiungere i fedeli attraversando campagne e foreste. Il motoraduno è stato organizzata dai padri passionisti in collaborazione con il motoclub di Cerchiara e rientra all'interno delle celebrazioni del 150esimo anniversario della morte di San Gabriele. «È un'iniziativa che mi stava a cuore da tanto tempo - racconta monsignor Mencuccini a Radiovaticana - volevamo fare questa 'Festa del motociclistà e quest'anno ci siamo riusciti. Insieme con altri amici motociclisti della mia zona - io sono della zona di Chieti - ci siamo dati da fare per organizzare una bella manifestazione non solo folkloristica, per la presenza della moto, ma anche spirituale». «Una manifestazione che possa dare un segno, perchè oggi - sottolinea il vescovo passionista - quando si pensa ai motociclisti si pensa sempre un pò in modo negativo, mentre la mia esperienza - è da anni che organizzo i 'motopercorsì di solidarietà, per aiutare i fedeli della mia diocesi, sin dal 1995 - mi fa dire che ogni anno i motociclisti crescono ed aiutano e anche spiritualmente fanno dei progressi».Il vescovo-biker racconta poi il 'rapportò con la moto. Non è il solo ad usarla nella sua diocesi, in Indonesia: «anche i miei preti la utilizzano. E non solo loro: anche le suore, i maestri di religione. Nella mia diocesi ci sono - più o meno - 200 moto: è il mezzo più comune e più pratico per l'apostolato, perchè su strade in terra battuta con la moto si riesce sempre ad andare avanti, anche se c'è l'alluvione o altri tipi di ostacoli». A parte l'utilità di un mezzo così agile, la moto avvicina anche una figura, come quella del vescovo oppure del sacerdote, alla popolazione, «lo rende simile a loro - osserva - ed è per questo che in Italia restano tutti meravigliati. In Indonesia non è un problema, perchè il vescovo è uno dei fedeli, mangia con loro, si siede con loro sul pavimento come è normale nei villaggi. Qui in Italia vedere un vescovo che gira con la tonaca, su una moto, non è facile. Mi ricordo che due anni fa una vecchietta, quando mi ha visto in moto vestito da vescovo, ha esclamato: 'È finita la Chiesa!'. Mi sono fermato e le ho detto: 'No, no la Chiesa va sempre»'. Ricordando poi lo scopo benefico del raduno, Monsignor Mencuccini spiega: «nella mia diocesi da anni stiamo raccogliendo fondi proprio attraverso questi raduni di moto. La gente in Europa offre aiuto soprattutto per progetti umanitari e noi abbiamo realizzato con questi aiuti cinque asili con convitti per i ragazzi che vogliono frequentare le scuole superiori. Speriamo ora di realizzarne altri, in modo che ogni parrocchia possa essere completa di tutto: abbiamo le scuole cattoliche, dall'asilo fino al liceo, quasi in ogni parrocchia. La diocesi di Sanggau comprende 23 parrocchie: è una delle diocesi più grandi in Indonesia, con 335 mila cattolici», conclude.



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