Castel del Monte Fascino e mistero di un’antica Bolla

di Silvio Graziosi - Anche in una piccola chiesa di montagna, che non ha mai avuto particolari privilegi religiosi e architettonici, hanno preso consistenza fatti che hanno addirittura del fascinoso. Si tratta di eventi che, pur se poco apprezzati dal clero interessato, hanno proiettato la chiesetta fin dentro la Santa Sede. Parliamo della Chiesa di Santa Caterina. Si trova nel centro storico di Castel del Monte. In questa Chiesa modesti pastori e mulattieri fondarono nel 1791 la Congregazione di S. Maria Annunziata di Picciano, che disponeva di scarse entrate provenienti dalle quote dei soci e dalla rendita di piccoli appezzamenti di terreno ricevuti in donazione. Dopo gli anni Cinquanta del secolo scorso, la Confraternita di S. Maria Annunziata di Picciano entrò in crisi, per cui la chiesa fu chiusa al culto per inagibilità. Nel 1998 è stata restaurata ma per i danni provocati dal terremoto del 6 aprile 2009, è ridiventata nuovamente inagibile. La Chiesa di Santa Caterina è un interessante frammento della storia di Castel del Monte. Pur se non si rintracciano atti preparatori, né istanze di sorta sta di fatto che, dalla Bolla Pontificia di Pio VI del 19 dicembre 1795, si rileva, come afferma il Notaio Oreste Sulli (in Castel del Monte, edito nel 1979) che il documento papale, al n. 5, così recita: “Tutti quelli i quali devotamente visiteranno dal primo vespero del Sabato Santo fino alla calata del sole del giorno di Pasqua di Risurrezione, la chiesa di Santa Caterina, dichiarata Basilica, come da Breve Apostolico lucreranno l’indulgenza colla remissione di tutti i peccati….”. così come aveva disposto Papa Celestino V con la "Bolla del Perdono", nel 1294, cinquecento anni prima, per lucrare, con le stesse caratteristiche e condizioni, l’indulgenza plenaria nella Basilica aquilana di S. Maria di Collemaggio. Oreste Sulli tentò di rintracciare in Vaticano il Breve Apostolico. Ma la ricerca non portò risultati anche perché, specificò l'illustre ricercatore castellano, “sarebbe stata molto costosa”. Il piccolo (mica tanto) mistero, comunque, è rimasto. Chi determinò la decisione pontificia che, secondo regole ecclesiastiche e logica del tempo, avrebbe dovuto rispettare ben precisi e ferree regole, assolutamente non ricorrenti nel caso, perchè la Chiesa di Santa Caterina diventasse Basilica? Nel novembre 1998 ho contattato il Vescovo pro-tempore di Sulmona, Monsignor Giuseppe Di Falco, pregandolo di fare un tentativo per rintracciare ogni possibile fonte documentale del misterioso “Breve apostolico”. Monsignor De Falco, rispose che “…nel corso degli ultimi anni sono intervenute riforme e ordinamenti nuovi anche in materia di indulgenze e di privilegi concessi nel passato”. Il Vescovo di Sulmona puntualizzò che nel 1967 le concessioni di indulgenze di questo tipo erano state dichiarate decadute, anche se sussisteva, allora, la possibilità, da parte dell'Autorità ecclesiastica competente, di inoltrare al Comitato della Penitenziaria Apostolica istanza di riesame. Non risulta che per la Chiesa di Santa Caterina sia stata mai inoltrata una qualche domanda di riesame né dal clero locale né dagli uffici vescovili. Una indagine presso l’Archivio Segreto del Vaticano fu avviata nel febbraio del 2000 (ricercatrice Maria Pia Fucetola) nel tentativo di rintracciare, tra i Bollari pontifici di Pio VI, l’originale della Bolla del 19 dicembre 1795 e, soprattutto, il già ricordato Breve Apostolico. La ricerca mirava a recuperare, oltre al Breve Apostolico e alla Bolla pontificia del 1795, anche gli eventuali provvedimenti che avessero eventualmente confermato, modificato o annullato le indulgenze a suo tempo concesse alla Chiesetta di Castel del Monte. Nonostante gli accessi accordati presso l’Archivio Segreto del Vaticano l’esito sperato non c’è stato poiché, hanno garantito i responsabili degli Uffici, “una parte di tali Archivi è andata distrutta, compresi i Bollari di Papa Pio VI, a causa di incendi e per vicende storiche legate agli anni successivi al 1795, epoca della rivoluzione francese”, che si concluse nel 1799. Quindi come e perché quella piccola chiesa castellana diventò Basilica, rimane un mistero. Per quanto se ne sa, la pratica delle indulgenze del Sabato Santo, durata forse per pochi anni, non si radicò nella consuetudine religiosa di Castel del Monte. Si esaurì subito, forse per l’incuria dei parroci nella loro qualità di padri spirituali della Confraternita. Un vero peccato, perché inizialmente l'evento aveva avuto molta risonanza nella comunità castellana . Conclusione: il Breve Apostolico, la dichiarazione di Basilica della Chiesa di S. Caterina e la concessione dell’indulgenza plenaria del Sabato Santo simile, nella forma e nel contenuto, a quella di Papa Celestino V del 1294, sono finite nel dimenticatoio. O sono superprotette dietro l’invalicabile ostacolo degli Archivi Segreti del Vaticano. *storico
 



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