Laboratori Nazionali del Gran Sasso e Istituto di Fisica di Pechino

 Come si dice scienza in cinese? Dovranno imparare il termine (科, kē, per la cronaca) gli studiosi dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), così come i colleghi dell’Istituto di Fisica per le Alte Energie di Pechino (Ihep) dovranno esercitarsi con l’italiano. Tra i due supercervelloni è stato infatti stipulato un patto (22 maggio), che sarà ratificato a settembre, per la realizzazione di un laboratorio virtuale di scienza in cui far confluire i progetti condivisi tra i due Paesi.

Al centro dell’agenda della piattaforma italo-cinese progetti su materia oscura, neutrini e computing. Alberto Zoccoli, professore dell’Università di Bologna e membro della giunta esecutiva dell’Infn, spiega che alla base del patto ci sono “gli importanti traguardi nella ricerca di base e nelle sue ricadute tecnologiche conseguiti da Pechino, mentre noi possiamo offrire ai nostri partner una leadership nel campo della fisica medica e degli studi magnetici”. Il programma: la Cina ha dimostrato interesse a procedere con esperimenti in tandem su neutrini e materia oscura nei laboratori sotterranei del Gran Sasso. L’Italia invece ha messo gli occhi sul reattore di Daya Bay, anch'esso realizzato per lo studio delle oscillazioni dei neutrini. Si tratta di un progetto internazionale (che include già, oltre ai padroni di casa, Taiwan, Stati Uniti e Repubblica Ceca) e situato in una struttura a 52 chilometri a nord di Hong Kong.

Il Dragone e il Belpaese andranno a braccetto anche sulla fisica degli acceleratori, il computing (approfondimento i lavori sulla Grid), poi esperimenti come Argo (situato sull’altopiano del Tibet) e Ams, il rivelatore di raggi cosmici trasferito dodici mesi fa sulla Stazione spaziale internazionale. “Per rendere operativa la collaborazione - aggiunge Zoccoli - dopo l’estate si inizierà con la reciproca rappresentanza, ovvero la presenza di uno scienziato cinese in Italia e di un nostro esponente in Asia”. L’accordo avrà durata quadriennale ma non è stata ancora stabilita una tabella di marcia precisa sullo svolgimento delle attività. L’Infn finanzierà la collaborazione con gli stanziamenti ordinari dell’istituto, ma “il ministro Profumo è molto sensibile al tema”, tanto da aver inserito il progetto nell’agenda del suo ultimo viaggio nell’ex Celeste Impero a giugno.

Un apposito capitolo del piano è dedicato alla formazione di giovani dottorandi e post-doc, ampliando gli scambi già operativi tra Infn e Ihep su giovani ricercatori. “La Cina ha interesse all’avanzamento scientifico e ha un grosso bacino di giovani tra cui selezionare i cervelli migliori”, aggiunge il prof. Dobbiamo aspettarci un futuro costruito con tecnologia “made in China”? Zoccoli conclude: “Sicuramente tra qualche anno il gigante orientale rappresenterà un concorrente strategico sul piano internazionale. E questo progetto va proprio nella direzione di creare una classe dirigente scientifica comune”.



 



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