Ghizzoni: così ho soccorso il commissario di gara, ho avuto paura, pensavo che non respirasse

 «Voglio andarli a trovare in ospedale prima possibile, provo un senso di colpa per aver sbagliato la curva e poi un senso di responsabilità verso due persone che stavano compiendo il loro dovere». L’ex rugbista Serafino Ghizzoni dimostra di essere un campione anche fuori dallo sport. La sua auto è distrutta, gli è stata restituita dalla polizia. Lui per fortuna sta bene, e la sua preoccupazione e tutta per il maresciallo dei carabinieri e per il commissario di gara coinvolti nell’incidente. Ghizzoni, come è andata? «Ho perso il controllo all’uscita di quella curva, la macchina ha sbandato a sinistra e poi è andata in direzione opposta. Ha preso un piccolo terrapieno, ha fatto su e giù e urtato una macchina che stava parcheggiata fuori». Si ricorda di aver investito il carabiniere e il commissario di percorso? «Credo sia stato un contraccolpo dell’auto che ho colpito, non credo di averli investiti perché altrimenti sarebbero morti». A quanto andava? «A 123.130 all’ora, il contraccolpo dev’essere stato forte». E lei che cosa ha fatto? «Sono sceso, ho visto solo il commissario. Stava a testa in giù, gli occhi sbarrati rivolti verso l’alto, non si muoveva e non respirava. Ho chiesto aiuto, urlavo e non è sceso nessuno. Mi serviva un pezzo di legno per tirargli fuori la lingua, sono dovuto andarlo a prendere io e poi il commissario ha ripreso a respirare. Sono stati momenti terribili. Il carabiniere è stato soccorso da dei vigili del fuoco». Secondo lei, c’erano tutte le condizioni di sicurezza? «Forse è stata valutata un po’ male la sicurezza del posto». Lei non si è fatto nulla, continuerà a correre? «Noi piloti siamo iper protetti, non provo nenache dolore. Una pausa comunque me la prendo». Suona in continuazione anche il telefono di Mirko Di Carlo, il commissario di percorso coinvolto nell’incidente e ricoverato in ospedale. Il peggio è passato, già domani può essere dimesso. «Sento ancora qualche dolorino, ma se penso a quello che poteva accadere, mi sento un miracolato. Non vedo l’ora di tornare a casa e riprendere la vita di tutti i giorni», afferma. Dell’incidente ricorda solo la prima parte, poi il buio assoluto: «Eravamo posizionati insieme al carabiniere dopo il primo tratto di salita. Quando è toccato all’auto di Ghizzoni l’ho vista uscire dalla curva già in testa coda. Evidentemente l’aveva presa troppo forte e non era riuscito a tenere la traiettoria. Ha sbandato ed è uscita sul lato destro della strada salendo su un terrapieno. L’ho vista venirmi addosso e a quel punto ho pensato solo a buttarmi all’indietro per evitare di essere preso in pieno. Poi non ricordo più nulla». Di Carlo è commissario di corse in salita da parecchi anni e quella del Cinquantenario è stata la sua quinta cronoscalata: «Mi sono risvegliato in ospedale e avevo dolori da tutte le parti. Ma ora sto meglio e so che il peggio è ormai passato». A evitargli conseguenze peggiori è stato proprio la persona che era alla guida dell'auto che una volta scesa dall'auto si è precipitata a soccorrerlo. Ghizzoni è stato lesto a prendere un legnetto e a inserirglelo in bocca per evitare che la chiudesse.



 



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