Pineta di Roio patrimonio inestimabile non solo ambiente Sul colle di Monteluco

- di Fulgenzio Ciccozzi-  Ci voleva un incendio alla Pineta di Roio per capire l'importanza ambientale e strategica che riveste la zona boscosa che sovrasta il capoluogo abruzzese. La collina, a metà Ottocento, era ancora sostanzialmente priva di alberi e il suo spazio semisferico era adibito a pascolo per gli animali degli allevatori locali. Poi, sul finire del XIX secolo fu realizzato, con un provvedimento “dell’Onorevole Comitato del Corpo Forestale dello Stato”, seguito da una delibera di assenso del comune di Roio Piano, l'impianto di conifere. Tale iniziativa era necessaria soprattutto per salvaguardare, da eventuali frane, sia la strada rotabile che attraversava (e attraversa tuttora) il colle e sia la ferrovia L’Aquila–Terni che era stata appena inaugurata. Inoltre l’altura di Monteluco è stata da sempre luogo di culto per gli abitanti dell’Aquilano. Non a caso nel sottostante vado, a Roio Poggio, sorge il Santuario della Madonna della Croce, tanto caro al Cardinale Carlo Confalonieri. Fu l’Alto prelato, preoccupato per la grave situazione causata dalla seconda guerra mondiale che favorì il pellegrinaggio dei fedeli al Santuario per chiedere alla Vergine protezione e conforto. Grazie all’affetto e alla perseveranza dei devoti il colle diventò il Monte Santo della Madonna e il sentiero che parte dalla zona della Rivera, all’Aquila, è diventato la via Mariana del Rosario. L’altura ha avuto nel tempo anche valore strategico per le operazioni militari. Lo capì bene già nel Quattrocento Braccio da Montone quando con i suoi mercenari pose d’assedio la città di Aquila. E lo capì bene anche l’esercito tedesco quando nel 1943 la collina di Roio divenne luogo privilegiato per ospitare un reparto di contraerea al fine di proteggere gli obiettivi sensibili del capoluogo. In precedenza nel 1937, alla presenza dei ministri delle Corporazioni e delle Comunicazioni, fu inaugurata la Colonia Montana IX Maggio. Tale iniziativa rientrava nella politica sociale fascista al fine di educare, in base ai principi autoritari dell’epoca, i bambini nella disciplina sportiva e scolastica. La struttura fu per un breve lasso di tempo anche sede del Rest Center che ospitava le truppe alleate al fine di consentire loro il riposo per l’avvicendamento al fronte. Poi l’edificio fu adibito a centro di assistenza post bellica che accoglieva, tra gli altri, i profughi Giuliani. Nel pieno boom economico degli anni Sessanta fu costruita una delle sedi dell’Ateneo. Nel 1969 infatti fu inaugurata la facoltà di Ingegneria, che proprio quell’anno fu spostata dall’Aquila. Oggi, la cima di Monteluco ospita numerosi ripetitori radiotelevisi e di telefonia mobile che ne hanno in parte modificato la naturale predisposizione quale località turistica e punto di ristoro per le famiglie aquilane. E’ cronaca di questi giorni l'incendio che si è propagato da un terreno incolto posto a fianco di una vecchia cava abbandonata sorta nel dopoguerra, vicino alla Foce. Un luogo triste, se si pensa alle carcasse delle volpi uccise che solo qualche anno fa penzolavano, come macabro trofeo, dai rami dei vicini alberi di mandorlo. Adesso, in attesa di iniziative che ne promuovano uno sviluppo turistico, sportivo e culturale (Università), solo casetta delle “volpi”, animata dalle iniziative del gruppo alpini di Roio, è rimasta a presidio di questo immenso patrimonio naturalistico. Se si pensa che il primo tragico impatto che il novello bosco ebbe con il fuoco risale all’inizio degli anni Venti del secolo scorso, di tempo ne è passato. Allora la causa dell’incendio fu probabilmente dovuta ad imperizia umana, oggi chissà! Con gli anni il mondo cambia ma gli uomini sono sempre gli stessi *storico locale


 



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