Tartufi, la nuova legge limita la raccolta

 Incentivare nuove possibilità di creare reddito e soprattutto uscire dalle secche di una commercializzazione dominata dai tuberi umbri e piemontesi.SOno gli obbiettivi che si pone la legge che disciplina la raccolta, la commercializzazione, la tutela e valorizzazione dei tartufi approvata due giorni fa dal consiglio regionale. Erano state le stesse associazioni a sollecitare l’approvazione del provvedimento teso a rafforzare in modo significativo tutta la filiera produttiva abruzzese. Il primo aspetto di immediata attuazione, fa sapere la Regione, è stabilire le procedure per il riconoscimento delle Associazioni regionali al fine di coinvolgerle direttamente in sede di lavori per l’attuazione della Legge. Il testo disciplina la possibilità di limitare da parte della Regione, per questioni strettamente ambientali e ai fini della tutela ed incremento del patrimonio tartuficolo, la ricerca e la raccolta dei tartufi. Si potranno così raccogliere e commercializzare nove forme diverse di tartufo, appartenenti a sette specie distinte mentre si assicura una maggiore flessibilità attraverso la raccolta su tutto il territorio regionale, la variazione del calendario e delle quantità di raccolta giornaliere . «La nuova legge sui tartufi si è resa necessaria per modernizzare l’intero settore ed è frutto di un vasto confronto», commenta l’assessore all’Agricoltura Mauro Febbo, «abbiamo voluto creare le basi per una effettiva specializzazione che permetta al tartufo, così come è avvenuto per altre nostre eccellenze, si consolidi e diventi un prodotto tipico abruzzese». L’Abruzzo d’altra parte vanta un patrimonio ambientale vocato alla produzione tartuficola. «Ma negli ultimi 30 anni». rileva Febbo, « siamo passati da regione colonizzata da raccoglitori extraregionali a regione con quasi 40 ditte che commercializzano e trasformano tartufi e oltre 6.000 raccoglitori»

 



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