Lucia Votano si racconta a “Calabria on Web”

Lucia Votano, nata a Villa San Giovanni, è stata la prima donna chiamata a dirigere i laboratori nazionali del Gran Sasso. Il massimo per una ricercatrice che ha dedicato l’intera sua vita alla fisica. Il fenomeno delle oscillazioni dei neutrini e lo studio dell’evoluzione dell’universo al centro della sua esperienza in quello che è il più grande laboratorio sotterraneo del mondo. Ecco come si racconta a “Calabria on Web”.

 

Lei è stata la prima donna chiamata a dirigere i Laboratori nazionali del Gran Sasso. Che tipo di esperienza ha vissuto sia dal punto di vista professionale che umano?

La Direzione dei Laboratori del Gran Sasso è stata il coronamento quasi naturale della mia attività di ricercatore che ho iniziato sin dalla tesi di laurea. Avevo infatti già lavorato in particolare in due esperimenti dei LNGS, oltre che in altri laboratori quali il CERN di Ginevra e DESY ad Amburgo. Ovviamente la direzione del Laboratorio è stata un’attività ancora più complessa e molto impegnativa che mi ha assorbito completamente. La Direzione infatti racchiude molti compiti diversi, da quello scientifico a quello amministrativo e di responsabile del personale, responsabilità tecniche e di sicurezza. Il laboratorio del Gran Sasso è il più grande laboratorio sotterraneo del mondo, ospita una ventina circa di grandi esperimenti tutti condotti da collaborazioni internazionali e sono quasi 1000 gli scienziati provenienti da tutto il mondo che vi svolgono la propria attività di ricerca scientifica. Dal punto di vista umano non ho avuto alcun problema, viceversa l’essere donna mi ha dato forse una maggiore sensibilità e attenzione verso il personale.

Quale l’attività di studio sulla quale si è concentrato il suo lavoro e quello dei Laboratori dal 2009 ad oggi?

Le attività scientifiche svolte nel laboratorio appartengono ad un campo di studi che viene detto Fisica Astroparticellare perché è alla congiunzione tra la fisica delle particelle elementari, l’astrofisica e la cosmologia. Le ricerche svolte si possono raggruppare in alcuni grandi filoni quali la fisica del neutrino, la soluzione del grande mistero della materia oscura dell’Universo, la studio delle reazioni nucleari che avvengono all’interno delle stelle e infine alcune ricerche a carattere interdisciplinare quali lo studio della radioattività ambientale applicato alle scienze della terra, allo studio del clima, etc.

Il risultato più importante ottenuto?

Il laboratorio ha contribuito a livello mondiale a stabilire il fenomeno delle oscillazioni dei neutrini, di enorme importanza sia per lo studio del mondo infinitamente piccolo delle particelle elementari che per quello della composizione ed evoluzione dell’Universo. E’ stato il primo risultato sperimentale che ci ha fatto capire che dobbiamo andare oltre e rivedere il cosiddetto Modello Standard delle particelle elementari, una specie di summa di tutto quello che i fisici conoscono della natura.

I laboratori del Gran Sasso

Inoltre capire meglio i neutrini ci aiuterà a svelare un grande mistero: perché la materia conosciuta è costituita solo da materia e non da antimateria, che al momento del Big Bang erano state prodotte in uguale quantità.

Ci spiega in termini più elementari possibili di cosa si occupa la fisica del neutrino?

L’uomo sin dai primi pensatori dell’antichità si è chiesto di cosa sia fatta la natura, la materia che ci circonda. Ebbene aveva ragione Democrito; supponendo di guardare tutto ciò che ci circonda e noi stessi con un microscopio sempre più potente riusciremmo a vedere prima le molecole, poi gli atomi, poi i nuclei degli atomi e infine quelle che chiamiamo le particelle elementari, i mattoni indivisibili a partire dai quali si costruisce come una sorta di lego in continuo movimento tutta la grande varietà della natura, dell’Universo e noi stessi. I neutrini, che sono di tre specie diverse, fanno parte di questi mattoni fondamentali. Conoscere meglio il mondo delle particelle elementari e delle interazioni tra loro equivale a capire nel profondo cosa sia tutto ciò che esiste.

La collaborazione dei Laboratori da lei diretti con il Cern ha raggiunto traguardi eccellenti. Ne può indicare i principali?

Il Cern fornisce il fascio di neutrini i quali, dopo un viaggio di 730 Km sotto la crosta terrestre, raggiungono il Laboratorio del Gran Sasso dove vengono intercettati e analizzati da alcuni esperimenti. In particolare quello di nome OPERA ha fornito la prima prova diretta al mondo del fenomeno dell’oscillazione dei neutrini, a cui accennavo prima.

In Italia c’è ancora spazio per la ricerca? Come giudica le politiche degli ultimi governi sul tema?

Parlano i numeri; l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, l’Ente pubblico di ricerca da cui dipende il Laboratario del Gran Sasso e che è salito agli onori della cronaca nel 2012 per la scoperta del bosone di Higgs, ha visto diminuire i suoi finanziamenti negli ultimi 12 anni di circa il 35% in modo continuo, in valore reale. Il problema ancora più grande riguarda poi i giovani ricercatori costretti per la massima parte a cercare un lavoro fuori dell’Italia. Ormai è proprio un esodo “biblico” e un’emergenza nazionale a cui nessuno sembra prestare la dovuta attenzione. E’ vero che siamo in un momento economico drammatico, ma il Paese può ripartire solo investendo maggiormente in ricerca e innovazione.

Come vede oggi la sua Calabria? Ci torna spesso?

lucia votano

Ci torno periodicamente perché in Calabria ho i miei affetti familiari. Purtroppo però non vedo una situazione strutturalmente diversa da quella che mi ha spinto a lasciarla per seguire gli studi universitari altrove e per tentare la via della ricerca scientifica. Sarebbe necessario veramente uno scatto di orgoglio dei calabresi che pure hanno tante buone qualità per tentare una rinascita culturale, economica, morale puntando alla serietà dell’impegno, alla valorizzazione delle tante menti brillanti che costituiscono un capitale umano non utilizzato.

Ci racconti la sua vita fuori dal Laboratorio. Ad esempio che tipo di mamma è una studiosa del neutrino?

La conciliazione della vita professionale e familiare costituisce ancora oggi per le donne un problema, perché la società italiana non fornisce abbastanza sussidi alle famiglie in cui la donna giustamente aspira a realizzarsi pienamente come persona.  Il lavoro di ricercatore è particolarmente impegnativo e quindi in tutta la mia vita professionale ho cercato faticosamente di conciliare tutto. Devo sicuramente ringraziare mio marito, che purtroppo non c’è più, il quale ha saputo essere un compagno attento anche alle mie  esigenze e capace di condividere la cura e l’educazione di nostro figlio. Adesso che mio figlio è grande e vive la sua vita autonomamente ovviamente questo problema non sussiste più. Per il resto vivo normalmente la mia vita di persona e di donna coltivando anche altri interessi. 

Cosa consiglierebbe a un giovane calabrese di oggi innamorato della scienza e della ricerca?

Credo che oltre ad un serio impegno nella preparazione universitaria e nel dottorato di ricerca, sarà necessario essere pronti ad andare in giro per il mondo, il che peraltro ha anche i suoi lati positivi.



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