SAN LORENZO DI BEFFI - E IL TERREMOTO SVELO' LA CATACOMBA

Il terribile terremoto d’Abruzzo del 6 aprile 2009, come è noto, ha provocato danni ingentissimi al ricco patrimonio monumentale di quella regione. Anche nel piccolo borgo di San Lorenzo di Beffi (Acciano), situato a una trentina di chilometri a sud-est dell’Aquila, sulla strada regionale 261 che costeggia il fiume Aterno, la locale chiesa parrocchiale di San Lorenzo è rimasta gravemente lesionata.
L’edificio tuttavia ha retto alle scosse sismiche e le strutture danneggiate sono state prontamente puntellate.

Durante i lavori di messa in sicurezza della chiesa, nel verificare la
statica di un ambiente comunicante con il settore presbiteriale dell’edificio, una antica catacomba cristiana è stata rimessa in luce. Il monumento, a quanto pare, era già stato intravisto alcuni decenni fa; tuttavia, della sua esistenza non era stata data alcuna notizia. È stata la sollecitudine di un giovane del posto, Francesco Di Giandomenico, a segnalare la presenza della catacomba, con una lettera inviata direttamente al presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, il cardinale Gianfranco
Ravasi. Così, grazie alla disponibilità del Gruppo struttura coordinamento emergenza dei Vigili del Fuoco, gli archeologi della Commissione hanno potuto effettuare un sopralluogo sul posto e confermare l’esattezza della segnalazione. Una nuova catacomba va dunque ad aggiungersi alle tre già note esistenti in terra d’Abruzzo: quelle di San Vittorino ad Amiterno, di Santa Giusta di Bazzano e di Castelvecchio Subequo.

Il nuovo cimitero sotterraneo è di limitata estensione, come un po’ tutte le catacombe minori dell’Italia centrale. Esso è costituito da una galleria lunga una trentina di metri e larga poco meno di due, dalla quale si diramano, ad angolo retto, poco prima della metà del suo percorso, l’una di fronte all’altra, altre due gallerie secondarie

L’accesso antico doveva aprirsi sul crinale della collina cui si addossa la parte terminale della chiesa di San Lorenzo, dalla quale, come si diceva, la catacomba ha accesso diretto.

L’antico ipogeo funerario, scavato in una roccia calcarea piuttosto resistente, è oggi riempito da ossa provenienti
dallo svuotamento dei vani funerari moderni situati sotto il pavimento della chiesa. Non si può pertanto stabilire a quale quota si trovasse il suo piano antico. L’ingombro dei resti ossei rende visibile solo la parte alta degli ambienti, dove si scorgono evidentissime le tombe scavate sulle pareti: loculi chiusi con
muretti rivestiti di intonaco e arcosoli caratterizzati da nicchia di coronamento a profilo ribassato. Sul fondodi una delle diramazioni, uno scasso permette di scorgere l’imbocco di una cavità situata a livello più basso.
Tutte le tombe visibili risultano violate e quasi totalmente prive delle antiche chiusure; l’interro potrebbe tuttavia celare, nella parte inferiore delle pareti, sepolcri ancora intatti.
I caratteri tipologici accomunano la nuova catacomba ad altri cimiteri sotterranei dell’Italia centrale riferibili a centri urbani minori o a insediamenti rurali: estensione, come si diceva limitata  (neanche lontanamente paragonabile con quella delle catacombe romane); articolazione planimetrica molto semplice (una galleria in
asse con l’entrata, dotata di diramazioni affrontate); scavo degli ambienti e delle tombe poco regolare; mancanza di decorazioni.

Il monumento, a un primo esame, può essere datato nell’ambito del IV secolo, come un po’ tutti gli antichi cimiteri sotterranei del Lazio e dell’Abruzzo. Particolare affinità la catacomba di San Lorenzo di Beffi presenta con quella vicina di Castelvecchio Subequo, l’antica Superaequum dei Peligni, soprattutto per quanto attiene alla tipologia delle tombe.

Il recupero dell’antico cimitero cristiano di San Lorenzo di Beffi è
molto importante. La piccola catacomba rivela infatti la presenza in
quel luogo di una comunità cristiana già all’indomani della pace religiosa. Le ricerche topografiche condotte anni fa nella valle del fiume Aterno da Adriano La Regina avevano portato a ipotizzare l’esistenza nel sito di Beffi di un antico vicus, un piccolo villaggio.

Le dimensioni della catacomba — non troppo esigue — sembrano
oggi confermare l’ipotesi dello studioso. L’antico insediamento — situato lungo un’importante strada che seguiva il corso del fiume Aterno doveva probabilmente ricadere, nella tarda antichità,nel territorio della della diocesi di Aveia, l’attuale Fossa, sede vescovile attestata già alla metà del V secolo. In questo stesso territorio si
trovava l’antico santuario della martire Giusta (a Bazzano), mentre a
Superaequum la già ricordata catacomba fornisce un ulteriore documento della precoce penetrazione del cristianesimo in questa area dell’Abruzzo.

La chiesa di San Lorenzo, sorta sul luogo della catacomba, nella fase
attuale non può rimontare oltre il XVII secolo; essa è tuttavia attestata dai documenti, a quanto pare, già
nel XIII secolo. Non sappiamo a quale epoca risalisse la sua fondazione. Certamente l’edificazione della chiesa a ridosso del cimitero cristiano rivela che a esso si annetteva ancora una certa importanza: forse, come in altri casi, la catacomba costituiva
una sorta di “luogo della memoria” delle più antiche origini cristiane
del piccolo centro. La dedica a san Lorenzo, un martire romano il
cui culto si diffuse nella penisola molto precocemente, potrebbe far
pensare che la chiesa fosse stata costruita già in età paleocristiana o altomedievale.

Nei prossimi mesi la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra
avvierà un programma di recupero e valorizzazione della catacomba, d’intesa con le autorità preposte al consolidamento
e al restauro della chiesa di San Lorenzo. Sarà l’o ccasione per restituire alla piccola comunità di San Lorenzo di Beffi e al territorio
circostante un’importante testimonianza dei primordi del cristianesimo nella regione.


-    Da L’OSSERVATORE ROMANO -
 



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