Scuole riaperte ma i disagi non mancano

Si riparte, tra problemi vecchi e nuovi. Nonostante alcune scuole abbiano scelto, in virtù dell'autonomia, di riaprire già la scorsa settimana, ieri in tutti gli istituti scolastici cittadini, di ogni ordine e grado, è suonata ufficialmente la prima campanella che dà il via al nuovo anno scolastico. Alunni sui banchi, pronti ad affrontare il percorso che li porterà, il prossimo 8 giugno, alle agognate vacanze. Con le tradizionali pause per le festività: dal 24 dicembre al 6 gennaio per Natale, e dal 28 marzo al 2 aprile per Pasqua. A tre anni dal sisma che ha reso inagibili molti edifici scolastici, si torna a far lezione nei musp (moduli ad uso scolastico provvisorio) che nella stragrande maggioranza dei casi necessitano già di interventi di manutenzione. Il commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi ha disposto alla fine di agosto l’anticipazione della somma di oltre 448mila euro, che servirà per l’eliminazione delle criticità riscontrate, segnalate dal Comune dell'Aquila. Si interverrà, in alcuni casi, anche per riparare i danni causati dalle abbondanti nevicate dello scorso febbraio. Disagi logistici a parte, il dato più eclatante riguarda la diminuzione degli iscritti, dovuta alle famiglie aquilane che hanno deciso di abbandonare la città e trasferirsi altrove: si contano circa 300 studenti in meno, tra tutti gli ordini di scuola. Nonostante ciò, per i tagli imposti a livello nazionale, ci sono classi che scoppiano, specialmente in città, mentre nei piccoli centri di montagna sono state create delle pluriclassi. E poi mancano i docenti. In diversi istituti devono ancora essere nominati i supplenti annuali, indispensabili per il corretto svolgimento delle lezioni. E secondo la Cgil, servono anche altri collaboratori scolastici e soprattutto insegnanti di sostegno per gli alunni disabili: almeno 50 unità in più, in provincia dell'Aquila. Non se la passano bene neanche i dirigenti scolastici: in seguito al terremoto, è stato rimandato l'accorpamento tra le scuole più piccole, previsto per legge, e i pochi presidi a disposizione hanno dovuto fare incetta di incarichi, trovandosi nella difficile posizione di dover gestire contemporaneamente più istituti.

 



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