Dietrofront sulla ricerca gli enti si autoriformano

Niente accorpamento degli enti pubblici di ricerca, almeno per il momento. Davanti al diluvio di proteste, il ministro Francesco Profumo e il governo fanno marcia indietro: l’ultima versione dell’articolo 11 della legge di stabilità, che oggi comincia il suo iter parlamentare dalla commissione Bilancio della Camera, ripiega infatti sull’istituzione di una Consulta – composta dai presidenti dei 12 enti vigilati dal Miur e coordinata dal capo del Cnr, Luigi Nicolais – a cui spetterà il compito di fare una proposta alternativa nell’ambito di una revisione totale dell’organizzazione.

Quasi un trabocchetto, per i presidenti dell’Agenzia spaziale, degli istituti nazionali di Fisica nucleare, di Geofisica e vulcanologia, di Oceanografia e geofisica sperimentale, di astrofisica, di meteorologia, di alta matematica, eccetera, che avranno tempo fino al 31 maggio – secondo il titolo XXX della versione definitiva della legge di stabilità – per presentare al ministero una nuova proposta di riordino dei loro istituti di ricerca «tale da assicurare una governance unitaria e più efficace» (articolo 1 comma 2) anche «attraverso un piano di razionalizzazione delle sedi finalizzato al contenimento dei costi» (art. 1 comma 3). Ma soprattutto la governance unitaria, «assicurata tra l’altro attraverso la predisposizione di un documento di visione strategica della ricerca» (comma4), è necessaria per ottimizzare la ripartizione dei fondi ordinari.

Così il governo, mentre è ancora in via di compimento la riforma Gelmini del dicembre 2010 che ha ridotto da 11 a 7 i capi dipartimento, ha rimesso nelle mani degli stessi enti il compito di autoriformarsi. D’altronde il progetto di accorpamento degli Epr, di cui il manifesto ha già parlato la settimana scorsa, era stato bollato, a piazzale Aldo Moro, come «irrealizzabile».

Mercoledì scorso, alle prime indiscrezioni giunte nella sede del Cnr, il ministro Profumo è stato tempestato di telefonate dai presidenti degli enti di ricerca. Il capo del Miur però ha rassicurato tutti: chiacchiere, nulla di più, ha detto. Ma il giorno dopo Il Sole 24 Ore anticipava alcuni passaggi del testo di legge, cosicché nel giro di poche ore Profumo è stato costretto ad accogliere in viale Trastevere tutti i presidenti. Ed è proprio in questa riunione, a cui hanno partecipato tutti i rappresentanti dei 12 enti pubblici di ricerca tranne Luigi Nicolais e Enrico Saggese, capo dell’Asi (ente che avrebbe dovuto essere soppresso), che si è giunti alla mediazione della Consulta autoriformante.

Curiosamente, tra i primi a protestare contro l’accorpamento degli enti di ricerca, sono stati proprio gli esponenti di quel centrodestra che nel corso della passata legislatura perseguivano lo stesso obiettivo, come i capogruppi Pdl di Camera e Senato, Gasparri e Cicchitto. Non gli unici, però. Reazioni bipartisan anche per la scelta di inserire la «Razionalizzazione del sistema della ricerca» all’interno della legge di stabilità. Dove peraltro è contemplata anche l’istituzione dell’abilitazione scientifica nazionale, requisito per accedere a tutti i profili dei ricercatori e tecnologi degli enti pubblici di ricerca. Un provvedimento con il quale il personale degli enti viene assimilato a quello universitario.


 



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