La ricerca è bloccata, i cervelli fuggono

Se non ci fosse stato l’intervento del Capo dello Stato, a luglio, l’Infn (Istituto nazionale di fisica nucleare) avrebbe ricevuto un colpo letale. Cancellati 20 milioni, una cifra pari quasi alla metà del budget per la ricerca. Perché? Semplice: i tecnici nei loro tagli lineari hanno badato a sfrondare
i bilanci là dove appariva uno sforamento di cifre relativo alla spesa media. «Ma senza calcolare la differenza tra le spese di funzionamento e quelle per la ricerca. Per cui paradossalmente noi che spendevamo tanto per progetti di ricerca, dovevamo pagare e tagliare di più di chi invece di ricerca ne faceva poca», afferma Paolo Valente fisico e rappresentante nazionale dei ricercatori Infn. Per fortuna il governo ha cambiato registro: non più tagli divisi ente, ma una cifra complessiva, pari a circa 120 milioni di euro che il Miur dovrà tagliare in tre anni. Chissà come, vista la forte erosione, negli ultimi dieci e più anni, del finanziamento ordinario. Negli enti di ricerca come l’Infn, passato il pericolo immediato rimane però il nodo del personale. Turn over bloccato in pratica dal 2009, una assunzione su cinque pensionamenti. «Ma siamo appesi a leggi e leggine che sono venute in questi anni», continua Paolo Valente. «Stiamo addirittura aspettando che la Corte dei Conti decida sul decreto del governo che autorizza le assunzioni che vanno a sostituire i pensionamenti del 2009, sempre che il taglio dell’organico deciso dalla spending review non blocchi tutto». Questo impedisce di fatto l’accesso ai giovani ricercatori, la linfa vitale per un istituto di ricerca. Restano i precari storici che sopravvivono grazie ai finanziamenti esterni, nella totale assenza di concorsi. «È un problema di sistema, il fatto che non ci sia praticamente nessuna possibilità di assunzione, allontana i giovani dalla ricerca o li costringe ad andare all’estero», conclude Valente.



 



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