Gran Sasso chiuso, gli operatori annunciano una manifestazione per il 26 dicembre

E' un Natale decisamente anomalo, per l'abbondanza di neve e il sole splendente e l'assurda impossibilità per gli amanti dello sci, di frequentare le piste del Gran Sasso.

E' un'epopea quella del Centro Turistico Gran Sasso, azienda per azioni detenuta al 100% dal Comune dell'Aquila, con un debito che supera i 6 milioni di euro, e con 35 dipendenti.

Una vicenda paradossale, quella del CTGS, che ha cambiato di recente più volte presidente, fino all'ultimo atto: sfiduciato Alessandro Comola, e al suo posto viene incaricato Umberto Beomonte Zobel, già componente del consiglio di amministrazione del Ctgs, che nei giorni scorsi aveva rimesso il mandato nelle mani del primo cittadino del capoluogo.

A Zobel il compito, prima di Comola, di traghettare il CTGS verso la privatizzazione, per il rilancio definitivo.

Ad oggi però, una stagione, che ancora non inizia, rischia di non aprirsi mai.

I lavori, dovuti per legge, alla seggiova delle Fontari, non hanno passato il primo controllo dei certificatori Ustif, e ad oggi, la data prevista per il loro arrivo è il 27.

Enrico Diamanti, consulente turistico dell'associazione Gran Sasso 360, che riunisce gli operatori turistici del Gran Sasso al telefono di Abruzzo24ore.TV ha parlato di problemi ben più seri di una certificazione rimandata.

"I problemi alle Fontari pare siano seri, e si raccontano cose non vere. Ci sono problemi con la scheda elettronica di un anemomentro. Ci sono problemi di sicurezza, proprio come denunciavano i Capi servizio. E se davvero si volevano attivare gli impianti, l'Ustif oggi lavora, è una giornata splenida. Si poteva attivare gli impanti oggi, si continuano a raccontare bugie."

Soprattutto Diamanti spiega, che sono venti anni che dura questa situazione, ma soprattutto nulla era imprevisto. "Da due anni non si è pensato ai lavori da fare, se li si fanno a novembre e dicembre il rischio bufera è ampiamente prevedibile. Il Comune è stato sollecitato ai lavori da compiere."

I lavori affidati alla litta dei fratelli Lallini, dovevano essere conclusi il 30 novembre, ma non è stato così. I lavori si sono protratti e per la ditta nessuna penale.

Ora gli operatori annunciano una manifestazione per il 26 dicembre: "Sarà un'amara sorpresa. Ci appelliamo ai cittadini dell'Aquila e li invitiamo a starci vicino."

Il futuro del Gran Sasso, a cui dovrà condurlo la guida Zobel- Cialente è la privatizzazione con Invitalia, Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa.

Strada che secondo gli operatori del Gran Sasso, è iniziata male e finiertà peggio.

"Tre volte si è tentata la privatizzazione, e sembra andata all'aria. Nel 2008 la delibera consiliare per procedere, bando pagato dal Comune e poi mai pubblicato. Poi dopo il terremoto altra possibilità con Project Financing che lasciava proprietario il Comune, e consentiva rivalutazione e azzeramento del debito. Anche qui nulla di fatto, tutto è stato lasciato decadere e il gran Sasso è morto per la seconda volta."

E poi la terza volta, inziata con Comola, che però per Cialente non era il protagonista della privatizzazione, per arrivare ad Invitalia.

"E' stata aperta una partita di giro con l'acquisto capannoni ex Italtel - spiega Enrico Diamanti - e 4 milioni di euro sarebbero tornati al  Ctgs, ma l'andata via di Comola pregiudica tutto secondo noi."


 



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