ZONA FRANCA: ''DECRETO BEFFA, ESCLUSE AZIENDE IN CRISI''

"Il decreto sulla Zona franca urbana è una vera e propria beffa perché esclude dall’accesso alle agevolazioni le aziende aquilane in difficoltà”.

L’allarme viene dai due esponenti aquilani del Popolo della libertà Guido Liris e Chiara Petrocco che questa mattina in conferenza stampa hanno evidenziato le criticità del decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 1° settembre che destina circa 90 milioni di euro alle attività produttive delle piccole e micro imprese e che rischia, a loro dire, di lasciare fuori aziende, enti e professionisti che sono davvero in difficoltà dopo il terremoto.

Per migliorare i punti critici del decreto, porteranno in Consiglio comunale un documento, che diventerà ordine del giorno, contenente chiarimenti, precisazioni e indicazioni da inserire nel provvedimento attuativo affinché “i criteri vengano allargati e plasmati sulle reali esigenze del territorio”.

Come ha sottolineato Liris, “come enti locali dobbiamo essere il collante delle richieste delle associazioni di categoria. E questo si può fare solo attraverso un documento condiviso. È paradossale che ci siano pellegrinaggi continui a Roma”.

Il riferimento è alle categorie professionali che oggi, per chiedere chiarimenti sul decreto, si sono recati nella Capitale da Aldo Mancurti e Alfonso Celotto, stretti collaboratori del ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca.

Anche i professionisti (come commercialisti e avvocati), infatti, sarebbero fuori dalla Zona franca, in quanto non iscritti alla Camera di commercio. Non ammesse anche le società di persone.

Decreto alla mano, la Petrocco, che è anche imprenditrice, ha puntato il dito in particolare sulla definizione di “imprese in difficoltà” escluse dagli aiuti.

“Secondo la definizione - ha spiegato - sono in difficoltà anche aziende che non hanno pagato una sola rata del mutuo o chi ha il bilancio in perdita. In questo modo rientrerebbero solo quelle che stanno bene e non hanno problemi economici. Il 20 per cento delle risorse è riservato alle attività del centro storico: il paradosso è che la maggior parte di queste non può produrre bilancio perché non ha ancora riaperto dal 6 aprile di tre anni fa”.


 



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