Scriviamo le norme sulle catastrofi prima delle catastrofi

In occasione degli eventi sismici che ci hanno colpito negli ultimi anni, gli operatori della previdenza complementare si sono sempre prontamente offerti di fare la propria parte.

L’idea di base era che la possibilità di chiedere anticipazioni per acquisto o ristrutturazione della prima casa ben si combinava con le esigenze delle persone colpite da eventi sismici. Il problema principale, però, è che l’anticipazione per acquisto o ristrutturazione della prima casa richiedono una pregressa partecipazione al fondo pensione di almeno 8 anni, requisito che potrebbe mancare in capo a chi, colpito dall’evento, ha avuto l’abitazione distrutta o danneggiata. Per superare questo vincolo è necessario un intervento legislativo sulla norma.

La richiesta degli operatori della previdenza complementare di poter intervenire è da ascrivere all’idea, apparentemente un po’ naif ma molto interessante soprattutto in prospettiva, che il fondo pensione possa divenire un punto di riferimento per un po’ tutte le situazioni di bisogno dei propri aderenti, riscoprendo altre funzioni di assistenza e tutela (prestazioni accessorie, long term care, temporanea caso morte, perdita impiego, ecc.) che potrebbero andare ad aggiungersi a quella base – tuttora essenziale – di integrazione della pensione. Tutele in più che oggi assumerebbero un pregio particolare, soprattutto nell’ultimo periodo della vita lavorativa (dopo 60 anni!).

Qual è stata la risposta del legislatore a queste richieste degli operatori della previdenza complementare? Limitandoci a l’Aquila e all’Emilia, nel primo caso vi è stata una sospensione delle imposte trattenute dai sostituti di imposta, dunque anche sulle prestazioni erogate dal fondo, su richiesta dell’aderente (stessa soluzione adottata per l’emergenza immigrazione a Lampedusa), mentre nel secondo caso, dopo un primo decreto legge che non aveva implicazioni per la previdenza complementare (salvo una generica norma sulla sospensione dei termini per i pagamenti, di dubbia applicabilità agli obblighi contributivi verso i fondi pensione), si è introdotta la possibilità di chiedere anticipazioni a tutti i residenti in determinate provincie, anche prima degli 8 anni, con benefici fiscali.

In particolare, il decreto legge 174/2012, art. 11, comma 4, ha previsto che gli aderenti ai fondi pensione residenti nelle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo possano fruire delle anticipazioni per acquisto prima casa, ristrutturazione (fino al 75% del montante) o per cause diverse (fino al 30%), prescindendo dal decorso del requisito di legge degli 8 anni di iscrizione, per un periodo di tre anni a decorrere dal 22 maggio 2012, con applicazione della tassazione agevolata prevista per l’anticipazione per spese sanitarie.

Tralasciando la tecnica legislativa imprecisa, che darà adito a contestazioni e difficoltà applicative, prescindendo dal tenore testuale che la norma potrà assumere in sede di conversione, va rilevato come l’apertura dei benefici a tutti i residenti nelle provincie indicate anziché ai soli residenti nei comuni colpiti, a prescindere dalla effettiva sussistenza di danni derivanti dal sisma, appaia eccessivamente ampia.

Purtroppo si è trattato di risposte non adeguatamente ponderate, oltretutto diverse da un terremoto all’altro (ad esempio, le misure per l’Aquila erano diverse; nulla è stato disposto per il sisma del Pollino).

Allora faccio una proposta: perché non scriviamo le norme sulla catastrofe prima della catastrofe?

Innanzitutto potremmo valutare attentamente quali misure predisporre, in coerenza con le caratteristiche della previdenza complementare e con le sue finalità istituzionali, individuando le tipologie di prestazioni che si potrebbero invocare – sempre quelle – per tutte le catastrofi future. L’intervento del fondo pensione definito dalla legge, poi, potrebbe essere abilitato a seguito di una dichiarazione dell’autorità governativa che riconosca che la catastrofe ha le caratteristiche per poter fruire delle prestazioni del fondo pensione. Eviteremmo così anche la spiacevole impressione che vi siano catastrofi di serie A e serie B.


In conclusione:  l'aspetto interessante di questa vicenda è che i fondi pensione sono sempre più percepiti come strumento di intervento per i casi di necessità dei propri aderenti, in relazione alle loro più svariate esigenze. Si tratta di un fatto positivo, perché dei fondi pensione c’è bisogno. Occorre però incanalare queste funzioni aggiuntive dei fondi pensione verso schemi gestionali sicuri, prudenti e vigilati, preservando la funzione di base – che comunque resta – di erogare prestazioni pensionistiche integrative della pensione obbligatoria

(da Robinson Crosoe)
 



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